Dal consigliere provinciale Omar Minniti riceviamo e pubblichiamo
Sono legittime e sacrosante le rivendicazioni avanzate dagli Lsu-Lpu ai margini del Consiglio provinciale di venerdì sera. I precari, dopo oltre dieci anni di servizio svolto con professionalità, chiedono che vengano finalmente garantiti i loro diritti e si giunga ad una parificazione di trattamento con gli altri dipendenti della Provincia. Dopo anni di "lavoro nero legalizzato", senza contributi, diritto alla malattia, ferie, tredicesima, contribuzione ai fini pensionistici e riconoscimento di rappresentanza sindacale, chiedono (anzi, a questo punto, pretendono) la fine di uno stato di incertezza per decine di famiglie e l'avvio del più volte annunciato processo di stabilizzazione. Lo stato di esasperazione che regna tra gli Lsu-Lpu va compreso. Lo svuotamento del bacino del precariato è un obbligo morale assunto dalla Provincia, dalle ultime tre amministrazioni che si sono succedute, ma anche un preciso impegno politico-programmatico scritto nero su bianco dalla coalizione di centrosinistra che, alle elezioni del 2006, ha portato alla Presidenza di Palazzo Foti l'Avv. Giuseppe Morabito. Un impegno che adesso, dopo due anni di governo (di cui uno passato in condizioni di dissesto finanziario ereditato dalla precedente giunta), comincia ad assumere forma e sostanza e fa intravedere, da qui a pochi mesi, la fine della precarietà per almeno 75-80 lavoratori. Ciò avverrà attraverso il canale diretto assicurato ai 15 precari impegnati presso la portineria dell'Ente e tramite il ricorso agli incentivi regionali alla stabilizzazione, a cui hanno avuto accesso sia la Provincia che la Svi.pro.re., la società in house con 100% di capitale pubblico di cui Palazzo Foti è azionista unico. Dagli impegni si passa ai fatti. L'approvazione all'unanimità del piano industriale della Svi.pro.re., avvenuta durante il consiglio di venerdì, costituisce un passaggio cruciale per la vertenza; un presupposto necessario che rende più vicino l'obiettivo fissato dalla Provincia. Ora si tratta di vigilare, di concerto coi sindacati e il comitato spontaneo dei precari, sulla celerità del processo e sulla cristallinità di tutti i passaggi necessari per stipulare i primi contratti a tempo indeterminato. Ma anche di riconoscere, nelle more di questo percorso, alcune delle rivendicazioni minime e immediate avanzate dagli Lsu-Lpu. A cominciare dall'elargizione del buono pasto a tutti i lavoratori sottoposti al rientro pomeridiano, che – a fronte di una spesa trascurabile per l'Ente, recuperabile attraverso il taglio degli sprechi – rappresenterebbe un primo segnale di effettiva parificazione e di riequilibrio del rapporto diritti/doveri tra i precari e gli altri impiegati della Provincia. Per chi è di sinistra la protesta dei lavoratori, piaccia o no, è sempre legittima e la risposta alle loro istanze è sempre doverosa. Specie se è supportata da atti tangibili…