Da Stefano Perri del Coordinamento Nazionale Federazione Giovanile Comunisti Italiani riceviamo e pubblichiamo
E' davvero assurdo pensare che oggi ci sia ancora gente che abbia voglia di mettere in discussione le enormi conquiste che attraverso le lotte di milioni di cittadini si sono ottenute durante lo scorso secolo. L'attacco alla legge 194 sull'aborto, portato avanti in questi giorni da Azione Giovani, l'organizzazione giovanile del defunto partito di Alleanza Nazionale, ha davvero dell'incredibile! In primo luogo perché attraverso questa campagna lanciata a livello nazionale e ripresa anche a Reggio Calabria, si utilizza un tema talmente importante come la legge sull'aborto solamente con fini elettoralistici, in competizione con l'UDC che non ha voluto sottomettersi al giogo berlusconiano. Ma quello che è ancora più grave, entrando nel merito, che attraverso questa posizione politica si vuole mettere in discussione la libertà della donna di poter decidere del proprio futuro. Le giovani ed i giovani sanno bene quanto oggi sia difficile portare avanti una gravidanza, magari inattesa, ed assicurare un futuro ad un nascituro nelle particolari condizioni socioeconomiche determinatesi negli ultimi anni. L'interruzione volontaria di gravidanza deve assolutamente essere considerata come un male, alla quale giungere solamente come estrema soluzione, considerati anche gli ingenti danni di natura psicologica e fisica che l'aborto provoca nei genitori ed in particolare nella donna. Ma non può essere assolutamente messo in discussione il diritto a decidere del proprio futuro, specie in nome di ideali bigotti che idolatrando la sacralità della vita mettono in competizione il futuro del concepito con quello dei genitori.
La legge sull'aborto rappresenta uno dei passi legislativi più avanzati per l'Italia, anche in relazione alla legislazione internazionale, nell'ambito della quale l'aborto viene considerato come un diritto imprescindibile. Grazie alla legge 194 del 1978 si è riusciti in pratica a dimezzare il ricorso all'interruzione di gravidanza, eliminando anche l'aberrante mercato degli aborti clandestini che rappresentavano una vera e propria piaga sociale per il nostro Paese, mettendo seriamente a rischio la salute di migliaia e migliaia di giovani donne.
Ma quello che più di ogni altra cosa mi stupisce, è che a portare avanti questa campagna, siano proprio dei giovani, che evidentemente, vivendo lontani dalla realtà quotidiana, non comprendono quanto importante sia per i loro coetanei l'esistenza di una legge che tutela la salute e la libertà di decidere, qualora si presenti il dato di una gravidanza inattesa o soggetta a future problematiche.
Al bigottismo dei soldatini di Azione Giovani, contrapponiamo una politica seria di informazione e di educazione alla sessualità, che parta soprattutto dalle scuole, dove è necessario promuovere l'utilizzo dei metodi contraccettivi anche per aumentare la consapevolezza circa la sicurezza dei rapporti sessuali soprattutto in ambito medico e sanitario. E' necessario inoltre un piano nazionale di investimento per potenziare la rete dei consultori pubblici, in modo da limitare il più possibile l'influenza di quelli confessionali, che in nome di dettati religiosi, pretendono di influire sulla quotidianità e sulle scelte individuali delle persone. In ogni struttura sanitaria dovrebbe essere garantita la presenza di mediatori culturali e linguistici, per assicurare anche agli stranieri i diritti sanitari imprescindibili che sono propri di tutti gli esseri umani, ed è necessario tenere alla larga da queste strutture tutti i medici obiettori di coscienza che si rifiutano di praticare l'aborto sulle donne che lo scelgono.
E' assolutamente errato pensare che attaccando la legge 194 sull'aborto, si determini un aumento delle nascite e si sostenga la formazione di nuove famiglie. I motivi per cui oggi è difficile formare un nucleo familiare sono ben altri, ed in larga parte determinati dall'assolutismo liberista portato avanti negli ultimi anni in Italia in particolare dal centrodestra berlusconiano. I giovani italiani lo sanno bene, e tutti i giorni sentono sulla propria pelle la difficoltà di costruirsi un futuro, afflitti dalla precarietà del vivere quotidiano. Come è possibile immaginare la nascita di un bambino senza la sicurezza di un lavoro stabile? E' per questo che è necessario abrogare la legge 30, cancellare per sempre le forme di lavoro precario, garantire i diritti ai giovani che si avvicinano al mercato del lavoro assicurando un futuro stabile insieme con percorsi di continua formazione e aggiornamento. Sono queste le politiche in favore della famiglia che permetterebbero ai giovani italiani di tornare a costruire un futuro stabile per loro e di sicuro anche per i propri figli.