di Anna Foti – Inaugurato lo scorso anno a Bova Marina, al quarantottesimo chilometro della statale Jonica 106, il parco archeologico della Vallata di San Pasquale,
comprendente l’antiquarium e il centro di documentazione per il Patrimonio Culturale e l’Ebraismo. Una perla della Calabria grecanica oltre che una vestigia prestigiosa della comunità ebraica nelle zone limitrofe alla Rhegion romana.
Si chiama Archeo Deri ed è stato inaugurato nei giorni scorsi nella contrada di Bova Marina da cui trae il nome “Deri”, forse la Delia Vecchia. Una distesa di reperti dove il respiro antico si mantiene intatto e dove l’identità composita di un territorio diviene risorsa e ricchezza. Siamo nel reggino, nell’area ellenofona che per questo tratto si estende fino a Lazzaro, dove presto sorgerà un altro parco, e che arricchisce il percorso archeologico finora focalizzatosi sull’area di Locri Epizefiri. Dunque apre al pubblico il nuovo parco archeologico della Vallata di San Pasquale, fortemente voluto dalla Regione e adesso in gestione dell’amministrazione comunale di Bova Marina.
Commistioni tra l’area grecanica e gli insediamenti ebraici in Calabria nell’epoca tardo romana, nuova perla della Calabria archeologica dell’area ellenofona inaugurata alla presenza delle istituzioni e di una significativa rappresentanza della comunità ebraica in Italia.
L’antiquarium e, sotto le campate della strada, dei reperti tra cui anche quelli della seconda più antica sinagoga ebraica rinvenuta in Occidente dopo quella di Ostia risalente al II secolo d.C. Quella di Bova Marina è infatti traccia di un insediamento urbano importante avvenuto in età tardo-antica: siamo tra il II e il IV secolo d.C. anche se ancora si è alla ricerca di esatte collocazioni, atteso che vi sono tracce non solo di un luogo di preghiera ma anche e soprattutto di un vero e proprio insediamento. Solo una traccia della presenza ebraica in Calabria di cui esistono già altri riscontri: la fondazione da Aschenez della città di Reggio Calabria, pronipote di Noé; la stampa il 18 febbraio del 1475 a Reggio Calabria dell’unica copia in lingua ebraica, del commento di Rashi alla Torah. Inoltre si narra che fosse calabrese, Chayim Vital, il grande studioso della Kabbalah e che il famoso Donnolo Shabbetai, scrisse proprio in Calabria “Il libro delle polveri”, il primo libro di medicina in lingua ebraica.
Regalati alla luce e allo studio della Soprintendenza Archeologica della Calabria oltre un trentennio fa quando iniziarono i lavori per il nuovo tracciato della statale jonica, oggi quella pavimentazione musiva con le raffigurazioni della menorah, il candelabro a sette bracci, quel mosaico e quei reperti della contrada Deri sono stati studiati e posti in mostra – con i fondi Por pari a circa 4 milioni di euro investiti nelle annualità 2000 – 2006 – nel parco che ancora oggi necessita di molti interventi per una piena valorizzazione dell’area e per una piena riscoperta di quanto ancora non è stato portato alla luce. Una vestigia prestigiosa della presenza della comunità ebraica in Calabria e non solo. Esistono, infatti, reperti di epoca molto più antica risalenti anche ad epoche preistoriche.
Si ipotizza che un incendio nel VI secolo d.C. fece abbandonare l’insediamento non più abitato in seguito, come invece avvenuto nel sito di Leucopetra (Lazzaro); forse la comunità si trasferì nel sito di Amigdalà, proprio a contatto con l’attuale centro abitato di Bova Marina.
Dunque uno spazio che lega il passato al presente. Nel Medioevo, infatti, moltissimi furono gli ebrei che si stabilirono in Calabria in modo alquanto capillare e ancora oggi molti sono i luoghi che continuano ad essere vissuti.
Nella Calabria Citra – corrispondente all’attuale provincia di Cosenza – le località interessate alla presenza ebraica furono Acri, Altomonte, Amendolara, Bisignano, Calopezzati, Cariati, Cassano Ionio, Castiglione, Castrolibero, Castrovillari, Celico, Corigliano, Cosenza, Fiumefreddo, Grimaldi, Laurignano (ancora oggi frazione di Dipignano) Montalto Uffugo, Morano, Mottafollone, Parantoro (ancora oggi frazione di Montalto Uffugo) Paterno, Regina (ancora oggi frazione di Lattarico) Rende, Rose, San Lucido, San Marco Argentano, Scala Coeli, Scalea, Tarsia, Terranova da Sibari, Torano.
