L’omaggio alla pittrice veneziana Rosalba Carriera “prima pittrice de l’Europa”
(secondo la definizione dell’inglese Christian Cole in una lettera del
1705),promosso dall’Associazione Culturale Anassilaos, che si terrà giovedì 28
febbraio alle ore 18,00 presso lo Spazio Cultura (Via Rosselli), apre le
manifestazioni che il sodalizio reggino dedicherà alla Festa della Donna nel 2008.
Faranno seguito l’incontro sulle eroine del melodramma (giovedì 6 marzo), l’omaggio
ad Anna Magnani nel centenario della nascita (venerdì 7 marzo) e la Consegna della
Mimosa 2008 a “personalità al femminile del mondo del Lavoro. Delle Arti, della
Cultura, della Ricerca” (sabato 8 marzo). Rosalba Carriera nacque il 7 ottobre del
1675 da Andrea Carriera e Alba Foresti, una famiglia della borghesia veneziana che
ebbe altre due figlie, Angela e Giovanna, anch’esse pittrici. Scrive un’anonimo
biografo “Era il padre cittadino di condizione, ma di scarse fortune, e molto
inclinato a disegnare, benché legista di professione. Imitando adunque il padre suo,
non ancora giunta all'anno quattordicesimo di sua età, incominciò a pigliare da sé
solo la penna, e senza direzione né assistenza di alcuno si mise a disegnare.”
Ciononostante Rosalba ebbe una educazione raffinata. Studiò le lingue (il francese
soprattutto), la musica (fu amica di alcuni importanti musicisti della Venezia del
tempo), la letteratura. L’arte di dipingere fu comunque la sua più importante
passione. E’ probabile che l’artista abbia avuto come primo insegnante di pittura
Giannatonio Vucovichio Lazzari che la indirizzo all’arte della miniatura e del
pastello. Giambattista Zucconi, amico di famiglia, in una lettera alla famiglia
Carriera augura ad Alba di avere “perfetta salute, abbondante cioccolata, facilità di
ritrovare moneta, libri curiosi da divorare- e, per d
ipingere-buone pastelle, cassette pronte, cristalli tersi…”. In poco tempo Rosalba
divenne la pittrice più ricercata di Venezia grazie alla raffinata arte del
pastello. “Questa maniera di dipingere, fra gli altri suoi pregi, ha singolarmente
quella della morbidezza nella carnagione in modo che i nudi così dipinti riescono
appunto a chi li vede come se fossero carne vera, e vive forme impastate dalla mano
stessa della natura. Lavoro in vero difficilissimo, ma condotto dalle maestre dita
della valente Rosalba al sommo grado di perfezione”. Tutte le personalità che
passavano per la città lagunare le chiedevano il ritratto e così accanto a borghesi e
nobili fece il ritratto di sovrani quali Federico III di Danimarca, Federico
Augusto III, del duca Carlo di Baviera, del principe di Mecklemburgo. Per i suoi
grandi meriti nel 1705 viene chiamata a far parte della prestigiosa romana Accademia
di S. Luca. Fu quindi a Dresda poi, nel 1720, su invito del banchiere Crozat, che la
ospitò, si recò a Parigi dove ritrasse le personalità più importanti della corte e lo
stesso sovrano Luigi XV. Nel suo diario (giovedì 1 Agosto 1720) si legge “Ebbi
ordine da parte del Re di fare in piccolo il ritratto della Duchessa Vantadour: ed in
questo giorno ne cominciai uno piccolo dello stesso Re”. Fu ammessa nell’Accademia di
Francia. Nel diario scrive ancora (26 ottobre) “Mi fu data la lettera dell’Accademia,
e la nuova di essere stata ricevuta a piene voci senza essere stata ballottata”. Ed
ancora (9 novembre 1720) – Andata la prima volta all’Accademia dove Mr. Coypel (
primo pittore del Re) fece un breve ringraziamento agli Accademici, li quali mi
accolsero colla maggior cortesia”. Rosalba non fu abbagliata dal successo. Era forse
incline all'introversione, alla malinconia e all'isolamento, oggi diremmo fosse
affetta da depressione. Tornata
a Venezia fece un breve viaggio a Modena per una serie di dipinti alla famiglia
ducale e nel 1730 andò a Vienna.
