di Stefano Perri – Combattere la ‘ndrangheta per gioco, si può. Il parco Lilliput di Lamezia Terme è un avamposto di legalità, un laboratorio che fabbrica speranza. Si lavora in trincea, sulle regole, sulla convivenza civile, sull’emancipazione dalla criminalità. Si lavora per un futuro diverso.
Dal 1995 il parco rappresenta uno dei pochi, se non l’unico, centro di aggregazione per i giovani di Capizzaglie, un quartiere periferico di Lamezia Terme ad alta densità criminale, dove bimbi e adolescenti crescono da sempre in un contesto degradato, ad alto rischio di devianza criminale.
Angela Regio è la piccola grande donna che ha reso possibile tutto questo. Nato da una costola della Comunità Progetto Sud di Don Giacomo Panizza il Parco è stato realizzato, ormai quasi venti anni fa, grazie ad un progetto finanziato con il Fondo Sociale Europeo.
Al suo interno si organizzano attività di animazione, giochi sportivi, arte, teatro, cinema e musica rivolti soprattutto a bambini, adolescenti e giovani del quartiere e di tutto il territorio lametino. Attività formative e culturali che mirano a sollecitare esperienze di cittadinanza attiva. Educazione alla legalità ed al rispetto di sé e degli altri.
Il rispetto, un concetto fondante per l’esperienza del Parco Lillput. Il rispetto delle regole anzitutto. E’ questa la piccola grande rivoluzione che Angela ha costruito nella sua esperienza legata al gioco. ”Il progetto è nato mettendo insieme 30 giovani di Lamezia – ci racconta – la maggior parte dei quali disoccupati, rom, ex tossicodipendenti. Ed oggi rappresenta una delle realtà sociali più solide della città”.
Una scommessa vinta, il Parco Lilliput. Un’occasione per il quartiere di scrollarsi di dosso l’immagine negativa di un territorio dove a farla da padrone è sempre stata la ‘ndragheta. Da anni ormai gli operatori di Progetto Sud organizzano manifestazioni e feste che coinvolgono di volta in volta altre associazioni, enti, scuole, parrocchie della città. Una task force di agenzie educative unite nell’intento di creare per Capizzaglie e per Lamezia un futuro diverso.
La metodologia di animazione e di educazione è improntata alla partecipazione, al coinvolgimento e alla solidarietà reciproca ed è proposta da animatori con esperienza di conduzione di gruppi e da volontari della Comunità Progetto Sud che stabilmente gestiscono il Parco.
”Oggi sono proprio loro a darmi una mano – ci racconta Angela – gli ex ragazzini terribili sono i migliori animatori che potessi trovare. Perché vengono percepiti da tutti come un esempio. Qui i ragazzini un tempo venivano utilizzati per fare i corrieri della droga – spiega – oggi hanno la possibilità di vivere in un contesto diverso, stimolante. La nostra scommessa è stata quella di creare un punto di incontro e di gioco che servisse a tutti. La sfida è stata quella di mettere insieme i bambini del quartiere con i figli dei boss. Quando hanno compreso che le regole erano uguali per tutti sono rimasti un po’ disorientati. Ma poi hanno capito che rispettare le regole conviene agli altri e anche a sé stessi”.
Oggi il Parco Lilliput è ormai divenuto una delle realtà sociali più solide di Lamezia Terme. A frequentarlo è ormai la quinta generazione di bambini. ”Centinaia di giovani che abbiamo cresciuto” racconta Angela. Nei suoi vent’anni di storia in pochi hanno tentato di danneggiarlo. ”Soprattutto – spiega Angela – quando hanno capito dentro il Parco non funzionava la legge del più forte ma quella delle regole. Mi hanno minacciata, ma si sono mai azzardati a toccarmi perché sono donna. E quando ho capito che non mi avrebbero mai fatto del male ho giocato su questo. E mi sono spinta oltre tanto che oggi ormai mi chiamano la boss del quartiere. In qualche occasione però qualcuno è perfino arrivato a tentare di distruggerlo. E quando è successo – racconta – ho provocatoriamente proposto di chiuderlo e di farci qualcosa altro. Ma dopo un po’ i ragazzi si sono proposti loro stessi di riparare i danni. Ed è stata la vittoria più bella perché abbiamo capito che erano loro stessi a riconoscerne l’utilità”.
Sono tante le storie che si incrociano nel lungo percorso del Parco Lilliput. ”Penso – racconta ancora Angela – a chi non ce l’ha fatta a uscirne. A quei ragazzini cresciuti che oggi sono finiti in carcere. Penso ad esempio ad un ragazzo bello e intelligente. Ha commesso degli omicidi e non so neanche se uscirà più di galera. Ultimamente ha riconosciuto di essersi rovinato la vita. Il mio pensiero va proprio a loro, a quelli che non siamo riusciti ad aiutare”.
Ma al di là di quelle rare eccezioni, il Parco Lilliput ha rappresentato per molti ragazzi di Lamezia Terme uno dei principali luoghi di aggregazione e di confronto. Un pilastro di legalità fondamentale per il quartiere e per la città. ”Oggi siamo una realtà solida – commenta Angela – un seme di convivialità e di regolazione sociale. Non esiste più il rischio che il Parco possa essere chiuso. Ed è questa la vittoria più grande. Un investimento educativo ragionato su un’ottica duratura. Il metodo giusto per far crescere un territorio, costruire qualcosa che duri nel tempo, che si radica a livello popolare al di là delle iniziative estemporanee. Il Parco Lilliput rappresenta ormai il segno tangibile dell’affermazione della legalità. E’ un paradosso, ma noi ci siamo arrivati… giocando!”.