La riscoperta di riferimenti letterari sulla nostra città, unita al gusto di fermare il tempo per condividere l’ascolto di una gradevole lettura.
Nella sala Spazio Cultura Anassilaos di via Rosselli, Stefano Iorfida, presidente dell’Associazione, affiancato dal Laboratorio di Lettura , ha accompagnato un raccolto cenacolo di interessati a curiosare in un passato letterario ordito di racconti più o meno fantastici. Lo sfondo dei suoi svolgimenti è proprio la città di Reggio, rintracciata nelle novelle di due autori della letteratura italiana del ‘500: la XVI del III libro delle Novelle di Matteo Bandello e la I della IV Deca degli Ecatommiti di Giovan Battista Giraldi Cinzio.
Si tratta di nomi poco noti rispetto ai grandi del tempo ma non per questo meno influenti, considerando che la loro produzione condizionò, per alcuni aspetti, l’evoluzione letteraria di Inghilterra, Francia e Spagna e si riflesse nell’opera di grandi come Shakespeare e Cervantes.
Le vicende narrate dalle novelle sono ambientate nella nostra città. Sebbene si tratti di opere di fantasia, Stefano Iorfida, attraverso una personale ricerca, ha tentato di cogliere gli echi di storia che emergono da questi bizzarri racconti per ricostruirne una verosimile collocazione nella storia.“… A Reggio in Calabria, città molto antica e dal cui lito vogliono che la Sicilia per un terremuoto si smembrasse e di terra ferma si facesse isola…”, la novella di Bandello racconta di una giocosa beffa sortita ai danni di un vescovo di Reggio da un tale Bigolino, suo servitore.Essa si apre con una dedica in cui l’autore informa di aver appreso la piacevole storia che sta per raccontare da Sebastiano d’Este, presso la dimora del suo signore Pirro Gonzaga, capitano di ventura morto nel 1529. A questo primo dato storico si accompagna il riferimento nel testo alla presenza di vicerè e baroni a Reggio che cautamente permetterebbe, dunque, di inquadrare il racconto in un periodo storico compreso tra il1506-1507 (dopo la conquista del Regno di Napoli da parte dello spagnolo Ferdinando I) e il 1529. Ne consegue, inoltre, che il vescovo di cui si racconta potrebbe identificarsi con Girolamo Centelles, arcivescovo stanziale a Reggio tra il 1529 e il 1535.Dagli Ecatommiti di Giraldi Cinzio invece emerge la vicenda di un inganno malevolo. “Era in Reggio di Calabria, che da alcuni è detto Risa…” il malvagio Epiuolo il quale, nel tentativo mal riuscito di ereditare gli averi del nipote Afele, viene sconfessato dal podestà del luogo e condannato a morte.Qui gli spunti di riflessione nascono dai riferimenti alla presenza di un podestà, poi di un signore della città e infine di un regno che ricostruiscono un ambiente storico di tipo feudale, rintracciabile in quello instaurato a Reggio durante il periodo del Regno di Napoli, con gli Aragona, da Alfonso Cardona tra il 1446 e il 1462.Le opere letterarie, anche quelle di semplice diletto, riflettono consapevolmente o meno i tempi in cui vedono la luce. L’approccio di Iorfida a questi testi è senza pretese intellettualistiche o scientifiche. Lui stesso sottolinea più volte che si tratta di un gioco di cui resta il puro gusto di avvicinarsi in modo semplice alla cultura, con l’auspicio e il proposito di continuare a rintracciare riferimenti artistici e letterari riconducibili a Reggio, troppo spesso, purtroppo, sconosciuti. Giusi Chirico