Di Anna Foti – Tra le otto stragi ancora senza verità del nostro Paese con quelle di Ustica, Bologna e Peteano, quelle dell’Italicus, di Piazza Fontana e di Piazza della Loggia fino a quella del Rapido 904, c’è anche quella calabrese di Gioia Tauro, che il 22 luglio del 1970, costò la vita di sei persone che viaggiavano sul Treno del Sole Palermo – Torino, deragliato ed esploso.
Qualche giorno prima a Reggio Calabria erano scoppiati i moti, significativa pagina di rivolta popolare della storia italiana dal Dopoguerra che anche Pier Paolo Pasolini ritenne rappresentativa di quel frangente storico al punto da inserire nel documentario “12 dicembre” (1971), realizzato in collaborazione con i militanti di Lotta Continua e nella cornice dei fermenti degli anni Settanta, delle testimonianze raccolte sul posto. Una protesta vibrante contro la decisione di Catanzaro capoluogo della regione Calabria, che trasformò la città di Reggio Calabria in uno scenario di guerriglia con barricate, strade e binari occupati.
Solo due mesi dopo la strage di Gioia Tauro, un altro “incidente” e un altro mistero che rivendicano ancora, a distanza di quasi mezzo secolo, la dignità di fatto storico tutt’altro che minore.
Erano da poco trascorse le ore 23, del
26 settembre 1970. Sul chilometro 58 dell’autostrada A1 Napoli-Roma, tra Ferentino e Anagni, cinque giovani persero la vita su una mini minor gialla mentre si dirigevano da Vibo Valentia a Roma. Angelo Casile, 20 anni, Franco Scordo, 18 anni, Luigi Lo Celso, 26 anni, e Gianni Aricò, 22 anni, tutti calabresi e tutti anarchici, e poi la moglie di Gianni, Annelise Borth, diciottenne tedesca incinta di due mesi.
Erano anche chiamati ‘anarchici della Baracca’ (come veniva denominato il luogo di ritrovo degli anarchici a Reggio Calabria negli anni Sessanta). SpazioTeatro propone, in apertura della sua stagione La casa dei Racconti”, lo spettacolo “Evviva Maria: i moti di Reggio Calabria del 1970 e l’assassinio di 5 anarchici”, in scena stasera alle ore 21, e domani in replica alle ore 18:30, nella sala SpazioTeatro a Reggio Calabria.
Scritto e diretto da Ulderico Pesce e interpretato da Lara Chiellino, lo spettacolo trae ispirazione da questo frangente drammatico e pregno di eventi e misteri in cui la storia di Reggio e della Calabria sprigiona tutto il suo profonda e inesorabile legame con la storia del Paese Italia.
Quello del 26 settembre del 1970 fu un “incidente” gravissimo in cui scomparvero persone e carte: quei giovani arrivati a destinazione, infatti, avrebbero consegnato dei documenti ad un giudice. Invece quei documenti scomparvero con i segreti evidentemente inconfessabili scomodi che contenevano.
Eravamo negli anni Settanta e non erano anni semplici; erano gli anni del terrore, della strategia eversiva nera e della brigate rosse. Anni di cui scrisse Fabio Cuzzola nel suo libro-inchiesta “Cinque anarchici del Sud” (Città del Sole edizioni). Quei giovani avrebbero dovuto consegnare un delicato rapporto sulla strage ferroviaria di Gioia Tauro. Forse le rivelazioni contenute in quel dossier, che avevano con loro in macchina prima dell’incidente sull’A1 e che non fu mai ritrovato, avrebbero potuto contenere delle informazioni dirompenti forse anche in possesso di Mauro De Mauro, cronista dell’Ora di Palermo, rapito nel 1970 da Cosa Nostra, il cui corpo non fu mai ritrovato. Informazioni, anche queste, affogate nel sangue, ingoiate da un silenzio di ormai quasi cinquant’anni.
«Entrambi gli episodi furono frettolosamente archiviati dalla Magistratura come “incidenti”, molti invece continuano a pensare, a dire e a scrivere, che quei fatti definiti “incidenti” furono, viceversa, veri e propri “attentati” con cui si mirava a destabilizzare l’ordine sociale e a mettere a tacere ragazzi scomodi che avevano intuito i manovratori reali, o meglio gli strumentalizzatori dei Moti di Reggio Calabria che, approfittando della battaglia dei reggini, miravano a conquistare l’Italia con la forza.
Visto che lo Stato italiano ha lasciato nel dimenticatoio questi fatti – scrive Ulderico Pesce, regista di “Evviva Maria: i moti di Reggio Calabria del 1970 e l’assassinio di 5 anarchici” – tocca a noi “teatranti”, “pagliacci” per vocazione, ricordare quei morti».