La realta' e piu' dura di quella fotografata dal rapporto della Confesercenti ed e' che ''al sud non esiste liberta' d'impresa''. Lo afferma in un'intervista al Tg2 il presidente della Fai, Tano Grasso, sottolineando che quello di Sos impresa ''sicuramente non e' un dato per eccesso''. Quanto parliamo di questi numeri dobbiamo pensare al fatto che in Sicilia, Calabria, Campania, un pezzo di Puglia e un pezzo di Basilicata, chiunque vuole fare impresa deve confrontarsi con il fenomeno del pizzo e con il condizionamento mafioso. Questo e' un territorio, un quarto dell'Italia, dove non vi e' liberta' di impresa''. Molto spesso, e' l'analisi di Grasso, ''si esalta la rivolta dei commercianti, i risultati dell'associazione antiracket. E adesso a Palermo i commercianti che denunciano. Ma dobbiamo sapere due cose: primo, se va bene, per uno che denuncia ce ne sono 100 che pagano; se va male, uno che denuncia e mille che pagano. Secondo che, poiche' c'e' la criminalita' organizzata, non ci sono imprese esterne che vengano ad investire al sud''. ''Su cento imprese straniere che entrano in Italia – e' la conclusione del presidente della Fai – 63 si fermano al nordest e appena 1 arriva in tutte le aree del Mezzogiorno''. Non tutto, pero', e' compromesso. ''La mafia e' forte non solo perche' spara, ma perche' riesce a intrecciare relazioni con il sistema economico – aveva detto in mattinata – ma oggi abbiamo un'occasione straordinaria, dopo la presa di posizione di Confindustria, che non si verificava dai tempi di Libero Grasso. Bisogna incoraggiare dunque la rivolta degli imprenditori. E il governo deve tener conto di questo dato''. (ANSA).