Condanne leggermente più basse, ma supera lo scoglio della Corte d’Appello di Reggio Calabria il processo di secondo grado celebrato in abbreviato e scaturito da una complessa operazione antidroga, denominata “Meta 2010” coordinata dalla DDA di Reggio Calabria, che il 9 novembre del 2012 aveva portato all’emissione di 30 misure cautelari e al sequestro di 2,6 tonnellate di cocaina. Questo pomeriggio la Corte presieduta da Adriana Costabile pur comminando pene più basse ha confermato quanto già deciso in primo grado dal gup Adriana Trapani. Ecco quanto deciso dai giudici: Alessandro Alloni, 10 anni di reclusione e 32mila euro di multa; Nicola Certo, 7 anni e 6 mesi anni di reclusione; Antonio Della Rocca, 11 anni e 8 mesi di reclusione; Antonio Franzè, 15 anni e 8 mesi di reclusione e 36mila euro di multa; Giuseppe Galati, 7 anni e 6 mesi di reclusione; Giorgio Galiano, 14 anni e 8 mesi di reclusione e 32mila euro di multa; Francesco Grillo, 7 anni e 6 mesi di reclusione; Giovanni Mancini, 15 anni e 8 mesi di reclusione e 36mila euro di multa; Filippo Paolì, 11 anni e 8 mesi di reclusione; Salvatore Pirrò, 6 anni di reclusione e 28mila euro di multa; Tommaso Pirrò, 8 anni di reclusione e 30mila euro di multa; Alessandro Pugliese, 14 anni e 8 mesi di reclusione e 30mila euro di multa; Giuseppe Pugliese, 13 anni e 6 mesi di reclusione; Vincenzo Pugliese, 13 anni e 6 mesi di reclusione; Fabrizio Sansone, 7 anni e 6 mesi di reclusione; Giuseppe Topia, 16 anni e 8 mesi di reclusione e 40mila euro di multa; Iyad Waked El Ghandour, 3 anni e 4 mesi di reclusione. Alla luce di questa sentenza della Corte d’Appello, confermato in pieno l’impianto accusatorio costruito dal pm Alessandra Cerreti, L’operazione “Meta 2010” ha portato a uno dei maggiori sequestri di droga operati in Europa negli ultimi 20 anni. Così le forze dell`ordine hanno definito il blitz che il 9 novembre 2011 portò al sequestro di 2,6 tonnellate di cocaina e all’emissione di un’ordinanza di custodia cautelare a carico di 30 persone. Un’indagine complessa, inizialmente coordinata dalla Procura di Roma, quindi passata per competenza alla Dda di Reggio Calabria perché l’importazione di stupefacente, ha segnalato il gip di Roma, è stata «certamente consumata nel porto di Gioia Tauro». (an.pa)