Nell’Italia post-unitaria, l’analfabetismo al Sud toccava punte del novanta per cento. La Calabria, dopo le speranze risorgimentali e un pesante tributo di sangue ed eroi alla causa libertaria, si trovò di fronte uno Stato centralista che, ben presto, avrebbe rivelato la propria inettitudine a sanare quello squilibrio nord-sud già rilevante ma, purtroppo, destinato ad acuirsi. La stessa riforma elettorale del 1882, attuata dal governo di sinistra di Agostino Depretis, estendendo il suffragio a tutti i maschi maggiorenni, purché in possesso di licenza elementare o contribuenti alle casse dello Stato con una soglia minima di 19.80 lire, rivelò interamente la mancata volontà di coinvolgere le regioni meridionali, soffocate proprio da analfabetismo e povertà. Eppure, al di là di tutto, la maggiore libertà di stampa di cui godeva l’Italia unita e indipendente raggiunse pure la Calabria, facendo registrare tra la fine dell’Ottocento e i primi del Novecento una costante fioritura di giornali. E’ la Calabria che non smette la lotta, che non si arrende, che trova coraggio e fiato per non farsi risucchiare via dalla storia. Su questa parte poco nota ma profondamente significativa della vicenda sociale e culturale calabrese, l’ottimo saggio di Domenico Romeo, “La stampa periodica in Calabria tra ‘800 e ‘900: i periodici del circondario di Gerace” (Arti Grafiche Edizioni), appare subito come un’opera meritoria per la conservazione delle fonti storiche ed emozionante per quella elencazione di giornali – a carattere politico, letterario o religioso – che hanno dato anima e voce a questa parte di territorio. Romeo, storico attento e appassionato, ha consultato biblioteche e archivi pubblici e privati, oltre ad attingere a una ricchissima bibliografia, ricostruendo la produzione giornalistica e, con essa, la vita intellettuale e sociale dell’epoca. “Dai giornali e dagli articoli in essi contenuti traspaiono la povertà, la miseria, la disoccupazione, l’analfabetismo, le lotte politiche e sociali, l’attività degli uomini di cultura e delle associazioni presenti sul territorio…”, scrive l’autore. Tra il 1880 e il 1940, nel circondario di Gerace (trentanove comuni riconducibili al territorio dell’odierna Locride), videro la luce cinquantasei diverse testate giornalistiche. In gran parte esaurirono il loro percorso nell’arco di un anno o, addirittura, si trattò di numeri unici, ma per alcune realtà solide si registrò una decisa affermazione, se non altro nella ristrettissima cerchia in cui le pubblicazioni erano fruibili a quei tempi. I periodici dell’epoca, per lo più quindicinali o settimanali in uscita alla domenica e venduti in abbonamento, avevano tutti un formato standard: quattro pagine, grandezza A3, con testi in colonne. Il contenuto era vario: cronaca, cultura, rubriche di varia natura e molta politica, visto che, agli inizi del Novecento, anche nel circondario di Gerace, si affermarono i gazzettini di partito, dai contenuti ovviamente ideologici. Il primo periodico post-unitario fu “La Gioia”, quindicinale letterario-amministrativo, uscito a Gioiosa Ionica nel 1881; è del 1901, invece, “Calabria Nova” rivista di politica e letteratura (un’eccezione nella confezione: dodici pagine nell’attuale formato A4) pubblicata a Stilo; mentre, nel 1904, esce a Platì “Il Circo di Nerone”, giornale di letteratura e satira. La maggiore affermazione e diffusione si registra tra le pubblicazioni d’ispirazione socialista, qui legate alle istanze dei contadini, quali “La pietra infernale” e “Il grido del popolo”, entrambi usciti a Gioiosa Ionica rispettivamente nel 1904 e nel 1905, su iniziativa di Francesco Montagna, leader del socialismo ionico. Tra il 1909 e il 1910, un’altra terribile emergenza, su un territorio già tanto provato, portò alla pubblicazione di “Risurrezione – Bollettino dai paesi devastati”, volto a denunciare le condizioni disperate in cui versava il circondario geracese dopo il terremoto del 1908, che ebbe tra gli illustri collaboratori il meridionalista Gaetano Salvemini. A Siderno, nel 1910, si pubblicava il quindicinale di sinistra, “La protesta”, a cura dei soci del fascio operaio “Francisco Ferrer”. Ben cinquantuno numeri ebbe “Il Gazzettino Rosso” di Nicola Palaia, settimanale della federazione socialista circondariale, uscito a Siderno il 1 maggio 1920: probabilmente la voce più duratura tra tutte quelle levatasi a sostegno delle fasce deboli e contro il malgoverno delle istituzioni locali e nazionali. Palaia subì delle aggressioni e, nonostante il coraggio e la determinazione, nel 1921, a causa della dilagante onda fascista e della concomitante scissione socialista al congresso di Livorno, il giornale fu costretto a chiudere. Il periodo fascista, come documentato dal lavoro di Romeo, segnò una battuta d’arresto per la stampa in generale, Calabria compresa. Nel 1925, a Siderno, si pubblicava “Fede Fascista”, chiaramente orientato alla diffusione dell’ideologia di destra e numerose furono, in quei tempi, le pubblicazioni a impronta cattolica: “Petali di Rose”, “Ardore Cattolica” e “Messaggero delle Calabrie”, tra gli altri. Solo con la fine del secondo conflitto mondiale e con l’avvento della Repubblica – sottolinea Domenico Romeo – le pubblicazioni ripresero vigore. Di nuovo la libertà, ma per la Calabria, tanti, troppi problemi ancora irrisolti e l’identica necessità di far sentire la propria voce.
Maria Teresa D'Agostino