di Josephine Condemi (foto Antonio Sollazzo) – Rosanna Massarenti è direttrice di “Altroconsumo”. Nel 2008 ha pubblicato “Donne e denaro”. Partiamo da qui.
Che rapporto c’è tra donne e soldi?
Il rapporto con il denaro è molto complesso, in particolare per le donne: attraverso il mio lavoro, occupandomi quindi di consumi, di economia, di soldi, di risparmio della famiglia, di business etc, guardando quindi le relazioni che le donne hanno con il denaro, si capisce come nella nostra società ci sia molto da fare: come tutti sappiamo, le donne guadagnano meno degli uomini. Già questa è un’ingiustizia, perché le donne lavorano molto più degli uomini, da sempre: il lavoro delle donne, anche di quelle che stanno a casa, è un lavoro che ha un valore economico enorme, basti pensare quanto devono pagare terzi (babysitter, badanti, donne delle pulizie) se non lo fanno loro… ma a fronte di un grande lavoro e una grande responsabilità nei confronti della società, le donne hanno sempre avuto pochi soldi in tasca e hanno considerato che il loro lavoro debba essere gratis… Si spera che non sia più così ma non è certo, anche perché molte hanno un atteggiamento diverso dagli uomini nei confronti del denaro, che non è visto come valore simbolico di potere ma come valore d’uso: per le donne il denaro non è un fine, ed è il lavoro che consente di avere denaro per… Questo è un aspetto… Inoltre le donne hanno un certo imbarazzo a trattare l’argomento, come se fosse un tabù… oggi un po’ meno, perché con la crisi si parla tanto di soldi visto che non ce ne sono, però le donne hanno questa caratteristica: fanno fatica a chiedere del denaro, come se fosse un retaggio di un’antica dipendenza… Attraverso il rapporto con denaro si vede poi come sono cambiate le relazioni familiari: a parte problemi macroscopici come le separazioni e le lotte tra coniugi, sono cambiati proprio i meccanismi nella coppia, in cui l’uomo ha perso delle sicurezze perché l’indipendenza delle donne ha portato a un certo riequilibrio anche se nella pratica lavorano due volte…
Ma parlare di soldi per le donne è tabù per un retaggio culturale ancora legato al pagamento delle prestazioni sessuali?
Mentre scrivevo il libro ho chiesto come controprova a una signora ottantenne simpaticissima, molto vivace: “cosa le viene in mente se dico donne e denaro?” “Prostituta”. Effettivamente c’è quest’ idea, ancora non è stata rimossa nel dna..
Altroconsumo tratta di economia, esiste uno sguardo al femminile in questo campo o no?
Viviamo in un mondo dove i comportamenti devono essere razionali e di informazione ne hanno bisogno uomini e donne. Altroconsumo cerca di fare questo, in modo che i consumatori possano scegliere bene, in un mercato che è sempre più una giungla, in cui non si capiscono le differenze tra prodotti, affinchè imparino a far valere propri diritti… C’è una sorta di guida all’acquisto,ma soprattutto bisogna imparare a pretendere che siano rispettati i diritti: cibo sano, equo costo, contratti senza trappole…
E lo si pretende?
Si sta imparando, abbiamo fatto molti passi avanti da vent’ anni a questa parte e ne stiamo facendo in questo periodo di crisi. I cittadini sono più attenti: sono anni che predichiamo che il prodotto non si giudica dalla pubblicità ma dall’etichetta, e che ci sono prodotti identici, della stessa casa, dello stesso stabilimento con differenza di prezzo anche del 20-30%…speriamo si faccia di necessità virtù, che la gente prenda consapevolezza di quanto i meccanismi di consumo incidano sulla società e nello stesso tempo dia quel piccolo contributo per evitare sprechi, oltre che economici, di energia.
In periodi di crisi, sono i soggetti deboli a pagarne le conseguenze…
Le donne soprattutto nella questione lavoro… Diciamo che i soggetti deboli più che le donne sono le famiglie..quelli che sono problemi delle donne sono problemi delle famiglie! Se aspetto un bambino e ho un lavoro, non è un problema mio, ma della mia famiglia, almeno mio e di mio marito…se nn ci sono asili nido, non è un problema delle donne, ma di tutta la famiglia! Addossare a noi tutti i problemi, “povere donne non hanno lavoro” non va bene: dobbiamo considerarci una parte della società.
Qual è la differenza che fa differenza?
La differenza è l’approccio alla vita, nel dare più peso a certi valori…una cosa che noi donne abbiamo nel dna è un po’ volersi prendere cura del mondo, degli altri, una specie di empatia, anche nei posti di lavoro… le donne sono un po’ meno nette nel prendere decisioni ma hanno più sensibilità per gli altri. E poi, gli uomini riconducono il successo al potere, che alle donne non interessa: in questo c’è grande forza e libertà.