di Giusva Branca – E’ ormai rosso l’allarme che risuona negli uffici giudiziari reggini, oggetto di continue minacce ed intimidazioni di portata crescente. I particolari del nuovo attentato
al Procuratore Generale di Reggio, Salvatore Di Landro, lasciano spazio quasi nullo ad ipotesi che portino lontano dall’attività della criminalità organizzata.
L’auto blindata in uso a Di Landro era dotata di una ruota alla quale mancavano ben quattro bulloni su cinque. Il rimanente bullone, infatti, si è spezzato durante uno dei primi utilizzi del mezzo, in città.
Pare veramente fantasioso ipotizzare una “svista” da parte di chi cura la manutenzione del mezzo, atteso che questo era appena giunto da Roma via autostrada e che, quindi, bisognerebbe pensare che abbia percorso oltre 700 km, spesso a velocità elevatissime con una ruota sostenuta da un solo bullone.
Dunque l’auto è stata manomessa a Reggio, ma qui il quadro si fa ancora più inquietante, dal momento che, quando non sono in uso, le auto della Procura generale sono ricoverate nel parcheggio sotterraneo del Ce.dir. di Reggio (dove da anni si trovano gli uffici della Procura) e, quindo, sottoposte a sorveglianza, anche sotto forma di telecontrollo.