di Peppe Caridi – La sessione mattutina dell’ultima giornata del seminario di studio sulla ‘ndrangheta ‘La Ferita‘, in corso alla Provincia di Reggio Calabria, s’è aperta con il brillante intervento di Manuela Iatì, giornalista professionista e corrispondente di Sky Tg 24 per la Calabria.
La sessione è dedicata a economia e impresa della criminalità, e Manuela Iatì ha parlato di ‘Ndrangheta ed ecomafie, ripercorrendo anche il lavoro di inchiesta operato insieme al collega Giuseppe Baldessarro con cui ha scritto il libro “Avvelenati“, pubblicato nel maggio 2010, che è una mega-inchiesta sul traffico internazionale di rifiuti tossici e radioattivi.
Nel suo intervento, la giornalista reggina ha ripercorso a livello storico tutti i passaggi che hanno portato la ‘ndrangheta dentro questo sistema di traffico dei rifiuti: i boss sarebbero stati chiamati in causa direttamente da organi di alcuni Stati, servizi segreti deviati e faccendieri che senza il supporto della criminalità organizzata non avrebbero potuto portare a termine alcuni loschi affari legati proprio all’esigenza di risparmiare i soldi per lo smaltimento dei rifiuti radioattivi e nucleari, andando a gettarli come fossero cicche di sigarette nei territori di alcuni Paesi dell’Africa e, molto probabilmente, anche nell’Italia meridionale.
Manuela Iatì ha ricostruito tutte le vicende giuridiche con cui la magistratura ha provato a seguire i filoni d’inchiesta per sgominare questi loschi giri d’affari, sottolineando anche la debolezza normativa del nostro Paese contro questo tipo di reati.
La giornalista di Sky, infine, ha ribadito che la ‘Ndrangheta, da sempre, non si alcun tipo di problema su principi e valori d’onore, come invece accade secondo una certa epica mafiosa. Ciò che interessa ai clan sono solo gli affari economici, e così non si fanno problemi neanche a inquinare il terreno in cui vivono i loro figli.
di Peppe Caridi – La sessione mattutina dell’ultima giornata del seminario di studio sulla ‘ndrangheta ‘La Ferita‘, in corso alla Provincia di Reggio Calabria, s’è aperta con il brillante intervento di Manuela Iatì, giornalista professionista e corrispondente di Sky Tg 24 per la Calabria.
La sessione è dedicata a economia e impresa della criminalità, e Manuela Iatì ha parlato di ‘Ndrangheta ed ecomafie, ripercorrendo anche il lavoro di inchiesta operato insieme al collega Giuseppe Baldessarro con cui ha scritto il libro “Avvelenati“, pubblicato nel maggio 2010, che è una mega-inchiesta sul traffico internazionale di rifiuti tossici e radioattivi.
Nel suo intervento, la giornalista reggina ha ripercorso a livello storico tutti i passaggi che hanno portato la ‘ndrangheta dentro questo sistema di traffico dei rifiuti: i boss sarebbero stati chiamati in causa direttamente da organi di alcuni Stati, servizi segreti deviati e faccendieri che senza il supporto della criminalità organizzata non avrebbero potuto portare a termine alcuni loschi affari legati proprio all’esigenza di risparmiare i soldi per lo smaltimento dei rifiuti radioattivi e nucleari, andando a gettarli come fossero cicche di sigarette nei territori di alcuni Paesi dell’Africa e, molto probabilmente, anche nell’Italia meridionale.
Manuela Iatì ha ricostruito tutte le vicende giuridiche con cui la magistratura ha provato a seguire i filoni d’inchiesta per sgominare questi loschi giri d’affari, sottolineando anche la debolezza normativa del nostro Paese contro questo tipo di reati.
La giornalista di Sky, infine, ha ribadito che la ‘Ndrangheta, da sempre, non si alcun tipo di problema su principi e valori d’onore, come invece accade secondo una certa epica mafiosa. Ciò che interessa ai clan sono solo gli affari economici, e così non si fanno problemi neanche a inquinare il terreno in cui vivono i loro figli.