Colpevoli anche in Appello. La Corte d’Assise d’Appello di Reggio Calabria, presieduta da Roberto Lucisano, ha confermato gli ergastoli per Antonio e Francesco Napoli, ritenuti responsabili dell’omicidio di Fabrizio Pioli. Per loro durante la propria requisitoria il pg Alberto Cianfarini chiese la conferma della condanna inflitta in primo grado. I giudici di Piazza Castello, però, non hanno accolto la richiesta di ergastolo che il pg aveva avanzato nei confronti del figlio di Antonio Napoli, Domenico Napoli: questi – difeso dagli avvocati Francesco Albanese e Marcella Belcastro – è stato condannato a 13 anni e 4 mesi di reclusione, a fronte di una condanna a 18 anni rimediata in primo grado dalla Corte d’Assise di Palmi. Confermata l’assoluzione per Rosina Napoli, difesa dagli avvocati Angelo Sorace e Guido Contestabile. Alla luce della sentenza emessa oggi regge in toro l’impianto della Procura di Palmi, rappresentata dal pm Giulia Pantano, ora in forza alla Dda dello Stretto, che fece condannare i mandanti e gli esecutori materiali del giovane elettrauto ucciso nel 2012. Un omicidio che sarebbe stato effettuato in concorso tra Napoli, il figlio Domenico, il nipote Francesco e la moglie Rosina, quest’ultima accusata di aver di aver istigato il marito “a distanza” dopo aver scoperto la relazione tra la figlia e Fabrizio; per la donna però gli indizi in primo grado non furono sufficienti e anche in questo grado di giudizio è stata assolta dalle accuse. Anche per la Procura Generale non vi erano presenti elementi tali da dimostrare il coinvolgimento della Napoli nella vicenda. A lanciare l’allarme per la scomparsa di Pioli era stata Simona Napoli, il giorno in cui il giovane gioiese era andato a trovarla presso la propria abitazione di Melicucco. Subito dopo la scomparsa di Pioli la sua auto venne ritrovata carbonizzata; il suo corpo peró fu rinvenuto un anno dopo. Per recuperare il cadavere, sarebbe stata fondamentale la confessione di Antonio Napoli, ricercato dal 23 febbraio 2012, giorno in cui non si sono avute più notizie del ragazzo, e costituitosi poco prima del ritrovamento. Per gli inquirenti sarebbe stato Napoli, assieme ai suoi familiari, ad ammazzare Fabrizio “reo” di aver intrapreso una relazione con la figlia, Simona, sposata e mamma di un bambino. È stata Simona stessa, nell’immediatezza dei fatti, a mettere gli inquirenti sulla pista giusta. La Corte d’Assise d’Appello di Reggio Calabria, quindi, ha confermato gli ergastoli per Antonio Napoli (difeso dagli avvocati Francesco Calabrese e Marcella Belcastro) e Francesco Napoli (difeso dagli avvocati Giancarlo Pittelli e Guido Contestabile) già emessi in primo grado, ma mitigato la condanna per Domenico Napoli. Adesso occorrerà attendere novanta giorni per il deposito delle motivazioni della sentenza di secondo grado.
Angela Panzera