di Claudio Cordova
La Calabria è una terra povera, tra le più povere del già misero sud. L’economia calabrese, infatti, ha un tasso di povertà del 25% della sua popolazione.
Cifre che non dovrebbero appartenere a uno dei Paesi, l’Italia, più industrializzati del mondo.
Ogni attività, perciò, è alimentata da fondi esterni al territorio: dalle imprese industriali all’agricoltura, dalla pesca, all’artigianato, al turismo. Non c’è settore che non si alimenti di “contributi” statali o europei.
Sono fondi, anche ingenti, arrivati in Calabria negli anni per fornire una speranza di sviluppo alla regione, ma che, molto più spesso, sono diventati una certezza di accrescimento delle casse e, di conseguenza, della potenza della ‘ndrangheta. Scrive Francesco Forgione nella sua relazione per la Commissione Parlamentare Antimafia: “Originariamente il fenomeno nasce come penetrazione mafiosa nel settore degli appalti pubblici, principalmente attraverso il sistema dei subappalti”.
Ma la vera pacchia, per le cosche, arriva subito dopo il 1990, quando, promulgata nel 1992, nel 1996 entra effettivamente in vigore la legge 488: lo strumento attraverso cui il Ministero delle attività produttive distribuisce alle aziende italiane la gran parte degli aiuti italiani a fondo perduto e a tasso agevolato. Sulla Calabria si abbatte una vera e propria pioggia di denaro, e i numeri che Francesco Forgione comunica sono più che eloquenti: “Per fornire un’indicazione quantitativa delle risorse trasferite in Calabria, si pensi che nel periodo 2000-2006 era prevista un’utilizzazione di risorse pubbliche a valere sul POR per € 4.019.295.000,00”. I dati di programmazione dicono che tali risorse sono destinate a sei assi: Asse I – Valorizzazione delle risorse naturali e ambientali (Risorse Naturali); Asse II – Valorizzazione delle risorse culturali e storiche (Risorse Culturali); Asse III – Valorizzazione delle risorse umane (Risorse Umane); Asse IV – Potenziamento e valorizzazione dei sistemi locali di sviluppo (Sistemi Locali di Sviluppo); Asse V – Miglioramento della qualità delle città, delle istituzioni locali e della vita associata (Città); Asse VI – Rafforzamento delle reti e nodi di servizio (Reti e Nodi di Servizio).
La verità, però, ci dice altro: da allora, il lavoro per la Guardia di Finanza aumenta in maniera esponenziale: “…nel 2005 le irregolarità e le frodi al bilancio UE comunicate con riferimento alla Calabria – scrive Francesco Forgione – assommavano a complessivi € 14.475.260,60, di cui € 13.135.878,83 ai danni del Fesr, € 752.792,18 ai danni del Fse, € 493.548,59 ai danni del Feoga ed € 93.041,00, ai danni dello Sfop. Nel 1° semestre 2006 si è poi registrato un incremento considerevole delle irregolarità e delle frodi nelle Regioni meridionali e, in particolare, in Calabria, le frodi al bilancio UE nei primi sei mesi del 2006, hanno raggiunto nella regione la cifra di € 10.881.611,87, quasi interamente a carico del Fesr (€ 10.660.627,28)”.
Più la ‘ndrangheta è ricca, più è potente e, di converso, più la Pubblica Amministrazione è povera e incapace di reagire, più lo sviluppo, per la Calabria, diventa impossibile. A tal proposito nell’audizione dinanzi alla Commissione Parlamentare Antimafia in data 7 febbraio 2007, il Procuratore nazionale antimafia, Piero Grasso, ha dichiarato che “per quanto riguarda la procura di Reggio Calabria, il dato registra 5 procedimenti penali a carico di consiglieri regionali per violazione della legge n. 488 del 1992 e 5 procedimenti penali a carico di consiglieri regionali per reati comuni, comunque diversi dai reati di mafia”.
Una situazione sempre più difficile da combattere, come certificato dalla Corte dei Conti, in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario 2007 quando è stato evidenziato come “nel corso del 2006 hanno assunto rilievo i giudizi di responsabilità amministrativa relativi a danni erariali connessi ad indebita od irregolare percezione di fondi comunitari o a mancato recupero di contributi erogati nell’ambito dei programmi di interesse comunitario; il fenomeno in questione nella Regione Calabria è estremamente esteso con una percentuale di molto superiore alla media nazionale… Nel 2007 su un totale di indebite percezioni ai danni del bilancio statale (legge 488) di € 208.328.901,00, ben € 49.290.916,00 (il 23,66%) sarebbero avvenute in Calabria”.
Nel 2007, inoltre, numerose relazioni che hanno tenuto conto dei dati acquisiti negli anni 2005 e 2006, ma che sono temporalmente riferite ad una più lunga serie storica, hanno evidenziato come il problema fondamentale sia rappresentato da carenza, inefficienza ed insufficienza di controlli sulle erogazioni, dall’approssimazione nella formazione dei bandi e nella stessa gestione della procedura comparativa. Infatti i regolamenti comunitari lasciano alla discrezionalità delle Regioni il compito di disciplinare i procedimenti di controllo sull’erogazione dei fondi e sulla formazione dei bandi di gara, con il risultato che la Regione Calabria ed il Ministero dello Sviluppo Economico, rispettivamente gestori dei fondi UE e di quelli previsti dalla legge 488. Insomma, le Regioni gestiscono quella cascata di pepite d’oro che risponde al nome di Fondi Comunitari e, come scrive Francesco Forgione “…in una regione dove l’esposizione alle infiltrazioni mafiose consiglierebbe un rigore e una rigidità dei meccanismi di trasparenza amministrativa tali dal mettere al riparo la politica e la pubblica amministrazione da ogni forma di discrezionalità equivoca o condizionabile”.
Ma, in Calabria, anche questa volta qualcosa è andato storto.
5 – continua
Le precedenti puntate:
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3) http://www.strill.it/index.php?option=com_content&task=view&id=12868&Itemid=47
4) http://www.strill.it/index.php?option=com_content&task=view&id=13185&Itemid=47