di Peppe Caridi – In quest’articolo troverete molte foto di persone in giacca e cravatta, di sindaci, imprenditori, politici e dirigenti. Poche immagini di pubblico, giocatori e palloni. E’ lo specchio dell’attuale situazione del calcio a Messina. Gliene hanno dette di tutti i colori. “E’ come i Franza”, l’accusa peggiore.
Gianmario Cazzaniga, l’imprenditore capo del gruppo milanese che stava per riportare il Messina nel calcio professionistico, la settimana scorsa ha gettato la spugna abbandonando il sogno di guidare una società sportiva con grandi ambizioni dopo che due anni fa, nel 2006, aveva vissuto un’esperienza simile con il Bari di Matarrese.
Ufficialmente, l’abbiamo scritto anche noi, non avrebbe voluto versare alla Figc la somma (inizialmente di cento mila euro, poi di altri seicento mila) minima per aderire al lodo Petrucci.
In realtà, però, c’è dell’altro.
Era immaginabile: se Cazzaniga (nella foto a sinistra) non avesse voluto investire dei soldi, non si sarebbe proprio interessato al Messina.
L’ombra dei Franza aleggia anche sul fallimento del progetto della cordata Milanese che aveva avuto in regalo da Giuseppe Rodi lo Sporting Messina.
Sembra, infatti, che Cazzaniga abbia mollato la spugna proprio nel momento in cui, dopo giorni di trattative, ha capito che non avrebbe mai avuto in gestione gli stadi San Filippo e/o Celeste.
I due impianti cittadini erano stati dati in gestione al Gruppo Franza dall’ex Sindaco Genovese (nella foto a destra), che è anche socio della famiglia che gestisce la Caronte & Tourist e il Footbal Club Messina Peloro.
Cazzaniga aveva chiesto solo una cosa al neo Sindaco Buzzanca: avere in gestione gli stadi. Senza quest’accordo, il suo impegno economico sarebbe ovviamente stato fallimentare.
Non è stato Cazzaniga, quindi, ad andare via, ma ancora una volta la città ha sbattuto fuori a calci nel sedere chi si voleva interessare a far rinascere il calcio nella sponda sicula dello Stretto.
Intanto la vicenda calcistica si è spostata in altri palazzi: al Comune e al Tribunale.
Il sostituto procuratore Fabrizio Monaco ha ascoltato, venerdì scorso, proprio Genovese per oltre due ore in quanto persona informata sui fatti.
Al centro dell’inchiesta giudiziaria proprio la convenzione per l’uso degli stati comunali, poichè i magistrati vogliono capire perchè improvvisamente, e senza un apparente logico motivo, tutte le cordate imprenditoriali venute a Messina per interessarsi alla squadra, hanno poi fatto marcia indietro.
Al Comune, è Pergolizzi, consigliere del Pdl, a smuovere le acque: “Adesso Buzzanca deve ritirare quella generosissima convenzione fatta da Genovese ai Franza”. Pergolizzi, affiancato da Chiarella, altro consigliere del Pdl, non le manda a dire: “Sono venuti meno i presupposti che hanno portato l’Amministrazione all’approvazione dell’accordo con i Franza, per cui risulta necessario rivedere le posizioni assunte, ponendo in essere tutte le iniziative possibili affinchp l’Amministrazione receda unilateralmente l’accordo al fine di incentivare la rinascita del calcio a Messina”.
Ormai, però, il più è fatto.
Messina è fuori dal calcio che conta e sono scaduti i termini per aderire al lodo Petrucci.
Il giorno dopo della definitiva esclusione ufficializzata dalla Lega, ecco puntualissimo il comunicato dei proprietari del Football Club Messina Peloro, i Franza: «Il F.C. Messina ha depositato alla F.I.G.C. l’istanza di ripescaggio nella categoria “interregionale” (ex serie D) della Lega Nazionale Dilettanti. In conformità a quanto già a suo tempo comunicato, si è avviato il nuovo percorso sportivo del F.C. Messina. L’attività ricomincerà dal settore dilettantistico, preservando e valorizzando il proprio patrimonio storico-sportivo per il futuro rilancio. Tre anni in Serie A, quattro anni in Serie B, sono un patrimonio da custodire e valorizzare per il futuro, nonostante gli errori commessi. Prosegue, inoltre, l’attività di risanamento societario iniziata al momento stesso della rinuncia all’iscrizione alla Serie B. Tutto tale “patrimonio” storico, sportivo e di progettualità viene, a partire da oggi stesso, messo a disposizione del rilancio del calcio cittadino, auspicando che ciò contribuisca a invogliare imprenditori interessati al rilancio del calcio messinese».
