Venerdì 1 febbraio 2019, alle ore 20.30, all’interno del programma della stagione 2918-2019 “Rhegium Opera Musica Festival”, sezione “Classica Mediterranea” promossa dall’Orchestra del Teatro Cilea e dal Coro Lirica Cilea, sarà eseguita, presso il Teatro Cilea di Reggio Calabria, la Nona Sinfonia in re minore per soli, coro e orchestra Op. 125 di Ludwig Van Beethoven.
Sul podio dell’Orchestra del Teatro Cilea e del Coro lirico Cilea, istruito dal Maestro Bruno Tirotta, ci sarà il Maestro Marco Alibrando.
Questi, nato a Messina nel 1987, ha studiato direzione d’orchestra con nomi riconosciuti a livello internazionale: Gianandrea Noseda (Masterclass al Conservatorio di Milano), Gianluigi Gelmetti, Vittorio Parisi, Lutz Köhler (UDK Berlin), Antonino Fogliani, Donato Renzetti, Romolo Gessi e Giuseppe Lanzetta ed è stato assistente di Ivan Fischer e la Budapest Festival Orchestra. Debutta a soli 24 anni dirigendo l’Orchestra da Camera Fiorentina a Firenze. Nel 2012 debutta in campo operistico al Festival Rossini in Wildbad con “Adina”. Nel 2016 debutta al Rossini Opera Festival di Pesaro nei “Duetti Amorosi” cantati da Pretty Yende e Aya Wakizono. Nel 2017 al Festival di Spoleto con “Delitto e Dovere.” Recentemente ha diretto il dittico “Suor Angelica” di Puccini e “Billy Budd” di Ghedini presso la Sala Verdi del Conservatorio di Milano, e “La Cenerentola” per VoceAllOpera con la regia di Gianmaria Aliverta. Nell’estate scorsa ha diretto “Beatrice di Tenda” a Tenda e “Rossini il Buongustaio” all’Opera di Tirana.
I solisti della serata saranno il soprano Marily Santoro, il mezzosoprano Francesca Di Sauro, il tenore Giuseppe Talamo e il baritono Roberto Accurso. La reggina Marily Santoro nel teatro Cilea è stata “Norma” diretta dal duo Bonajuto-Valtcheva mentre il napoletano Giuseppe Talamo ha interpretato il ruolo di Alfredo in La traviata del duo Merli-Ranno. Entrambi questi giovani talenti hanno cantato al Concerto Natale all’Opera del 22 dicembre scorso diretto da Jacopo Sipari di Pescasseroli.
“La Nona Sinfonia di Beethoven è un capolavoro assoluto, un monumento, un mondo – parafrasando Gustav Mahler – dove ognuno dei suoi quattro movimenti è un continente. Una grande Sinfonia, certamente per durata e organico, ma soprattutto per i contenuti. La musica di Beethoven e “L’ode alla Gioia” del drammaturgo tedesco Schiller erano considerate entrambe opere innovative all’epoca. “L’ode alla Gioia” (del 1785), che Beethoven conosceva già da molti anni prima di iniziare a comporre la sua ultima Sinfonia terminata nel 1824, rappresenta per il compositore il testamento spirituale di un mondo che deve ritrovare la sua anima, un invito alla fratellanza universale. Schiller addirittura avrebbe voluto usare la parola Libertà (Freiheit) ma poi ripiega su Gioia (Freude) per evitare la censura, ma il significato resta immutato perché non c’è libertà senza gioia, non c’è gioia senza libertà.
Il Beethoven della Nona è il Beethoven del cosiddetto terzo stile. Le composizioni di questo periodo risentono molto di fatti biografici come, una su tutte, l’ormai totale sordità. Elabora i singoli temi fino all’estremo, li caratterizza con enfasi lirica e cantabile prediligendo mutamenti drammatici repentini di stati d’animo e tende a raggiungere l’apice negli ultimi movimenti. La Nona esplode letteralmente nell’articolatissimo quarto e ultimo movimento con la “Fanfara del terrore” (cit. Wagner). Successivamente si uniscono all’orchestra i quattro Solisti e un grande Coro per cantare la celebre Ode.
Con gli artisti del Coro e dell’Orchestra del Teatro Cilea tenteremo di evidenziare queste peculiarità con particolare attenzione al – passatemi il termine – percorso drammaturgico.
Sono onorato di dirigere al Rhegium OperaMusica Festival e di affrontare per la prima volta questa Sinfonia. Il mondo di oggi, così tanto diviso da odio e guerre, ha tanto bisogno della Nona Sinfonia e del suo messaggio di Pace e Fratellanza”, afferma a chiosa il Maestro Alibrando.