Tentò di uccidere due commercianti, 15 anni di carcere inflitti ad Antonino Pricoco, reggino di 41 anni. Lo ha deciso ieri il Tribunale di Reggio Calabria presieduto dal giudice Mattia Fiorentini, con a latere Giorgia Castriota e Domenico Armoleo, che ha quindi aderito all’impianto accusatorio sostenuto in dibattimento dal pm Teodoro Catananti il quale aveva invocato una condanna a 24 anni e 6 mesi di detenzione. Il Collegio però ha escluso nei confronti dell’imputato, difeso dai legali Basilio Pitasi e Salvatore Morabito, tutte le aggravanti contestate dall’ufficio di Procura e fra queste quella relativa alla premeditazione. Pricoco fu arrestato dalla Squadra Mobile della Questura reggina nel gennaio dello scorso anno. Insieme a lui finì in manette anche un altro uomo ossia Gioele Carmelo Mangiola, attualmente sotto processo in abbreviato, in quanto ritenuto responsabile di aver tentato di uccidere i titolari del negozio, ubicato nella zona Sud della città, “Global frutta”, Filippo Nocera e Francesco Barreca. I due arrestati, il 10 marzo del 2012 a bordo di una moto, avrebbero sparato 11 colpi di pistola contro i titolari, senza però colpirli. Le armi usate infatti si incepparono e i due commercianti rimasero illesi. Il tutto venne registrato dalle telecamere di videosorveglianza e i poliziotti non ci misero molto a risalire ai presunti autori del fatto anche se entrambi indossavano caschi integrali. Le indagini, che gli agenti della squadra mobile hanno portato avanti senza la collaborazione delle vittime, avrebbero accertato che il fratello di Nocera, Giuseppe, non aveva pagato alcune migliaia di euro che doveva a Pricoco per l’acquisto di una moto. Perciò, secondo la ricostruzione dell’accusa, nel pomeriggio del 9 marzo, Pricoco e Mangiola aggredirono a pugni e calci Giuseppe Nocera procurandogli lesioni giudicate guaribili in 30 giorni. Il giorno successivo però accadde qualcosa. Secondo quanto dichiarato dagli investigatori, subito dopo gli arresti, Pricoco fu “minacciato” dai familiari delle vittime per quanto accaduto con i due negozianti. Ed ecco che la sera stessa Pricoco e Mangiola, a bordo di uno scooter, si sarebbero recati nei pressi dell’esercizio commerciale e solo per una fatalità l’arma usata si inceppò. Poteva compiersi una strage. Quella sera non solo potevano essere uccisi i Nocera, ma considerato che erano da poco passate le otto di sera, quei proiettili avrebbero potuto colpire chiunque si fosse trovato nei pressi. Il due luglio scorso poi la Procura ha “irrobustito” il proprio impianto accusatorio grazie alle dichiarazioni rese in aula dal neocollaboratore di giustizia Enrico De Rosa, l’ex immobiliarista gravitante nell’orbita della cosca Caridi attiva nei rioni di Modena-San Giorgio Extra e Ciccarello, alla periferia Sud della città. Al Tribunale De Rosa disse che «ci fu un’azione di fuoco. L’assalto lo fece Pricoco, ma non li voleva ammazzare. I fratelli Nucera gli dovevano dare dei soldi per alcuni motorini. Nino era creditore nei loro confronti. Lui insieme a Gioele Mangiola andò al magazzino, ma non voleva ucciderli. Dico questo perché Nino Pricoco era uno sveglio. Non è un cretino. Se voleva sparare per ucciderli, l’avrebbe fatto tranquillamente» . E alla luce ella sentenza emessa ieri, per i giudici De Rosa è un collaboratore credibile. Angela Panzeraa