Tornano quindi i Franza, chiedono l’istanza di ripescaggio nei Dilettanti, ma non sono i soli. Anzi, sicuramente sono i più soli.
In città più nessuno dà fiducia alla famiglia che ha guidato il Messina negli ultimi anni, e ci sono altre tre società che hanno fatto richiesta per l’iscrizione in serie D: l’F.C. Messina Peloro dei Franza è, appunto, solo una delle possibilità del ritorno del Messina in serie D.
L’F.c. Messina Peloro fa leva sui “meriti sportivi” ma che deve fare i conti con l’ostilità della tifoseria e sfiducia totale della città, i pesanti debiti accumulati (che dovrebbero essere secondo le ultime indiscrezioni di 27 milioni di euro) e la mancata domanda di iscrizione in serie B, lo schiaffo più pesante dato al pubblico che aveva trascinato la squadra ai grandi successi negli anni a cavallo tra vecchio e nuovo millennio, per la scalata dalla serie D iniziata nel 1997/1998 e culminata nella grande stagione di A 2004-2005 con il settimo posto in classifica finale.
Gli ultrà sono colmi di rabbia nei confronti della famiglia Franza, e hanno ribattezzato l’F.C. Messina Peloro con il termine “Franzese”, che potrebbe ripartire solo dalla terza categoria se non dovesse ottenere l’ok dalla Federazione per l’iscrizione in D.
Il vicepresidente Vincenzo Franza ha dichiarato, la settimana scorsa al sito Messinasportiva.it, che lui e suo fratello Pietro (il Presidente, nella foto a destra) non metteranno mai più piede in uno stadio e che se la Figc dovesse scegliere loro, verrebbe nominato un nuovo presidente e il patrimonio verrebbe messo “ancora una volta” a disposizione di nuovi imprenditori.
Ma qual’è questo patrimonio? I 27 milioni di euro di debiti? E perchè “ancora una volta”? I Franza hanno sempre sbarrato la porta in faccia a tutti, altro che “a disposizione di nuovi imprenditori”.
Se, inoltre, vogliono abbandonare la società e mollare con il calcio, perchè non l’hanno già fatto avendo avuto la possbilità numerose volte nelle scorse settimane?
Queste dichiarazioni tutto sembrano tranne che attendibili: probabilmente i Franza cercano di giocare col fuoco per averla vinta nuovamente, ma stavolta c’è il sentore che la Federazione abbia capito l’antifona.
E allora la Fgci dovrà scegliere una tra le altre tre realtà che sono venute fuori negli ultimi giorni e hanno fatto domanda per l’iscrizione in B: l’Acr Messina di Giovanni Carabellò supportato da Sullo e ammiccato da Emanuele Aliotta, che potrebbe assumere nuovamente la guida del Messina. I tifosi sono tutti dalla parte dell’Acr, e accoglierebbero con grande entusiasmo un ritorno del Messina di Aliotta e Carabellò in serie D.
Poi c’è lo Sporting Messina di Giuseppe Rodi, la società che stava per aderire al lodo Petrucci con Cazzaniga, e infine il Camaro di Benito Chiofalo, che si incontrerà nelle prossime ore con i club ultrà e con il Sindaco Buzzanca (nella foto a sinistra), chiedendo il supporto e lo stadio nel caso in cui venisse scelto dalla Figc, dando sull’altro piatto della bilancia la possibilità di scegliere il nuovo nome della squadra e i colori sociali, a prescindere da quelli del Camaro.
Nel 2006 però il Camaro, dopo aver perso lo spareggio playout nell’Interregionale, ha richiesto la riammissione in Eccellenza, ottenendola: il regolamento prevede che non ci possano essere molti ripescaggi in un breve arco di tempo, ed è quindi molto probabile che la scelta della Federazione ruoti tra Acr e Sporting.
Ma l’ombra dei Franza aleggia ancora sul calcio Messinese, e i tifosi hanno paura.
Stanno trattenendo a stento un grande odio nei confronti della dirigenza degli ultimi anni, sfociata anche in atti vandalici e in agguati contro il Presidente Pietro nei giorni scorsi.
Oggi la paura di un ritorno in serie D con l’F.C. Messina Peloro dei Franza preoccupa molto di più rispetto alla rabbia per le delusioni e gli schiaffi subiti da quella famiglia negli ultimi mesi, negli ultimi anni.
Nella foto lo stadio San Filippo, al centro della convenzione tra il Comune e i Franza, bandolo della matassa sul ritiro di tutte le offerte delle varie cordate imprenditoriali per dare nuova vita al calcio a Messina.