Mario Tripodi, 40 anni; Antonio Tripodi, 49 anni; Orlando Tripodi, 27 anni, tutti di Porto Salvo, frazione di Vibo Valentia; Salvatore Vita, 38 anni, di Vibo Valentia; Francesco Comerci, 38 anni, dei Messina; Massimo Murano, 40 anni, di Busto Arsizio (Va); Cristian Sicari, 28 anni, di Tropea; Giovanni Aracri, 43 anni, di Vibo Valentia; Maria Alfonsa Farfaglia, 44 anni, di Vibo Valentia; Gregorio De Luca, 35 anni, di Vibo Valentia; Raffaele Acanfora, 45 anni, di Scafati (Sa); Daniele Marturano, 40 anni, di Vibo Valentia; Orazio Mantino, 41 anni, di Vibo Marina. Speculavano anche sulle disgrazie della popolazione i presunti affiliati alla cosca del vibonese arrestati stamani da carabinieri e guardia di finanza. E’ quanto sottolineano gli investigatori, evidenziando come alcuni indagati si sarebbero infiltrati in un appalto da 300 mila euro per la rimozione dei fanghi dell’alluvione che colpi’ la frazione marina di Vibo Valentia nel luglio del 2006 provocando la morte di quattro persone. L’operazione ha concluso un’indagine, coordinata dalla Dda di Catanzaro, che, secondo l’accusa, ha permesso di accertare l’operativita’ della presunta cosca Tripodi (non ancora riconosciuta giudizialmente), definita una vera e propria ”holding” di ‘ndrangheta, ricostruendone le attivita’ illecite nell’arco temporale dal 2006 al 2012, le dinamiche interne ed esterne, nonche’ i variegati interessi economici in diverse Regioni. I partecipanti all’organizzazione, ritenuta subordinata alla famiglia Mancuso di Limbadi, grazie alla forza di intimidazione derivante dal vincolo associativo e della conseguente condizione di assoggettamento e di omerta’ che ne deriva, per gli investigatori, avrebbero commesso una serie di reati. In particolare, gli indagati avrebbero cercato, tramite societa’ direttamente riconducibili ad alcuni esponenti della cosca od intestate a prestanome, perlopiu’ operanti nel settore dell’edilizia, di infiltrarsi nei lavori pubblici, sia lungo la costa vibonese che in altre localita’ italiane. Inoltre avrebbero utilizzato numerose societa’ riconducibili alla cosca, come strumento per la commissione dei reati e in particolare per l’accaparramento degli appalti. Gli indagati sono anche accusati di usura nei confronti di un commerciante di auto, divenuto testimone di giustizia ed attualmente sottoposto al piano di protezione, e di estorsioni ai danni di altri operatori economici. Nel corso dell’operazione sono stati anche sequestrati beni per 40 milioni di euro tra i quali due bar in pieno centro a Roma, un altro in provincia di Milano e immobili di pregio a Roma e Milano. (ANSA).