Parte da Saline Joniche la giornata di mobilitazione nazionale contro l’uso del carbone targata Legambiente. “No al carbone”, no alle “bugie che ruotano attorno ai suoi affari economici è la denuncia dell’associazione ambientalista. Falso che le nuove centrali rispettino l’ambiente. Sono e restano quelle che producono la maggiore quantità di anidride carbonica. Falso che comprare carbone aiuti i paesi del Sud del mondo. Il carbone
arriva per il 98% da paesi extra UE come Sud Africa, Indonesia, Colombia e Cina. Tutti posti dove le condizioni di lavoro dei minatori sono ben al di sotto degli standard minimi in termini di sicurezza, salute e diritti sindacali. Falso dire che il carbone sia energia pulita. È, e resta, altamente inquinante. Le uniche fonti per produrre energia pulita, riducendo quindi l’uso di petrolio e combustibili sono quelle rinnovabili: eolico, solare, geotermico, biomasse. Dunque nel terzo compleanno del Protocollo di Kyoto, Legambiente dichiara battaglia dalla Calabria e dalla provincia reggina alle fonti di energia insostenibile. Al grido di “Stop al carbone nelle centrali termoelettriche”, l’appuntamento di questa sabato è stato davanti al porto di Saline Joniche. Legambiente, ma anche Aspromonte Liberamente insieme a diverse altre sigle ambientaliste, e soprattutto i cittadini che ogni giorno vivono questo territorio. Uniti per dire il loro “no” compatto al progetto della centrale a carbone che una società svizzera sta progettando proprio in quella “cattedrale nel deserto”. La struttura abbandonata che da anni fa gola ai progetti di multinazionali e simili pronte ad impiantarci lì la qualunque. Sordi alle battaglie del suo territorio e a quei progetti che la vorrebbero sito da valorizzare in maniera diversa.
“Carbone vuol dire la fonte fossile a maggiore emissione specifica di CO2 per la produzione elettrica. In Italia, spiegano i responsabili di Legambiente, il carbone contribuisce già oggi in maniera rilevante allo sforamento di quell’obiettivo nazionale di Kyoto previsto per il 2012. ma ancora oggi continuano ad essere attive in Italia ben 12 centrali a carbone. Una politica industriale che nessun governo italiano, denuncia il numero uno dell’associazione Vittorio Cogliati Dezza, ha finora voluto contrastare apertamente”. Le centrali a carbone attive nel nostro paese, hanno emesso, dati alla mano, qualcosa come 42,2milioni di tonnellate di CO2, nel solo 2006. Ben il 30% delle emissioni nel settore termoelettrico. Il tutto per produrre solo il 14% dell’elettricità nazionale. Sforando di oltre 3milioni di tonnellate i limiti imposti da Bruxelles. Un trend che continua a crescere. A questo va aggiunta anche la questione dei progetti in corso. Da Torrevaldaliga Nord a Civitavecchia in via di ultimazione, all’entrata in vigore della centrale già esistente nel Sulcis. E poi i progetti di riconversione relativi a Porto Tolle e Rossano Calabro. La richiesta di valutazione di impatto ambientale per la costruzione di un gruppo a carbone a Vado Ligure. Il via libera dato ad Endesa dalla Regione Sardegna per la riconversione a carbone di due gruppi alimentari a olio combustibile dell’impianto di Fiume Santo.
“Contrariamente a quanto sta accadendo dalle nostre parti, evidenzia poi Legambiente, le condizioni del mercato internazionale stanno cambiando. Nei primi mesi di questo 2008 i prezzi del carbone hanno superato per la prima volta la cifra record di 100 dollari a tonnellata. Con una domanda in costante crescita a dispetto di riserve in calo come conferma la stessa Energy World Group che prevede il picco del carbone nel giro di una ventina di anni. Cade quindi anche il principale argomento a favore dei progetti di riconversione in Italia: il vantaggio dei prezzi e dell’approvvigionamento. Senza dimenticare poi che il prezzo per chi inquina è sempre più salato. Parola di UE che vuole ridurre le emissioni dei suoi paesi entro il 2020 fino al 20% dei gas serra.
L’Italia è avvisata, “al prossimo Governo l’augurio di saper raccogliere la sfida, chiosa il responsabile scientifico di Legamebiente Stefano Ciafani. Il futuro parla solo in termini di fotovoltaico ed energie rinnovabili.
gdg