di Giusva Branca – “In che casa son venuto!” tuona Totò in una straordinaria interpretazione di “Miseria e nobiltà”, e lo fa gettando per terra il bastone porto per tre volte a uno sprovveduto maggiordomo che, immobile, non lo prende.
Ora, non sappiamo esattamente cosa stia passando per la testa del Sindaco di Reggio, Arena, rispetto al livello della politica comunale, ma – certamente – il bastone non è stato preso per più di tre volte.
Fuor di metafora è ormai palese, al di là delle risibili dichiarazioni di facciata che l’opposizione numero uno per la Giunta Arena arrivi dal Presidente del Consiglio, Vecchio e dai suoi adepti “trasversali”, i cosiddetti dissidenti.
Ora, la politica – quella vera, ma eravamo piccoli… – ci ha insegnato che gli antagonismi interni sono sempre esistiti, ma il buon senso e, ci si consenta, la qualità politica di una volta, faceva sì che ci si fermasse sempre un passo prima del Rubicone, mai uno dopo.
Stavolta la pietra dello scandalo arriva dalla questione relativa allo “sfratto” della Polizia, da parte del Comune dagli Uffici del Cedir.
Al di là del merito della questione, più che paradossale appare la dinamica di gestione della vicenda politica da essa scaturita e tutta interna alla maggioranza.
Il Presidente dell’Assemblea Vecchio se ne esce con una violentissima affermazione secondo la quale “una vera e propria pugnalata è stata inferta alla spalle dei poliziotti e a tutto il sistema di sicurezza che ruota intorno alla Città di Reggio Calabria”.
Difficilmente si ricorda qualcosa di così duro proveniente dalle opposizioni, altro che sano antagonismo interno!
Questo è un attacco diretto e inequivoco di Vecchio ad Arena, un attacco che scopre definitivamente le carte di una maggioranza che va quantomeno ridisegnata. Poco da eccepire, in senso tecnico, tuttavia: a Vecchio bisogna riconoscere il merito della chiarezza.
Ma la parte più equivoca e, quindi, più pericolosa riguarda gli adepti che seguono Vecchio in questo assalto all’arma bianca e va da sé che questo rappresenti un dato decisivo per la tenuta futura della coalizione di governo cittadino.
Insomma, bisogna contarsi e in questa ottica i giornalisti sono abituati a leggere bene le note pervenute.
In questo caso in calce alla nota attribuita a Vecchio e proveniente su carta bianca non intestata, a firma di un collega giornalista, si leggono i nomi, in aggiunta a Vecchio, dei consiglieri La Scala, Paris, Crupi, Bagnato, Nava, Plateroti, Eraclini e Marra.
Quest’ultimo, eletto con la lista di Reggio Futura, ci ha contattato telefonicamente disconoscendo la firma attribuitagli e i rumors – non confermati – dicono che non sia il solo in questa imbarazzante situazione.
Ma, in effetti, questa sarebbe l’ipotesi migliore per l’intera maggioranza comunale. Abbiamo, infatti, sentito Arena – che, nel frattempo ha diffuso una nota sul merito della questione – il quale ci ha riferito di non essere mai stato interpellato da nessuno dei consiglieri di maggioranza dissidenti sulla questione.
Insomma La Scala & co. Sarebbero andati direttamente da Vecchio, a questo punto controparte politica di Arena, a chieder lumi e, in qualche modo, prender consiglio rispetto alla successiva adesione in calce alla nota.
Inesperti? Qualcuno forse si, altri certamente no, così come assai sottile è il passaggio della nota nella quale, dopo aver accusato Arena di accoltellare alle spalle la Polizia, si segnala la discontinuità con quanto, invece, posto in essere negli anni precedenti da Scopelliti (quello sì, un Sindaco, si dice, in sostanza…) probabilmente nel timore di non fare innervosire troppo il Governatore nonché numero uno del Pdl calabrese.
Insomma, una nidificazione di distinguo nei distinguo tra una parte di maggioranza che domani certamente si affannerà a giurare amore eterno al Sindaco oggi etichettato come volgare traditore di servitori dello Stato, e il Sindaco stesso,l tra chi, tra i dissidenti, non riconosce come propria l’adesione al documento, tra chi dice che Scopelliti era un’altra cosa, tra chi parla ad Arena ma vi interloquisce tramite Vecchio.
Insomma, un’altra farsa, l’ennesima pagliacciata che, però, se da un lato dimostra come Arena sia fuori da certi giochetti meschini, dall’altra lo indebolisce sul piano politico.
Tutto alla vigilia dell’insediamento della Commissione di accesso.
Chissà se, in via eccezionale, oltre ai germi eventuali della ‘ndrangheta, potesse anche dare una occhiata alla ricerca di quelli della vigliaccheria…