di Grazia Candido – “Il primo nemico da abbattere è l’omertà. Se solo gli imprenditori denunciassero, demoliremo la ‘ndrangheta”.
Il Procuratore Capo Federico Cafiero De Raho nel mettere in risalto le complesse e articolate indagini della Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria in piena sinergia con il Nucleo investigativo del Comando Provinciale dell’Arma dei Carabinieri, della Squadra mobile della Questura di Reggio Calabria, del Gruppo Carabinieri di Locri e del Commissariato di Polizia di Condofuri e Bovalino che, alle prime ore della mattina di oggi, ha eseguito un’ordinanza di applicazione di misure cautelari a carico di 46 soggetti (31 in carcere, 6 agli arresti domiciliari e 9 all’obbligo di dimora ritenuti responsabili dei delitti di associazione mafiosa, falsità ideologica commessa da pubblico ufficiale in atti pubblici, illecita concorrenza con violenza e minaccia, associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti e ricettazione) appartenenti alla criminalità organizzata radicata in Africo Nuovo, Motticella, Bruzzano Zeffirio, Brancaleone e zone limitrofe.
“Banco Nuovo” ha smantellato una vasta organizzazione ‘ndrangetista operante nel versante jonico della provincia di Reggio Calabria – esordisce il procuratore della Repubblica De Raho – e quella di oggi, è un’operazione che si fonda su un grandissimo lavoro fatto in sinergia con le varie forze dello Stato. Dalle indagini, è risultato il ruolo autonomo delle cosche che hanno una certa comodità operativa sul territorio ma anche, l’attività investigativa che da un lato delinea l’operatività della ‘ndrangheta e dall’altro, la presenza di queste cosche nei pubblici appalti”.
Il Procuratore Capo delinea “la tendenza alla rimodulazione degli assetti, funzionale al controllo dei pubblici appalti nell’area d’influenza e tale riorganizzazione ha dato origine ad un “Banco Nuovo” con una nuova locale e la conseguente ridefinizione dei ruoli dei singoli affiliati”.
“La ‘ndrangheta continua a controllare il territorio infiltrandosi negli appalti, acquisendo i lavori e costringendo gli imprenditori che hanno avuto l’affidamento delle opere ad abbandonare il tutto – continua De Raho – Al “Banco Nuovo” di Brancaleone sono affiliati i fratelli Alati (Annunziato, Pietro e Giuseppe) con un ruolo di assoluto rilievo nel condizionamento delle scelte di quell’amministrazione comunale. Nel corso delle investigazioni, un valore particolarmente significativo sono gli eventi del 10 luglio 2014 quando i fratelli Annunziato e Giuseppe irruppero nel corso di una seduta della Giunta Comunale di Brancaleone per minacciare apertamente il sindaco e gli amministratori intimando loro di assegnare i lavori di manutenzione idrica nel territorio comunale ad Annunziato senza alcuna rotazione tra le ditte da incaricare e non dando corso alla gara ad evidenza pubblica già indetta. Un modus operandi fatto con una tracotanza, violenza che dimostra come esercita la ‘ndrangheta sul territorio. A volte, trascuriamo la reale connotazione della ‘ndrangheta che spinge la gente a tacere: purtroppo, in alcuni territori non c’è più il diritto a ribellarsi e si accetta la violenza della criminalità organizzata. Ma la gente deve riappropriarsi della sua libertà”.
Un pensiero pienamente condiviso dal questore Raffaele Grassi che dopo aver rimarcato “l’azione efficace di coordinamento che si registra a Reggio Calabria e non si trova in altre parti”, non può che dare il giusto merito ai “segmenti investigativi della Polizia che ha inferto oggi, un ulteriore colpo alla ‘ndrangheta”.
“E’ un impegno congiunto e condiviso che produce questi risultati – continua il questore – Il bene della sicurezza è un bene di tutti ma bisogna fare rete con le Istituzioni. Bisogna abbattere quel muro di omertà perchè se giochiamo tutti insieme possiamo vincere la partita. Se si ritira qualcuno, la partita è persa”.
Il Colonnello dei Carabinieri Giuseppe Battaglia parla del “controllo del territorio, la nostra vera qualificazione, il valore aggiunto della nostra organizzazione che ci ha permesso di arrestare chi si sentiva proprietario del luogo” mentre spetta al capo della Squadra mobile di Reggio Calabria Francesco Rattà delineare le “nuove figure emergenti nel crimine, i Cumps (i compari) gruppetto di Brancaleone che aveva la disponibilità di armi e si vantava sui social”.
Per il tenente Colonnello Gabriele De Pascalis, comandante del Gruppo di Locri, “l’odierna operazione rappresenta un ulteriore step nell contrasto alla ‘ndrangheta che continua a dettare regole senza dare clamore e, soprattutto, prova a non attirare le Forze dell’ordine”.
Spetta al tenente colonnello Stefano Romano ritornare “sull’interesse degli Alati, Annunziato è il più violento dei tre fratelli, sugli appalti criminali e sulla necessità di “fare il banco nuovo” sinonimo di “fare un nuovo locale” e di conseguenza, costruire al suo interno una nuova società con tanto di cariche”.
“In due anni di indagini, si è imposto il forte controllo della Polizia, tant’è che le giovani leve, i Cumps, avevano l’ardire di controllare e monitorare le macchine della polizia per avere una mappatura degli interventi che le forze dell’ordine potevano eseguire – afferma il vice questore aggiunto Enrico Palermo – Il lato triste è una comunità assoggettata da queste leve”.
Per il Procuratore aggiunto DDA Giuseppe Lombardo “Banco Nuovo è un’operazione in cui si innestano una serie di indagini che hanno portato ad importanti risultati grazie ad un ufficio che ha saputo lavorare sinergicamente”.
“Il risultato ottenuto non proviene dalla sensazione degli investigatori ma da tracce investigative già emerse in operazioni precedenti come Crimine, Bellu lavuru, Epilogo, Reale – puntualizza Lombardo – La ‘ndrangheta è un’organizzazione che ragiona e nelle sue stratificazioni, traccia una linea di comando. Nel corso delle indagini, infatti, è emersa l’esistenza di specifiche intese per la spartizione degli appalti, riservando quelli superiori alla soglia di 140/150 mila euro esclusivamente alla locale di Africo, mentre quelli al di sotto di tale soglia sarebbero rimasti appannaggio delle cosche del territorio senza alcuna ingerenza africota. Ci sono situazioni in cui la ‘ndrangheta deve entrare per dimostrare anche la sua funzione sociale (vedi l’appalto che prevedeva il consolidamento del cimitero di Brancaleone) – continua il procuratore – Brancaleone soffriva la superiorità di Africo e pur mantenendo l’autonomia operativa doveva rispettare le regole. Il dato drammatico è che la ‘ndrangheta ha rapporti con la Pubblica amministrazione e si serve di questa per aggirare le emergenze. Si creano emergenze per poterle poi risolvere – conclude Lombardo – Il dato certo è che oggi, non ci sono più spazi per ambiguità amministrative. Questo è l’impegno assunto dalla Procura”.