• Il reggino Carmine Zoccali presiederà Società Europea Nefrologia, Dialisi

    di Domenico Grillone – Un altro illustre reggino, il professore Carmine Zoccali, va a presiedere, secondo italiano in cinquant’anni di attività, la Società Europea di Nefrologia, Dialisi e Trapianto. Per la verità, si tratta di una conferma di un’eccellenza calabrese, dal momento che, secondo una ricognizione effettuata dal Corriere della Sera nel 2009, basata sulla quantificazione dell’impact factor, collocava il gruppo calabrese, guidato allora dallo stesso professore Zoccali, ai vertici fra i centri di eccellenza in nefrologia: secondo in Italia dopo l’istituto Mario Negri di Bergamo e terzo in Europa. Oggi, da Manchester (UK) arriva la notizia che dà ancor più prestigio alla città, dopo la nomina di Infantino ai vertici della Fifa.

     

    Professore Carmine Zoccali, come è nata e su cosa è stata costruita la sua elezione a Presidente della Società Europea di Nefrologia, Dialisi e Trapianto ERA-EDTA?

    Sono inserito negli organi centrali di governo della società da 15 anni, prima come membro del Consiglio Direttivo poi come Chairman del Registro Europeo di Dialisi e Trapianto e quindi negli ultimi quattro anni come Direttore di Nephrology, Dialysis and Transplantation, la più importante rivista scientifica di nefrologia in Europa e la terza su scala mondiale. La società Europea di Nefrologia è in una fase di crescita e ristrutturazione e i colleghi tedeschi, francesi, spagnoli, polacchi, belgi hanno detto che c’era bisogno di una figura con il mio profilo per guidare la ri-organizzazione. Pensando a me hanno detto che ci voleva un Mario Draghi nefrologo. L’immeritato paragone con il Presidente della banca Europea mi ha fatto un po’ sorridere e un po’ preoccupare (il presidente della Banca Europea ha vita molto difficile..) ma mi ha anche lusingato.

    Quale è la sfida della sua Presidenza?

    L’ERA EDTA è una grande società di circa 7000 nefrologi che copre tutti i paesi europei e il bacino mediterraneo. Ha tante anime e tante attese, di ricercatori di scienze di base, ricercatori clinici, clinici e giovani in formazione. Comporre e dare prospettiva a queste attese assorbirà molto del mio tempo da qui al 2020. E’ una grande sfida perché le malattie renali sono in crescita nella popolazione. Un italiano su 10 ha segni di danno renale o una disfunzione renale di grado moderato o più grave. La cosiddetta Malattia Renale Cronica è più frequente del diabete anche se il problema ancora non è colto nella sua interezza dagli organi di governo della sanità in molte nazioni, Italia compresa. C’è quindi molto da fare per focalizzare l’attenzione dei governi nazionali e della Commissione Europea sulla necessità di finanziare la ricerca sulle malattie renali e porre un freno a questo problema così frequente e preoccupante nella popolazione generale. Ci sono da varare progetti pan-europei, a molte voci e su molti problemi. Una grande sfida davvero.

    Lei ha diretto la Nefrologia e il CNR di Reggio Calabria per tanti anni. Ora ha rapporti con queste unità?

    La nefrologia degli ospedali Riuniti è una parte importante della mia esistenza ma ora è il mio passato. Per me è motivo di orgoglio vedere che lo spirito e la voglia di far bene del gruppo che ho contribuito a creare sono intatte ma le difficoltà si sono moltiplicate. Questi ultimi anni hanno molto penalizzato la buona sanità in Calabria. Le realtà deboli non sono state adeguatamente rafforzate e le eccellenze, nefrologia inclusa, sono in grande sofferenza. Per la riorganizzazione della rete assistenziale che ha correttamente ridotto o eliminato molte piccole unità ospedaliere, i flussi di pazienti con malattie acute e/o gravi verso i grandi ospedali sono aumentati ma le risorse non sono state riequilibrate. Questo è un grave rischio per il sistema sanità in Calabria e spero che venga presto affrontato con energia. Riequilibrare le risorse è una priorità indifferibile.

    Mantengo invece un solido legame con il CNR ove continuo a operare. IL CNR e la nefrologia, soprattutto per l’impegno della professoressa Francesca Mallamaci che ora dirige la Nefrologia e che è stata classificata dall’Università di Baltimora come il 13° esperto su scala mondiale sull’insufficienza renale cronica, hanno importanti progetti di ricerca in corso, per esempio sui biomarcatori di rischio dell’insufficienza renale e sull’ipertensione nei trapiantati di rene. Questi progetti riscuotono interesse in Europa, cosa che tocco con mano nei miei vari spostamenti di lavoro.

    C’è qualcosa che Lei potrà fare per la sua regione e la sua città in questo ruolo di guida della Nefrologia Europea?

    Come dicono i miei colleghi, devo essere il Mario Draghi della situazione. Dovrò guardare agli interessi globali. Ovviamente cercherò di aiutare la progettualità italiana, come già sto facendo per una programma che coinvolge il Centro Nazionale Trapianti. Per l’Europa c’è da pensare su larga scala, in grande. Spero che al Sud possano derivare benefici indiretti dai progetti e programmi che riuscirò a mettere in campo. Rimango ottimista e spero di vedere qualche apertura anche nella nostra regione. La regione Calabria ha sempre mostrato attenzione per il CNR e ne ha sempre supportato l’attività. Mi adopererò perché ogni opportunità per la ricerca sulle malattie renali aperta all’Italia coinvolga la nostra regione.