La vendetta. Questo il movente dell’omicidio di Giuseppe Arimare ristoratore 62enne di Sant’Eufemia di Aspromonte consumato lunedì scorso nel parcheggio del suo ristorante.
Stanotte i Carabinieri hanno proceduto al fermo di tre persone su disposizione della procura di Palmi. Alla base dell’omicidio il furto di un vitello presumibilmente commesso da Bernardo Princi, 39 anni, genero di Arimare, anche lui coinvolto senza conseguenze nell’attentato. “Per l’ennesima volta l’uso della giustizia fai da te si trasforma in un dramma. Solo che in questa occasione la testimonianza dei parenti delle vittima ha consentito l’identificazione dei responsabili”, ha dichiarato durante la conferenza stampa tenuta oggi pomeriggio nella Procura di Palmi, il procuratore della Repubblica Giuseppe Creazzo. L’inchiesta ha portato al fermo di 3 persone Raffaele Surace, di 53 anni, Francesco Laurendi e Stefano Luppino, entrambi di 22 anni. Fondamentale nella ricostruzione dei fatti la testimonianza dei famigliari di Arimare. Secondo il loro racconto, infatti, Surace, Laurendi e Luppino, giunti nel parcheggio del ristorante, avrebbero iniziato a litigare con Princi. Solo dopo sarebbe intervenuto Arimare con l’intento di placare la lite. Il titolare del ristorante è stato, però, raggiunto al torace dal colpo di pistola sparato da Surace, rimanendo ucciso all’istante. A sparare contro Arimare e contro Princi sarebbe stato, per sua stessa ammissione, Raffaele Surace, proprietario del vitello in questione. Oltre ai tre sottoposti a fermo altre due persone sono accusate di concorso in omicidio, ma al momento risultano, secondo quanto dichiarato in conferenza, irreperibili. Una vera e propria spedizione punitiva, dunque, secondo quanto ricostruito dai Carabinieri e dal capitano Maurizio De Angelis, comandante della Compagnia di Palmi. I fermati, espletate le formalità di rito, sono stati ristretti presso la Casa Circondariale di Palmi, a disposizione dell’Autorità Giudiziaria.