di Josephine Condemi – Contiguità significa etimologicamente “toccare con” qualcosa, vicina spazio-temporalmente. Magari, averci anche dei punti in comune. E qual è il confine tra contiguità
e complicità? “Le mafie, la ‘ndrangheta, non sono un corpo estraneo alla società: senza consenso sarebbero criminalità comune, gangsterismo” ha affermato Nicola Gratteri aprendo Tabularasa 2012 – La frontiera in una piazza Italia gremitissima e che si è trattenuta, poi, anche per la seconda parte della serata ad ascoltare il concerto del giovane tenore Gioacchino Gligora e della pianista Samantha Velastro. Gratteri ha colloquiato a lungo con Giusva Branca e Raffaele Mortelliti, precisando come sia, sempre, questione di confini: “ La ‘ndrangheta è più arrogante rispetto a vent’anni fa perché è più ricca, grazie al controllo del commercio internazionale di cocaina. Oggi c’è più criminalità organizzata, gli sforzi che stiamo facendo servono solo a pareggiare i conti: non misurate i successi o gli insuccessi della magistratura dal numero di arresti, ma dalle scelte che potete o non potete fare nella vita quotidiana. Ciò detto, sono convinto che con una riforma seria della scuola, del codice di procedura penale, del codice penale e di quello penitenziario, nell’arco di sei anni il fenomeno si potrebbe ridurre dell’80%”. Non ottimismo o pessimismo cosmico, ma dati e riflessioni sistemiche: “Nicaso ed io abbiamo insistito molto nella PA informatizzata, perché una PA che funziona significa sfuggire al controllo di chi gestisce il potere. Se io sono un funzionario corrotto, lascerò il fascicolo sulla scrivania per mesi, prima di farlo passare”… Quanta e quale contiguità tra criminalità e burocrazia? Fino a che punto quindi la Calabria è terra di frontiera? “In Calabria viviamo anche con l’indotto del traffico internazionale di droga: quando ci sono tanti arresti, l’economia rallenta. Molte attività commerciali esistono perché esistono consumatori che immettono nel circuito denaro proveniente da illeciti. Qui però rimangono le briciole, si investe per lo più in Canada, Usa, Belgio, Olanda, specialmente nei settori dell’edilizia e della ristorazione, oltre ad assicurare i fondi nei paradisi fiscali, che non sono lontani, ma molto vicini a noi: Montecarlo, S. Marino e, fino a qualche tempo fa, lo stato del Vaticano”. Vicini. Contigui. Ma anziché passare su tutto una manata di grigio, il mondo di Gratteri non prevede sfumature: “non esistono i colletti bianchi, la zona grigia. Se sento che dott. X candidato ha la Santa, è uno ‘ndranghetista che fa un lavoro diverso rispetto a quello a cui siamo abituati a pensare, ma è sempre ‘ndranghetista”, e ancora, “per parlare, bisogna fare sacrifici… guardiamoci allo specchio e vediamo se mediamente non commettiamo tre – quattro abusi al giorno”. Insomma, sembra un automa Gratteri, che snocciola fatti e cifre. “La gente ha bisogno di credere in qualcosa o in qualcuno, i punti di riferimento mancano”: il procuratore sa di essere diventato (suo malgrado?) un simbolo. E questa differenza tra la maschera e il volto si percepisce perché nonostante continui a ripetere che “non sono venuto qua a raccontare favole”, “non voglio indorarvi la pillola”, “sono uno che provoca”, “non somministro tranquillanti”, la voce gli si abbassa spontaneamente quando dice, quasi rivelasse un segreto, che “la gente che ama, che si emoziona, che pensa di fare qualcosa di importante, si cerca e si trova”. “La ‘ndrangheta è una minoranza, ma è una minoranza organizzata. La maggioranza dei calabresi è contro, ma i calabresi sono individualisti. Il fatto di non riuscire a condividere tre metri assieme, questo è il limite. Pensare sempre che si viene fregati dall’altro… Bisogna creare un sistema per cui non sia più conveniente delinquere”. Insieme. Ridefinendo il confine. Bentornati a Tabularasa.