di Clara Varano – Non ci sono solo Carlo Maria Guarany ed Emilio Gammuto, i due calabresi, crotonese il primo e cosentino il secondo, coinvolti nella vicenda definita “Mafia Capitale” della ormai nota inchiesta della Procura di Roma “Mondo di Mezzo”, a legare Salvatore Buzzi e Massimo Carminati, i principali esponenti dell’organizzazione, alla Calabria ed alla ‘ndrangheta.
La vicenda di “Mafia Capitale” è ormai nota. Buzzi e Carminati, attraverso le cooperative di cui erano titolari riuscivano a tenere economicamente Roma sotto scacco. Coinvolti ad ogni livello esponenti del mondo politico, partiti, l’ex sindaco pidiellino Gianni Alemanno, che è indagato, insomma, nulla di nuovo rispetto ad un modello che in Calabria conosciamo bene, ma quella è Roma, la capitale, e loro, Buzzi e Carminati, non sono parte della criminalità organizzata “tradizionale”, no, ne hanno costituita una tutta loro. Con loro si deve contrattare se si vuole entrare nei “salotti” criminali romani. E devono farlo anche cosa nostra, camorra e, ovviamente, la ‘ndrangheta.
Non esiste, almeno per il momento, un coinvolgimento diretto della ‘ndrangheta nel terremoto capitolino, anche perché non è la Dda titolare dell’indagine, però il suo nome viene fuori nelle pagine della corposa ordinanza di custodia cautelare del gip Flavia Costantini. “Facci entrare anche la ‘ndrangheta” dice Carminati parlando degli affari sempre più grossi delle cooperative. A dire a Carminati di far entrare a pieno titolo la “Calabrese” nel giro di affari è qualcuno di cui non è noto il nome. Con la ‘ndrangheta, dunque, si dialoga prima che con gli altri, con lei i maggiori rapporti.
Dai tempi della Magliana le cosche per aver accesso a Roma dovevano bussare alla malavita romana. Oggi, a quasi 40 anni di distanza, le cose non stanno diversamente, cambiano i nomi, ma non i fatti.
Gli incontri, secondo l’informativa del Ros, sarebbero avvenuti anche in Calabria, dove Buzzi avrebbe trattato di “affari” insieme ad un altro sodale, con qualche esponente delle ‘ndrine del posto. In una conversazione captata dalle cimici dei carabinieri, Buzzi, infatti, dice al “Guercio” (Carminati), parlando proprio del sodale: “…è tremendo…gli ho visto fare una volta una trattativa con la ‘ndrangheta…ce fai sparà gl’ho detto…ce fai sparà…a trattà su 5 lire…gl’ho detto scusa “e questo rompeva il cazzo…” ce sparano sto giro…in piena Calabria!”.
I rapporti tra il famoso “mondo di mezzo” e la ‘ndrangheta, rispetto a quello che si evince dall’ordinanza sono certamente maggiori. Unico nesso diretto con la Calabria, per il momento, a parte queste frasi dette qua e là, è un uomo, Giovanni Campennì, nato a Vibo Valentia e residente a Nicotera. Con lui si parla di soldi, di spartizione di spese, di atteggiamenti omertosi di questo o quel complice, si parla di politici, di costi, di contabilità in nero, insomma, Campennì è presente ad alcuni incontri fondamentali per l’organizzazione ed è il destinatario di alcune confidenze fatte da Buzzi, braccio destro dell’ex Nar.
Giovanni Campennì, va chiarito, non risulta indagato in alcun modo, ma secondo il Ros opera con cooperative nei servizi ambientali e risulta gravato, c’è scritto a pagina 121 dell’informativa consegnata al capo della Procura Giuseppe Pignatone, “da pregiudizi penali per il reato di tentata estorsione e legato da vincoli parentali a sodali dell’organizzazione ‘ndranghetista che fa capo alla famiglia Mancuso di Limbadi”. Il Ros sottolinea, inoltre, che Giovanni è fratello di Francesco Antonio Campennì “arrestato e condannato nell’indagine denominata Decollo, condotta dal Ros sotto la direzione investigativa dalla Dda di Catanzaro”.
Le conversazione tra Buzzi e Campennì sono molte, tra queste peculiare quella relativa all’arresto di Riccardo Mancini, ex Ad di Eur Spa. In quella circostanza Buzzi spiegava a Campennì come a Mancini fosse stato intimato il silenzio sull’organizzazione: “prima che se l’annavano a piglià semo annati a piglià….gli avemo detto <cioè o stai zitto e sei riverito o se parli poi non c’è posto do’ te poi andà a nasconne> ..semo annati a pijà na settimana prima che…”, “…che succedeva”, risponde Campennì anticipando Buzzi. In sostanza una settimana prima dell’arresto di Mancini, Buzzi e qualcun altro gli avevano raccomandato il silenzio. E questo silenzio, constatato poi nei fatti, era stato premiato: “Comunque se sta a comportà bene (a parlare e Buzzi, ndr) ..però te quando l’hanno arrestato un pò de paura ce l’hai no..”, “si ma poi là dentro gli ho fatto trovare un pò di..di amicizia di calore”, sottolinea Campennì.
Ma qual è il buisness principale delle cooperative di “Mafia Capitale”? La droga? No “costa troppo”. Sono gli immigrati. Qui un altro legame con la Calabria, la terra per eccellenza degli immigrati insieme alla Sicilia. E Campennì, il suo nome, viene fuori anche in riferimento all’apertura di un centro di accoglienza immigrati a Rosarno (RC) e che sarebbe stato gestito, in qualche modo, dall’organizzazione di Buzzi e Carminati. “Salvatore Buzzi, chiedeva a Luca Odevaine – si legge nell’ordinanza – se fossero pervenute le comunicazioni dal Ministero (dell’Interno, ndr). ODEVAINE lo informava che non vi erano novità e BUZZI lo metteva al corrente che “giù ha fatto, ha trovato tutto, eh, quindi chiedeva solo se lo contattavate, perché…”. ODEVAINE gli domandava se avesse trovato anche la sede e BUZZI, confermando, aggiungeva che CAMPENNÌ era in contatto diretto con Mario SCHINA”. Lo stabile per il centro d’accoglienza a Rosarno, dunque, era già stato individuato ed era pronto all’apertura. Era il 29 maggio 2014.