• Viola, un ricordo in fondo al cuore

    In merito alla cancellazione della Viola dai campionati professionistici riceviamo e pubblichiamo 

    Forse a me stesso, ma lo dovevo, a qualcuno lo dovevo.
    Il basket nel cuore, la palla a spicci spesso una compagna di vita, la pallacanestro un orgoglio soprattutto per chi ha vissuto tanti anni lontano da Reggio, soprattutto per chi ha vissuto QUEGLI anni lontano da Reggio.
    Mi “piace” ricordare, in questi giorni di vera tristezza, cosa è stata la VIOLA per me, cosa ha rappresentato la VIOLA per tutti noi lontani da Reggio. La VIOLA ci ha permesso di sognare e spesso anche di alzare la testa, ci ha permesso di essere orgogliosi della nostra Terra, delle nostre origini, della nostra gente.
    Ognuno di noi in questi giorni che hanno seguito la fine del basket reggino ha aperto li proprio cassetto dei ricordi tirando fuori aneddoti, esperienze, episodi di vita reale legata ad un mito, il mito VIOLA.
    Anche io voglio farlo, da un altro punto di vista, da reggino del nord, da colui il quale ha vissuto il mito lontano dalla nostra città, da colui il quale, anche grazie la VIOLA è stato orgoglioso di essere meridionale e reggino in particolare.
    Erano gli anni della guerra di mafia, erano gli anni del mito VIOLA.
    Il primo ricordo risale al maggio del 1990, ricordo che racchiude in sé sia l’essenza dello sport più bello del mondo sia l’orgoglio, la rivalsa, di un reggino che poco conosceva Reggio, ma che l’aveva nel cuore.
    Si gioca un quarto di finale di play-off scudetto e la VIOLA di Tonino Zorzi va a sfidare la storia della pallacanestro, quella società che è sempre stata ai vertici in Italia e in Europa: la Pallacanestro Varese di Giancarlo Sacco allora targata Antifurti Ranger e che perderà lo scudetto di un soffio contro la Scovolini Pesaro.
    Io ero piccolo, avevo 10 anni e non potevo di certo prendere l’iniziativa e allora ecco che mio padre, per nulla amante del basket, approfittando del fatto che Reggio (intesa come intera città) si era trasferita a pochi metri da casa nostra, ai piedi delle prealpi, decise che era arrivato il momento di onorare l’esser reggino e allora via verso Masnago, via verso il palazzetto, via verso Reggio Calabria.
    Giocare in trasferta che strana sensazione, sentire incitare la squadra avversaria dai propri numerosi tifosi e poi un piccolo, ma caloroso spicchio di curva (rigorosamente SUD, a nord ci stavano loro…) colorarsi di nero-arancio proprio nel tempio del bianco-rosso, sensazione unica, stupenda, irripetibile se a tutto ciò poi si aggiungono i miei soli 10 anni…
    A Varese c’era Reggio Calabria, c’erano i terroni, c’erano, a detta di molti, “i mafiosi”.
    Chi gridava terroni, chi africani, chi di tornare a casa a lavorare, chi ancora sognava un altro terremoto, ma c’era anche chi dall’altra parte, a SUD, nella SUD, incitava solo una squadra, una città, una ragione di vita, IL PROPRIO RISCATTO SOCIALE. È stato tutto stupendo fino all’ultimo secondo fino a quell’ultimo tiro, che nel silenzio del tempio del basket, ha mosso la retina in un ciuff che a saputo uccidere, questa volta sì che è il caso di dirlo, un’intera città. La VIOLA ha vinto, Reggio Calabria ha vinto i reggini TUTTI hanno vinto e proprio a Varese, la città del basket, la città giardino, la città della Lega, la città di Bossi, di Maroni e del primo sindaco leghista della storia italiana o padana, scegliete voi.
    Un valzer di emozioni, un tango di passione si struggeva nel mio corpo, “papà abbiamo vinto?”, “sì, 83 a 84, abbiamo vinto!”. Per la prima volta ero orgoglioso di essere reggino, già pensavo al mio ritorno a scuola, già pensavo che per una volta, anche per un solo giorno sarei stato io a prendere in giro i varesini…!!!
    Forse è proprio da questa partita che nasce un amore per Reggio e per il basket che non finirà più, perché non posso certo dimenticare il mio diario delle medie, che in ogni pagina, aveva qualcosa che richiamasse la VIOLA, anche quelle della domenica, quelle senza compiti da fare a casa, erano piene: c’erano i risultati della Panasonic e i nomi di Garret, Volkov, Bullara, Spangaro, Tolotti & Co. c’era ancora una volta quell’orgoglio che nemmeno la Benetton Treviso riuscì a fermare in quella maledetta partita che chiuse tristemente un’altra esaltante stagione dei bianco-azzurri dal cuore nero-arancio.
    Sarebbero ancora tante le cose da raccontare, ancora Varese, questa volta eliminata dalla VIOLA negli ottavi, le sfide a Milano dove anche se si era in 10 tifosi al PalaLido si faceva baccano e con l’aiuto di Manu si batteva l’Olimpia, ma è estremamente difficile riordinarle ed elencarle tutte, mettere uno dietro l’altro quei bei momenti che la pallacanestro ha fatto assaporare a tutti quelli che Reggio non potevano viverla, ma solo amarla da lontano, proprio come me fino a 5 anni fa, quando, una volta tornato a vivere in Calabria (a me piace dire così, anche se non ci avevo mai realmente vissuto prima), il sogno superò la realtà e oltre a poter vedere dal vivo la VIOLA giocare ogni domenica tra le mura amiche dello splendido palasport di Pentimele ho anche avuto l’onore di commentarne le gesta, di essere il telecronista della televisione ufficiale della VIOLA, un sogno dal quale però ora mi sono dovuto risvegliare, lasciando spazio alla paura che tutto finisca e per sempre…

    Comunque vada…

    Grazie Viola per avermi fatto sentire sempre ORGOGLIOSO DI ESSERE REGGINO!

          
            Domenico Ielo

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