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    Reggio – Pino Insegno regala un sogno al Cilea raccontando la tv di un tempo

    di Grazia Candido (foto Antonio Sollazzo) – E’ decisamente un fuoriclasse, un attore al quale difficilmente si può rimproverare qualcosa perché in tutto ciò che fa riesce ogni volta a rendere protagonisti chi lo segue regalando per quell’ora di spettacolo la sua anima, la sua verve, la sua umanità. L’attore romano Pino Insegno ieri sera al teatro “Francesco Cilea” con “C’era una volta…..Signore e Signori buonasera” , show inserito nella kermesse artistica dell’Officina dell’arte guidata dal maestro Peppe Piromalli, ha fatto centro catapultando gli spettatori in quel lungo viaggio nel cinema e nella tv italiana, scoprendo la società e la cultura di un tempo, tra gli anni Sessanta e Ottanta. Alle 21,13 entra dalla platea, iniziando a dialogare con il suo pubblico con il quale interagisce per tutto lo spettacolo facendo simpatici siparietti e dando il meglio di sé durante i monologhi che risultano esilaranti quando prende in giro fiction televisive e stereotipi cinematografici. In un atto unico, 90 intensi minuti riscoprendo la cara vecchia televisione di una volta con i programmi in bianco e nero, Pino nostalgicamente tira fuori dalla scatola “magica”, una tv proiettata sullo sfondo, quei ricordi indelebili del bel varietà. Sono in tanti a pensare che quella televisione caratterizzata da sceneggiati come “Il segno del comando” con Ugo Pagliai e Carla Gravina abbiano da diversi anni lasciato il passo a fiction omologate dalla recitazione poco credibile. Ed è inutile parlare delle sigle poi, ormai impresse esclusivamente nella memoria di chi ha avuto il piacere di vivere gli anni ’60, ’70 e soprattutto ’80.
    “Io amo la televisione, ho sempre amato vederla – afferma il noto attore e doppiatore – Non era solo un elettrodomestico, era un’amica, era una di famiglia, aggregava. Adesso che vedete in tv? Nulla, non vedete nulla. Ma stasera voglio che succeda qualcosa di magico, voglio farvi sognare”.
    Ecco dunque che una voce somigliante a quella di Pippo Baudo introduce Insegno lungo un viaggio emozionale, proprio come nel febbraio del 2010 quando su Rai 1 presentò la puntata pilota del programma “Insegnami a sognare”. Si alternano filmati in cui l’attore, attraverso innovative tecniche, riesce a ballare il “Tuca Tuca” con Raffaella Carrà lasciando poi il passo all’indimenticabile Alberto Sordi, a recitare la poesia “Nuda” con Massimo Troisi, a duettare con Gino Bramieri alternandosi in comiche barzellette. Poi, con Marcello Mastroianni si lascia andare provando a raccontare la storia di Italia spensierata e meno nevrotica.
    “Mastroianni – ricorda Insegno – apriva il sipario sul palcoscenico del suo mondo, dando la possibilità di ascoltarlo con emozione e un leggero groppo in gola. Voltatosi a guardare l’orizzonte che sfugge, lanciava poi il suo ultimo messaggio, un’incredibile, piccola riflessione con cui, piace pensare, avrà forse concluso la sua vita: «Da giovani, quando si monta a cavallo per compiere questa cavalcata, si pensa che sarà un viaggio che non avrà mai fine, lunghissimo! E poi invece, raggiunta una certa età, ci si accorge che questo prossimo villaggio non era molto lontano; che veramente è stata una cavalcata breve, brevissima! La vita sì, ci si accorge a una certa età che è passata così, come…biin! E il villaggio è lì, vicino».
    Il pubblico è visibilmente emozionato da dialoghi che fanno scaturire naturali e lunghi applausi a chi ha creato la vera televisione, il vero cinema. Ma si torna subito a ridere con l’esuberante giovane attore Federico Perrotta, ottima spalla di Pino Insegno, che con la sua voglia di diventare famoso ha riproposto la televisione di oggi caratterizzata da “pseudo” artisti scalpitanti nei talent. Dopo un lungo monologo sulle differenze che caratterizzano prima l’incontro tra un uomo e una donna in un film e successivamente nella vita reale, l’istrionico Insegno arriva alla fine del viaggio tirando fuori prima di congedarsi i protagonisti del film “Twilight”. Pino non vorrebbe uscire fuori da questo bellissimo sogno della televisione degli anni passati ma è ora di andare a casa, di spegnere le luci del teatro , di staccarsi da quella magia che oggi, purtroppo, non c’è più.
    “Noi vogliamo rimanere per sempre prigionieri di questo sogno – urla Insegno prima di congedarsi – Il teatro ha bisogno di voi, di gente come l’Officina dell’arte. La risorsa di questa Nazione è la cultura, l’architettura, i paesaggi. Ma se qui abbiamo tutto, cerchiamo di amarla di più la nostra terra. Questo teatro dovrebbe essere pieno tutti i giorni. Dove sta la gente? Una volta facevi questo mestiere perché lo amavi, non per apparire in televisione. Tenete alto il nome di questa terra straordinaria: sono più le persone belle che quelle che non valgono una lira”.
    Chiuso il sipario, il giorno dopo si sente ancora quella forte emozione e il piacere di aver vissuto insieme ad un “cavallo di razza” un incredibile viaggio artistico che non poteva non essere firmato se non da Pino Insegno.
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