Per Sergio Abramo le risorse messe in campo dal Governo nel decreto “Cura Italia” non basteranno anche per il Sud e per la Calabria. Già la scorsa settimana in qualità di presidente Upi ha inviato insieme ai rappresentanti dell’Anci una lettera al presidente della Regione Jole Santelli per illustrare le soluzioni possibili per la crisi economica che anche la Calabria potrebbe trovarsi ad affrontare a causa dell’emergenza Cronavirus.
“Vogliamo partecipare alla task force economica che la Regione sta approntando – ha deto in videoconferenza – perché siamo noi a conoscere veramente i territori ed il loro tessuto economico”.
Numeri alla mano il presidente Upi e della provincia di Catanzaro spiega come il 50% delle aziende calabresi, fatto di piccole e medie imprese, avrà una flessione economica dovuta al Covid-19, che le costringerà alla chiusura e che i finanziamenti del Governo, proprio perché la crisi al Nord è più sentita non basteranno a soddisfare l’intero territorio privilegiando il settentrione. “La nostra soluzione è quella di pianificare una strategia di azioni specifiche da parte della Regione Calabria, parallela e integrata a quella nazionale, che metta in campo risorse significative degli strumenti di programmazione oggi a disposizione della Regione sulla programmazione integrata 2014/2020 in fase conclusiva (POR, PAC- FSC, Risorse Liberate)”.
Secondo Abramo, infatti “se andiamo a guardare i dati, il Por rispetto alla dotazione iniziale di oltre 2 miliardi, presenta una spesa effettiva pari al 27% di 634.073.423 euro. Stessa cosa vale per i Pac che presentano una disponibilità di 720 milioni per il 2014/2020, ma l’utilizzo delle risorse è pari al 50%”.
Abramo ha chiesto un tavolo tecnico tra Regione, enti locali e partenariato sociale dove sarà possibile l’ipotesi di copertura finanziaria del Piano straordinario regionale di sostegno alle Imprese, anche alla luce delle effettive disponibilità del Decreto del Governo Nazionale.
“Ipotizzando – ha spiegato Abramo – un sostegno finanziario medio massimo di 10.000 euro di ‘aiuti de minimis’ ad impresa, si determinerebbe una esigenza finanziaria di 500 milioni di euro, cui potrebbe essere aggiunto un aiuto all’occupazione con il FSE per circa 100.000 lavoratori del settore privato coinvolti in processi di crisi aziendale, con un costo pro-capite medio di 2/3.000 euro, per un ulteriore spesa di circa 250 milioni di euro”.