LA FESTA DI SAN LEO A BOVA
Come ogni anno, i primi di maggio, Bova celebra il suo patrono, San Leo, eremita vissuto tra i monti dell’Aspromonte, in una età non meglio precisata del medioevo. Nessuna personalità del passato incarna, meglio di San Leo, l’impenetrabile immagine della montagna più a Sud del continente Europeo.
La sua enigmatica personalità storica, insieme all’attività di peciaio, che l’eremita praticò a fini caritatevoli tra le pinete aspromontane, ne fanno un rappresentante privilegiato della Calabria Greca.
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Bova onora il monaco italo-greco con la suggestiva novena che inizia alla fine di aprile, alle luci dell’alba. Giorno 4 maggio si celebra la messa nel santuario di San Leo, per poi attraversare il borgo in una lunga processione guidata dalla confraternita intitolata al santo.
Giorno 8 dopo la messa, (clicca qui per sapere tutti gli orari) il busto reliquario del santo, torna nel suo sacello, al centro di un bellissimo altare ornato da tarsie marmoree. In questi giorni di maggio Bova si dedica interamente al suo patrono, ne commemora i miracoli e le sue virtù.
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La storia ricorda che il monaco si formò in un monastero italo-greco nei pressi di Africo, dove praticava assidui digiuni, severe ascesi e opere caritatevoli. Il santo infatti ricavava dai pini, la pece, che poi vendeva a Messina al fine di distribuirne i proventi ai poveri. Si racconta che per sfamare dei poveri il San Leo un giorno trasformò addirittura la pece in pane. Divenuto famoso in tutto l’Aspromonte si rifugiò nei pressi di Rometta, in Sicilia, per far ritorno nel suo monastero di Africo in punto di morte, avvenuta appunto il 5 maggio.
I bovesi trasportarono le spoglie del monaco a Bova, in un santuario dedicato al santo. Ancora oggi questo santuario, visibile da Piazza Roma, conserva interessanti opere d’arte, come ad esempio la statua in marmo di San Leo, del 1852, attribuita allo scultore messinese Rinaldo Bonanno. Raffigura il santo con in mano un’ascia e un pannetto di pece, in allusione alla sua attività di piciaio. Tale iconografia è ripresa anche nel busto reliquario in argento del 1635. L’ascia che sorregge in mano è invece più tarda, in quanto realizzata nel 1680 in occasione del restauro dell’intera cappella.
Risale all’anno 1855 l’urna reliquario, sottostante il busto, all’interno della quale sono riposte le spoglie del monaco, eccetto un osso, rimasto ad Africo. L’intera cappella, decorata con marmi policromi, è stata commissionata intorno agli Venti del Settecento dai Marzano, nobile famiglia bovese, che promosse anche il monumentale maggiore del Santuario di San Leo, portato a termine del 1755.
Le festività in onore di San Leo sono occasione per conoscere il borgo di Bova, antica eparchia bizantina della Calabria.
Tra le vie del paese, suggestivi scorci e piccoli quartieri densi di storia, come ad esempio la giudecca, dove è possibile conoscere le vicissitudini degli insediamenti ebraici in Calabria. Nel quartiere un tempo abitato dagli ebrei è visibile una monumentale torre medievale, le antiche mura della città, che si congiungevano al castello in cima al punto di più alto del borgo, da dove è possibile ammirare un panorama mozzafiato. Poco lontano la cattedrale dell’isodia, in cui si conserva la scultura della Madonna con Bambino di Rinaldo Bonanno.
Interessante, la visita al Museo della Lingua greco-calabra “G. Rohlfs”, all’interno del quale si può conoscere la storia dei Greci di Calabria. Una visita a Bova non può non prevedere la conoscenza dei piatti tipici. D’obbligo pertanto una tappa all’agriturismo Kalos Jero di Bova, dove è possibile degustare i prodotti della tradizione, amari realizzati con le erbe grecaniche.
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Da non perdere sono poi i prodotti dolciari che si possono trovare nei bar della costa jonica, a Bova Marina, dove è possibile ammirare l’Etna dal belvedere di Capo San Giovanni d’Avalos. Al Bar Dolci Sorrisi, in piazza Don Bosco e al Bar Vittoria sulla SS. 106 è possibile assaggiare dolci alla ricotta, granite e gelati, aperitivi da favola.
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