• Operazione “bless”, il pentito rivela: fu ucciso per rapine “in proprio”

    ''Non avevamo capito cosa stesse succedendo. Si erano verificate due rapine e un attentato ai danni di un imprenditore edile. Fu cosi' che decisi di chiedere conto della situazione ai vertici della cosca Rugolino perche' i miei sospetti si erano appuntati proprio su Girolamo Chirico il quale pero' ostentava sempre la sua fedelta' al proprio clan''. A raccontarlo al sostituto procuratore della Dda di Reggio , Franco Mollace, e' il collaboratore di giustizia Paolo Ianno' per spiegare perche' fu deciso l' omicidio del boss emergente Girolamo Chirico, ucciso nel 1995 a Villa San Giovanni. Ianno' e' il collaboratore che con le sue dichiarazioni ha contribuito a ricostruire una ventina di omicidi commessi durante la guerra di mafia che insanguino' Reggio  dal dal 1985 alla fine degli anni '90. Chirico, che aveva scontato una lunga pena detentiva per sequestro di persona, alla sua uscita dal carcere aveva tentato di farsi largo nei ''locali'' di 'ndrangheta di Gallico e Catona mettendo a segno alcune rapine e tentando di portare al termine alcune estorsioni ai danni di imprenditori ritenuti vicini o comunque protetti dalla sua originale cosca di appartenenza, i Rugolino. ''In un incontro avvenuto in una localita' vicino Gallico con i vertici del clan Rugolino – racconta il collaboratore al magistrato – riuscimmo a capire la malafede del Chirico. Mi offrii di eliminarlo ma mi fu risposto che era un problema loro''. Girolamo Chirico fu assassinato accanto al cimitero di Villa San Giuseppe nel 1995 con numerosi colpi di fucile caricati a pallettoni. (ANSA).

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