Gli ultimi anni della sua vita non furono facili. La morte della sorella Giovanna e
soprattutto il peggiore dei mali che possa colpire un pittore, la cecità, (le
cateratte al tempo erano difficili da curare e da operare), la travagliarono al punto
che taluno scrisse che avesse perfino perduto il senno. Cosa non vera perché abbiamo
la testimonianza del Diario e delle corrispondenza che ella mantenne anche in quei
tempi difficili. che ella Rosalba morì a Venezia il 15 aprile 1757.
ASSOCIAZIONE CULTURALE ANASSILAOS
“Viaggio al termine della notte” dello scrittore francese Louis-Ferdinand Céline
sarà al centro dell’invito alla lettura promosso dall’Associazione Culturale
Anassilaos che si terrà venerdì 29 febbraio alle ore 21,00 presso lo Spazio Cultura
dell’Anassilaos (Via Rosselli) con l’intervento della Prof.ssa Paolina Messina.
Louis-Ferdinand Auguste Destouches, conosciuto con lo pseudonimo di Céline, uno degli
scrittori francesi del Novecento più controversi per le sue posizioni politiche
filo-naziste e antisemite, nasce a Courbevoie, vicino Parigi, il 27 maggio 1894 .
Dopo un infanzia difficile, a causa dei maltrattamenti del padre, appena addolcita
dalla presenza della nonna Céline, da cui trarrà poi il suo nome, viene mandato a
studiare lingue all’estero. Attratto dalla vita militare si arruola volontario,
appena diciottenne, nell’esercito francese e prende parte alla prima guerra
mondiale, ottenendo per il suo coraggio la Croce di guerra. Dopo il conflitto, che
lascerà profonde ferite nella carne ma soprattutto nello spirito dello scrittore, si
reca in Africa per dirigere una piantagione di cacao in Camerun. Dopo qualche mese
fa ritorno in Francia. Comincia a studiare medicina e prenderà la laurea nel 1924
con una tesi dedicata all'esperienza del medico Semmelweis. Viaggiò in largo e in
lungo a servizio della Società delle Nazioni affinando la sua cultura. Rientrato in
Francia nel 1928 a Montmartre inizia a svolgere la professione di medico dei poveri,
quasi gratuitamente. L’antisemitismo, comune a gran parte della società francese del
tempo, non lo lascia immune. Tale atteggiamento traspare dai suoi scritti e
soprattutto da alcuni pamphlet nei quali denuncia la rovina della Francia a causa
degli ebrei e dei capitalisti. Con tali idee egli partecipò al regime
collaborazionista di Vichy pur non essendo organic
o ad esso. Nel 1945, finita la seconda guerra mondiale, per evitare la condanna a
morte sotto l’accusa di collaborazionismo fuggì in Danimarca dove resterà fino al
1951. Molti intellettuali francesi ne chiederanno la condanna a morte, tra essi
Sartre. Tornò in Patria nel 1951 grazie all’amnistia, e su di lui e sulla sua
opere cadde il silenzio, sia in Francia che nel resto dell’Europa, fino alla morte,
avvenuta il 1 luglio 1961. Nessuno mai si chiese, ed è maturo il tempo che lo si
faccia oggi, perché un intellettuale e uno scrittore così raffinato potesse, insieme
a tanti altri intellettuali europei, pensiamo a Ezra Pound, manifestare e nutrire
idee antisemite e filonaziste. Una domanda cui l’incontro tenterà di dare una, sia
pure parziale, risposta.