Sarà presentato sabato 19 gennaio alle ore 17,00 presso la SALA GIUDITTA LEVATO del
CONSIGLIO REGIONALE DELLA CALABRIA, nel corso di un incontro promosso
dall’Associazione Culturale Anassilaos, il volume del Prof. Giuseppe Comerci “Ex
amore adoptio” (Rubbettino Università) con l’intervento dell’On. Giuseppe Bova,
Presidente del Consiglio Regionale della Calabria;dell’ Avv. Antonio Labate; di Don
Antonino Pangallo, Direttore Caritas Diocesana; del Prof. Giuseppe Pennisi,
Università La Sapienza Roma e della Dott.ssa Valeria Ruperto D.G.I.E.P.M. – ufficio
quinto direttore sezione 4° Ministero Affari Esteri.
Scritto da un eminente professore di letteratura latina (presso l'Università degli
Studi di Messina), che ha ricevuto molti importanti riconoscimenti per la sua
attività scientifica, tra i quali il Premio Anassilaos intitolato al latinista Diego
Vitrioli, il volume del Prof. Giuseppe Comerci oltre a costituire una analisi storica
dell’adozione nel mondo antico, costruita attraverso una disamina attenta e puntuale
delle fonti sia giurisprudenziali che storiche, letterarie ed epigrafiche, latino-
classiche, proto e veterocristiane, cristiano-medievali, ed anche bibliche, nasce da
una esperienza personale fortemente sentita e vissuta che può essere considerata,
così come scrive la presentatrice “un'autentica esperienza d'amore”. Non soltanto
dunque un libro storico per addetti ai lavori, una carrellata attraverso la storia
millenaria di un'idea, l'adozione, ma un libro che racconta una esperienza. D’altra
parte non bisogna scomodare Benedetto Croce per ribadire che un’opera storica, anche
quella che si rivolge al più remoto passato, nasce sempre da un’esigenza individuale,
si nutre del presente, della vita, della carne e del dolore del ricercatore. L’autore
infatti, e la moglie, hanno dovuto affrontare tutte le enormi difficoltà che spesso
si frappongono al desiderio che numerose coppie hanno di adottare un bambino. Il
titolo stesso scelto per il volume “Ex amore adoptio”, del resto, svela il profondo
sentimento che ha ispirato la ricerca. Il volume dunque si nutre di emozioni e sono
state queste – come scrive la Dr.ssa Ruperto- “ad avere immerso subito e totalmente
il dottissimo professore nello spirito autentico dell'adozione, la quale, vissuta
con profondo amore e convinzione, in nulla si distingue dalla filiazione naturale” .
E’ infatti lo stesso studioso a ribadire nel volume quanto “la pretesa superiorità
dei l
egami di sangue” sia “più una nostra costruzione artificiosa che non un reale
elemento che inerisce alla sfera dell'affettività”. Non a caso dunque il moderno
istituto eleva l'adozione sullo stesso piano della procreazione, facendo sì che
l'iter adottivo rappresenti 'quasi una forma di "gestazione" e
l'emanazione della sentenza sì raffiguri come la "nascita" del figlio tanto
desiderato. Se il libro nasce da quella esperienza, non ne costituisce tuttavia il
racconto, poiché lo studioso si propone di offrire al lettore la storia completa di
un istituto, quello dell’adozione, che fa parte dell'esperienza umana da tempi
antichissimi prima sul piano delle semplici relazioni sociali e poi su quello della
considerazione giuridica. Già a livello primordiale- nota la Ruperto – l'assunzione
di un individuo all'interno di un corpo sociale è un fatto che appartiene alla
fisiologia del suo divenire: è garanzia di esistenza e di progresso. Questa
fisiologia si fonda, di norma, su fatti naturali – la natura si rinnova attraverso
una forma di riproduzione dell'individuo, che genera un altro individuo – ma ciò non
esclude e non rende superflua l'assunzione. Si tratta, a parere della studiosa, di
un aspetto importante che l’Autore mette in luce nel descrivere la ritualità romana
del padre che "accetta" come figlio il nuovo nato prendendolo tra le
braccia . L'adoptio è vista quale "surrogato" della filiazione. Grazie ad
essa, il nucleo sociale elementare della famiglia si amplia non già attraverso
l'atto naturale della procreazione, bensì per il solo tramite della volontà di suoi
componenti: non è il caso che governa – o concorre a determinare – la vicenda
accrescitiva della famiglia, ma la scelta dell’uomo. Le pagine del Comerci
descrivono le linee di svolgimento dell'adoptio a Roma. La civiltà romana, sorretta
da un sistema di
diritto complesso e articolato, che costituirà il fattore principale della sua
potenza e durevolezza e capacità espansiva, segna, quanto meno nel mondo
occidentale, la giustificazione del fenomeno adottivo. Diviso tra la più antica
adrogatio, atto di singolare gravità (e per questo rivestito di forme di particolare
solennità) che conduce all’estinzione di un intero gruppo familiare a beneficio di un
altre gruppo che lo assorbe, e la più comune adoptio, in cui un figlio di famiglia
(già sottoposto alla patria potestà di un pater familias) passa, lui solo, a un
gruppo familiare diverso. Singolare la tendenza, già percepibile nel diritto romano
classico, a considerare l’adoptio come una sorta di filiazione artificiale, che
condurrà in epoca post-classica all’affermazione del principio “adoptio natura
imitatur”, al punto che nel diritto giustinianeo si vieta l'adozione a chi non ha la
capacità di procreare, e l’adottante , in analogia con il padre naturale, deve avere
almeno 18 anni più dell'adottato. Già in questi aspetti –rileva la Ruperto – si
colgono alcuni aspetti di modernità dell' adoptio romana e, per un altro,
l'importanza della ricostruzione storica dell’ analisi del fenomeno in parola.
L'adozione ha un percorso che l’ha vista trasformarsi nel tempo in un processo di
evoluzione continuo. In tale “istituto”, più che altrove, si assiste al costante
tentativo di adeguare la considerazione giuridica al mutare dei costumi sociali, alla
diversa percezione dell'uomo come figura ideale, alle esigenze di tutela
dell’individuo sopratutto quando questi si sta formando, è innocente, è indifeso.