di Stefano Perri – ”La politica deve fare delle scelte chiare sul porto di Gioia Tauro. Va definito il ruolo del porto nel sistema infrastrutturale del sud e nel sistema portuale italiano. Va deciso se il destino del porto sia quello di rimanere solo per il transhipment o se invece si vuole trasformare in un porto gateway collegandolo al sistema portuale e dei trasporti calabresi”. Parla così la Professoressa Francesca Moraci, docente ordinario di pianificazione e progettazione urbanistica all’Università Mediterranea di Reggio Calabria. Il suo nome compare nella prestigiosa lista dei ”saggi” chiamati dal Governo Renzi con l’obiettivo di elaborare e valutare il Piano strategico nazionale della portualità e della logistica.
Un compito certamente complesso, che la Professoressa Moraci sta portando avanti insieme ad alcuni trai rappresentanti degli attori istituzionali più autorevoli del settore portuale italiano: da Assoporti alle Rete Autostrade del Mare, dalla Confitarma a Contship, fino arrivare ai rappresentanti istituzionali del Ministero dei Trasporti, della Cassa Depositi e Prestiti e della Presidenza del Consiglio. Un trust di cervelli che hanno definito in questi mesi una serie di indicazioni per il piano italiano della portualità, che sarà messo a punto a breve, una volta nominato il nuovo Ministro dopo le dimissioni di Lupi.
Da profonda conoscitrice della materia, ed in particolare del sistema calabrese dei trasporti, la Professoressa della Mediterranea, ha costruito un suo personale parere in merito al futuro del porto di Gioia Tauro, una delle principali infrastrutture italiane in ambito marittimo. ”E’ uno dei pochi porti – commenta – in grado di ospitare le meganavi. Andrebbe integrato nel sistema dei porti italiani rispettando un disegno generale che veda funzioni e livelli complementari. Non va bene giocare l’uno a discapito dell’altro”.
Gioia Tauro dunque non può che essere dunque una questione nazionale. Certamente contano le scelte della politica regionale, ma il futuro del porto calabrese deve passare attraverso il posizionamento che il Governo deciderà di assegnargli nello scacchiere europeo. ”L’obiettivo – spiega la professoressa – è quello di riconquistare una leadership mediterranea, in particolare rispetto alle sponde del nord Africa, che favorirebbe l’intero Paese e nello specifico il meridione”.
”Il sistema dei porti italiani – spiega ancora la Professoressa Moraci – non è competitivo rispetto a quelli del nord Europa. Eppure esistono delle eccellenze, con importanti infrastrutture, ben integrate con il sistema trasportistico, che hanno ottime potenzialità”. Gioia Tauro dovrebbe entrare nel cerchio magico del top dei porti italiani. La ricetta, per la Professoressa Moraci, è che lo si apra ”al sistema dei trasporti locali, integrandolo con gli altri porti calabresi, su tutti Corigliano e Crotone, costruendo un asse trasversale e favorendo in questo modo la nascita di attività industriali sul territorio”. Per fare ciò ”serve soprattutto l’infrastrutturazione ferroviaria. Il ruolo delle ferrovie nel sistema merci, è fondamentale – spiega la Professoressa – come peraltro lo è per il trasporto delle persone. La ricetta è quella della Zona Economica Speciale, per favorire le attività nel retroporto, attraverso la defiscalizzazione ma anche ad esempio la produzione autonoma di energia”. Tutte iniziative mirate a favorire una maggiore vitalità del retroporto.
Negli anni la programmazione è andata avanti solo con la politica degli annunci. Poco o nulla è stato fatto per dare al porto quella speranza di crescita che anzi, nel corso del tempo, è andata via via scemando. Lo dimostra ad esempio il fatto che l’ultimo bando di 25 milioni di euro dedicato agli investimenti nell’area del porto è stato definanziato dalla Regione Calabria ufficialmente per via dell’assenza di progetti con i requisiti richiesti. Una bella mazzata per il programma di rilancio del porto. Pare quasi che esista una volontà pregressa di affossare l’infrastruttura.
Una cosa è certa: la Calabria dovrebbe pensare al suo porto come una grande opportunità economica. E d’altro canto il porto non può prescindere dal rapporto con le attività produttive calabresi. La professoressa Moraci conferma: ”C’è un modo per fare decollare Gioia Tauro: bisogna dare a questo porto delle funzioni integrate con il territorio”.
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