• A3: scoperta area archeologica in cantieri

    Un’area archeologica risalente al Neolitico e all’eta’ del  Bronzo antico e’ stata scoperta nel corso dei lavori sull’autostrada Salerno-Reggio Calabria. Lo rende noto l’Anas, che ha finanziato le indagini archeologiche condotte gia’ a partire dal 2006 dalla Sovrintendenza per i Beni Archeologici. Le indagini hanno interessato l’area compresa tra gli svincoli di Gioia Tauro e di Scilla, in localita’ ‘Piani della Corona’ nel comune di Bagnara Calabra, e “hanno portato alla luce – riferisce l’Anas – un sito archeologico pluristratificato di notevole importanza che occupava la parte finale dell’esteso terrazzo che, aperto verso il mare, domina l’area dello Stretto di Messina”.
    I risultati della campagna di scavi archeologici sono stati presentati oggi, presso la sede della provincia di Reggio Calabria, nel corso di una conferenza stampa alla quale hanno partecipato Gavino Coratza, direttore centrale nuove costruzioni dell’Anas, Santo Giuffre’, assessore allo spettacolo, cultura e beni culturali della provincia di Reggio Calabria, Caterina Greco, sovrintendente per i Beni Archeologici per la Calabria e Rossella Agostino, responsabile del territorio Sovrintendenza Beni Culturali per la Calabria.
    “Le scoperte archeologiche rinvenute nei cantieri del V macrolotto – ha dichiarato Gavino Coratza, direttore centrale nuove costruzioni dell’Anas – sono la testimonianza, ancora una volta, che la realizzazione di infrastrutture e il rispetto del patrimonio storico non sono in contraddizione e che, anzi, i lavori stradali rappresentano occasioni a volte uniche per ricostruire le vicende storiche di questi luoghi”.
    Le aree in questione sono state indagate da un’equipe di archeologi coordinata da  Maria Maddalena Sica, docente presso la scuola di specializzazione in Archeologia di Matera dell’Universita’ della Basilicata, nei mesi di gennaio-aprile 2007 e successivamente nel periodo gennaio-luglio 2008. Tali indagini hanno consentito di portare alla luce un sito risalente all’eta’ pre e protostorica, che testimonia un utilizzo dell’area riconducibile al Neolitico finale (V millennio a.c.) e alle fasi piu’ antiche dell’eta’ del Bronzo (inizi del II millennio a.c.).
    Secondo quanto riferisce l’Anas “ai piu’ antichi ritrovamenti, come due tombe di eta’ neolitica e il coevo materiale ceramico e litico, si aggiungono due nuclei abitativi che, da un’indagine preliminare dei materiali rinvenuti (frammenti di recipienti e altri manufatti in ceramica, industria litica scheggiata in ossidiana e selce, macine, macinelli), sembrerebbero appartenere alle fasi iniziali dell’eta’ del Bronzo (inizi del II millennio a.c.), rimandando ad una struttura socio-economica familiare”.
    “E’ bene ricordare – ha spiegato Coratza – l’eccezionalita’ dell’intero complesso e dei rinvenimenti finora documentati, caratterizzati da strutture capannicole, da un’articolata stratigrafia, da tombe, da manufatti litici e ceramici, da un complesso sistema di raccolta e canalizzazione delle acque, dimostrato dalla presenza di almeno una cisterna e diversi canali di deflusso”. “L’attivita’ sinergica tra Anas, Sovrintendenza ed enti locali – ha concluso Coratza – ha consentito il regolare svolgimento dei lavori nel cantiere Anas tra Gioia Tauro e Scilla, dove l’avanzamento percentuale dei lavori e’ pari al 35%”. (Adnkronos)

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