di Grazia Candido (foto Antonio Sollazzo) – Un’immagine vale più di mille parole e se quella immagine con la sua luce racconta poi la grande forza nel cuore di ogni essere, una storia, rivela un luogo, un evento, uno stato d’animo, allora è più potente di pagine e pagine scritte.
Spegne 30 candeline il fotografo reggino Antonio Sollazzo e lo fa, omaggiando l’arena “Alberto Neri” di CatonaTeatro con una personale in bianco e nero e a colori aperta al pubblico sino al prossimo 20 agosto.
In questa esposizione, il photo-reporter Sollazzo omaggia il teatro sfoderando la sua passione per la scena, cogliendo gli sguardi degli artisti sul palco, i loro movimenti, il viscerale amore per l’arte nelle sue svariate forme.
Ecco allora, un primo piano di Gigi Proietti, Luigi De Filippo, Lello Arena, Massimo D’Apporto, Pamela Villoresi, Chiara Muti, Gianluca Guidi, Brunori Sas, Lina Sastri, Albano Carrisi, Massimo Ranieri, Mariangela D’Abbraccio, i Momix, il travolgente duo comico Ficarra e Picone.
Ma tanti sono i personaggi passati in questi anni in riva allo Stretto, su quel palcoscenico ambito e sognato da produttori e compagnie teatrali che hanno realizzato spettacoli indimenticabili conducendo il pubblico a riflettere, gioire ed emozionarsi.
In ogni scatto, Sollazzo riesce a catturare con il proprio obiettivo quei momenti unici conferendo una specie di immortalità, una preminenza alle immagini.
Si dice che quando si fotografano persone a colori, si fotografano i loro vestiti ma quando si immortalano persone in bianco e nero, allora si riprendono le loro anime.
Sollazzo è riuscito nei suoi preziosi scatti a fare questo “miracolo” ma anche, a riportare su ogni stampa, una realtà così sottile che diventa più reale della realtà stessa.
“Nell’istante in cui fotografo un soggetto, quella persona smette di essere estranea perché la porterò sempre con me, farà parte del mio cammino – ci spiega il fotografo – La macchina fotografica è una compagna preziosa che mi insegna a capire il mondo, a vedere come le cose si mettono insieme. Mi insegna a ricordarmi del passato perché mi fa guardare indietro ma anche, mi insegna a vedere con un’altra luce il mio presente e il mio futuro”.
In quei meravigliosi 35 scatti, Sollazzo ferma il tempo, il tempo che scivola via tra le dita, fra gli occhi, il tempo delle cose, della gente, il tempo delle luci e delle emozioni, delle passioni e delle risate, un tempo che non sarà mai più lo stesso.