Nel Marchesato di Crotone (oggi corrisponde alla provincia crotonese) a metà tra Calabria Citra e Calabria Ultra – quest’ultima corrispondente alle attuali province di Vibo Valentia e Reggio Calabria) gli insediamenti ebraici erano a Belcastro, Caccuri, Cirò, Crotone, Cutro, Isola Capo Rizzuto e l’allora sua frazione Le Castella, Mesoraca, Petilia Policastro, Roccabernarda, Santa Severina, Squillace, Strongoli, l’allora Torre di Tacina (in territorio di Cutro, oggi non più esistente) Umbriatico.
Nella Calabria Ultra, la presenza degli ebrei si registrava ad Amendolea, Arena, Bagnara, Bianco, Bivongi, Bova, Brancaleone, Briatico, Bruzzano, Calanna, Castelmonardo (distrutto dal terremoto del 1783 e poi riedificato poco lontano con nome di Filadelfia, oggi in provincia di Vibo Valentia) Castelvetere (oggi Caulonia, in provincia di Reggio Calabria) Catanzaro, Cittanova (casale di Terranova) Condofuri, Condoianni, Francavilla Angitola, Fiumara di Muro, Galatro, Gerace, Gioia, Grotteria, Laureana di Borrello, Melicucco, Mesiano (località vicina a Mileto), Mileto, Monteleone (oggi Vibo Valentia), Monterosso, Motta Bovalina (centro storico dell’attuale Bovalino) Motta San Giovanni, Nicastro, Nicotera, Oppido Mamertina, Palizzi, Pentadattilo, Pizzo, Plaesano (frazione di Feroleto) Polia, Polistena, Reggio Calabria, Rocca Angitola (oggi inesistente ma i cui abitanti – dopo i terremoti del 1638 e 1659 – si rifugiarono a Pizzo e a Francavilla) Rosarno, Santa Cristina, Sant’Agata del Bianco, Sant’Eufemia d’Aspromonte, Sant’Eufemia Vetere, San Giorgio Morgeto, San Lorenzo, Seminara, Simeri, Sinopoli, Stilo, Taverna (attuale Taverna Vecchia) Terranova, Tritanti (frazione dell’attuale Maropati), Tropee (www.universocedro.com).
Ancora oggi esistono in Calabria zone, strade e vicoli in uso. A Cosenza, ad esempio, si indica “Cafarnone” un quartiere del centro storico, il cui nome deriva da Cafarnao ed ancora nei dintorni di Carpanzano, nel cosentino, esistono un Monte Giudeo ed un Casale Giudeo, mentre le contrade Judio Soprano o Sottano ed Acqua Judia, tra Scigliano, Rogliano e Carpanzano.
Nel crotonese, nei pressi di Santa Severina, vi è una Timpa dei Giudei, la Giudea a Isola Capo Rizzuto ed il sanguinoso Fosso Scannagiudei, a Caccuri, verosimilmente teatro di violenze ed assassinii; poi ancora a Tiriolo, nel Catanzarese, la contrada Giudecca; in provincia di Reggio Calabria, a Caulonia la contrada Iudica.
Il Portello dei Giudei è invece a Castrovillari e la Porta Giudecca a Corigliano e Rossano, quasi certamente gli ingressi nel quartiere ebraico non sempre corrispondenti a canoni urbanistici atteso che il quartiere ebraico ha conosciuto collocazioni e livelli di integrazione fluttuanti. Autonomi nella loro amministrazione sia giuridica che fiscali, furono grandi banchieri e lavoratori della seta.
Dopo l’espulsione definitiva avvenuta con decreto del 1540 di Carlo V, che diede fine alle altalenanti espulsioni e riammissioni per contrasti con la fede Cristiana, gli ebrei non convertiti (i cosiddetti “Marrani”) lasciarono la Calabria.
Tante le tracce e le testimonianze anche se oggi sono isolate le presenze fisiche ebraiche in Calabria. Tuttavia d’estate lungo la Riviera dei Cedri – alto tirreno calabrese comprendente 22 comuni tra Tortora e Paola – sono tanti i rabbini che vengono a raccogliere i frutti per la celebrazione della Festa delle Capanne, che secondo il calendario ebraico cade a cavallo tra settembre ed ottobre. Essa rievoca l’uscita dall’Egitto ed il quarantennio in cui il popolo di Israele visse nel deserto, prima dell’ingresso nella Terra Promessa.
Poche le presenza fisiche, ma in compenso, anche grazie al parco Archeo Deri, vi sono prestigiose vestigia di un passato pregno e ancora vivido.