“Tutti l’hanno letto, ma pochi se lo ricordano davvero; i più lo associano ai libri di scuola e a noiose ore in classe. Invece i “PROMESSI SPOSI”, è un’opera straordinaria, tutta da scoprire: Manzoni racconta il mondo così come è, e come vorremmo che fosse, mostra le storture del potere e dei suoi apparati, ma anche il sogno di giustizia e bene che tutti nutriamo; indaga con finezza il “guazzabuglio del cuore umano”, misura la realtà con il metro della fede e della ragione, della morale e dell’ironia” – scrive il Prof. Giovanni Ferrari Docente Universitario.
“Patrimonio prezioso della nostra cultura, a chi lo riscopre o vi si accosta per la prima volta, i PROMESSI SPOSI, si rivela nella sua natura di classico che parla di noi e del nostro mondo. Quale migliore e autorevole descrizione della società malata anche “sulle rive del lago di Como”, dove l’ “Innominato”, era considerato il più potente bandito cui si rivolse Don Rodrigo, perché facesse rapire Lucia dal convento di Monza in cui si era rifugiata. Manzoni non fece mai il nome dell’Innominato, dichiarando di non aver trovati documenti dell’epoca: Manzoni omertoso? La mentalità e la subaltenità di quella cultura furono debellati in presenza degli austriaci.
Questa breve premessa per capire e comprendere l’inganno e l’imbroglio che i coriglianesi sono stati costretti a subire con questa fusione, un matrimonio, un accorpamento, un’incorporazione, tanta CONFUSIONE; un matrimonio che non si farà mai. Molti, oggi si chiedono, sollevano problemi sulla mancanza di progetti e obiettivi forti e condivisi, l’assenza di ipotesi operative e più precise sul funzionamento dei servizi, come organizzare al meglio uffici, personale con possibilità di maggiore specializzazione, regolamenti e prassi, superando le contraddizioni odierne, strutture amministrative unificate, che rispondono a centri decisionali al fine di offrire ai cittadini servizi migliori, reti, infrastrutture e funzioni urbanistiche, tornando ad investire e non limitandosi a sopravvivere, tutelare e valorizzare in modo coordinato le risorse ambientali dei nostri territori, non solo proteggendole e rendendole fruibile, ma provando a farne un fattore di sviluppo, purtroppo in questa fase di commissariamento si stanno verificando fenomeni di grande CONFUSIONE di una gravità assoluta, trasferimenti di uffici da Corigliano a Rossano. Funzionari di alti valori morali e professionali che hanno deciso di abbandonare il proprio Comune, andando a svolgere le proprie competenze in altri territori ed istituzioni.
I cittadini andavano informati, ascoltati, consultati con forme incisive di dibattito pubblico e di coinvolgimento popolare ben prima della chiamata alle urne del 4 marzo, andavano eliminati dubbi, timori e paure: una materia così delicata, si è preferita affrontarla tra tecnici, esperti, politici, amministratori e associazioni “UNO, CENTO E NESSUNO”. Bisognava lavorare per una vasta area urbana della sibaritide: LA CITTA’ DI SIBARI da me tanta auspicata nei vari interventi pubblicati sulla stampa nazionale ed internazionale (vedi la fusione Corigliano Rossano:una sciagura senza fine, sulla voce canadese ed altri); e non a questa fusione che ha creato tanta CONFUSIONE e MALESSERE nei cittadini.
Si é preferito praticare ad ogni costo la fusione in maniera forzosa, vendendo ai cittadini semplicemente fumo. Le identità storiche dei singoli territori non le può cambiare nessuno: due comuni vicini che non sono stati capaci fino ad oggi di stabilire forme di collaborazione o di consorzio per gestire insieme servizi importanti nei rispettivi territori, siano capaci di mettersi insieme per realizzare una fusione.
Chi ha voluto accelerare in maniera forzosa queste scelte, imponendo scelte dall’alto, non ha capito ancora che non potrà andare da nessuna parte.
Personalmente sono stato un feroce nemico di questa fusione, (purtroppo non ascoltato); i frutti marci si stanno raccogliendo ogni giorno, tutti i nodi stanno venendo al pettine, assistiamo a tante polemiche roventi, aumenta la distanza tra amministratori e cittadini, dimenticata la propria identità secolare, tolga rilevanza alle periferie.
Corigliano non ha alcun bisogno di fondersi o peggio essere accorpato, in quanto i cittadini la ritengono dannosa alle sue prospettive future. Questo nostro territorio bello, forte, legato allo sviluppo turistico della Piana di Sibari.
Una responsabilità gravissima è da attribuire all’ex Sindaco di Corigliano, che ha obbligato e costretto a votare l’atto di impulso a favore della fusione, non solo gli scettici della sua stessa maggioranza, ma anche e sopprattuto quei pochi quattro amici al bar della non-opposizione in seno al consiglio comunale. Il pentito ex Sindaco, confuso, distratto per i suoi loschi affari di famiglia, dopo aver seminato tanto veleno e malessere sul territorio, ha concluso la campagna referendaria contro la fusione, contro se stesso, invitando i cittadini a votare per il NO, non a caso ho pensato di trovargli un posto per potersi curare nella clinica psichiatrica di Kazan in Russia, specializzata proprio per la cura agli squilibrati mentali.
I recenti scandali al Comune di Corigliano, che hanno coinvolto amministratori, assessori, funzionari, impiegati e imprenditori “TANGENTARI”; arrestati, sospesi dal servizio, per truffe e danni alla pubblica amministrazione, grazie al prezioso lavoro della Procura della Repubblica di Castrovillari, della Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro, dalla Direzione Generale della Corte dei Conti con la fattiva collaborazione di tutte le forze dell’ordine, cui va il mio plauso e complimenti, per aver ripristinato legalità e dignità al Comune.
La lotta alla MAFIA, alla CORRUZIONE e al MALAFFARE dev’essere innanzitutto un movimento culturale che abitui tutti a sentire la bellezza del fresco profumo della libertà che si oppone al puzzo del compromesso morale, dell’indifferenza della contiguità e quindi della complicità. Le azioni criminali a Corigliano si combattono anche e soprattutto con la ricerca e lo studio”.