Dobbiamo creare un percorso comune. E lo possiamo fare perché sono convinto che nell’ambito dell’ufficio che dirigerò ci sono sensibilità superiori, direi eccellenti: come è stato a Napoli così è qui: l’ufficio sarà una sola persona, tutti insieme, ciascuno si muoverà per gli altri. Mi piacerà vedervi tutti seduti attorno ad un tavolo per contribuire alle indagini che sono convinto smantelleranno la criminalità”.
Sono queste parole, forse, il vero biglietto da visita di Federico Cafiero De Raho, pronunciate dopo l’insediamento negli uffici giudiziari cittadini. Un messaggio rivolto a tutti. Nessuno escluso. Ai cittadini, alla Città, ai colleghi e soprattutto alla criminalità organizzata. Unità e condivisione, ma soprattutto presa di coscienza.
E d’altra parte la cerimonia di insediamento non ha tradito le attese. Una cerimonia che ha attirato nell’aula 13 del Centro direzionale di Reggio Calabria, dove hanno sede gli uffici della Procura distrettuale, addetti ai lavori e non. L’insediamento del neo Procuratore Federico Cafiero De Raho si è svolta in due momenti. L’uno solenne con la lettura del verbale di presa immissione da parte del presidente del Tribunale reggino, Luciano Gerardis, e quindi la conseguente firma da parte del magistrato che guiderà la procura distrettuale. Ma prima, nel perfetto stile che lo accompagna, ha voluto conoscere i colleghi che guiderà in questo ulteriore difficile compito che la sua carriera lavorativa gli ha regalato.
In aula, l’insediamento di Cafiero De Raho, sono giunte tutte le autorità civili e militari della città, una messe di procuratori, avvocati più o meno in vista, qualche associazione antimafia (Riferimenti di Adriana Musella gli donerà un mazzo di gerbere gialle), ma anche semplici cittadini. L’applauso fragoroso che accompagna la fine del giuramento voluto dalla formula, rappresenta probabilmente più di ogni altra cosa, l’auspicio di veder realizzata una nuova stagione di caccia grossa della magistratura reggina, impegnata sul difficile fronte del contrasto alla ‘ndrangheta. Ancor più dopo un anno di “vacanza” della poltrona di Capo che fu di Giuseppe Pignatone, portata avanti con ottimi risultati dal facente funzioni Ottavio Sferlazza.
A precedere le prime parole da Procuratore distrettuale di Federico Cafiero De Raho sono stati tanti messaggi di benvenuto di colleghi e presidenti di Tribunali, e lui, visibilmente soddisfatto incassa l’affetto dei vecchi e dei nuovi compagni di viaggio. Anche il presidente del Tribunale di Napoli, Domenico De Stefano, avrebbe voluto porgergli il proprio saluto al termine del giuramento, con un collegamento in video conferenza, ma gli impegni sopraggiunti non lo hanno consentito. Ma il tutto testimonia la grande stima che Cafiero De Raho riesce ad attirare su di se per i suoi metodi di lavoro.
“Dopo tanti interventi – ha esordito – sarei tentato di mostrare la mia umanità, e non parlare. Ma per prima cosa voglio ringraziarvi tutti per quello che avete detto. Sono felice di avere anche qui, già tanti amici”.
“Sono in una procura importante – dice tra le prime cose -. I risultati eccellenti, raggiunti negli ultimi anni, sono sotto gli occhi di tutti. Per questo sono grato ai colleghi che vi lavorano”. Ringrazia quindi chi l’ha preceduto in questo ultimo anno sostituendosi all’ex Giuseppe Pignatone “emigrato” alla Procura di Roma: “Ottavio Sferlazza va ringraziato per il modo in cui ha condotto l’ufficio per un anno senza procuratore. Ha fatto tanto con Michele Prestipino e Nicola Grettarei che danno la loro vita per il loro lavoro. Ed è con loro che condividerò la mia”. Ma subito dopo Cafiero De Raho passa alla sostanza: “Come Procuratore dovrò ricordare il corretto, tempestivo ed uniforme esercizio dell’azione penale. Devo anche ricordare – aggiunge – che l’attività mia non è discrezionale ma obbligatoria. Un principio che significa che bisogna correre perché dietro un atto criminoso c’è un uomo che soffre, se non una popolazione”. Ma per il neo Capo della Procura “Obbligatorietà” significa anche rispetto per tutti, perché tutti siamo uguali davanti alla legge: “Non esistono potenti e prepotenti. Forse non può esserci una risposta immediata ai reati, ma la giustizia arriva sempre”.
Cafiero De Raho mostra da subito di conoscere il compito che lo attende e non le manda certo a dire: “Qui c’è una ndrangheta invasiva, com’ è in gran parte dei territori da cui provengo. Ma, come disse il grande Falcone, sono dei fenomeni che come nascono devono finire”.
Qui entra in gioco il richiamo alla collaborazione di tutti: “Occorre contrastare anche tutto ciò che lascia proliferare la ‘ndrangheta, e quindi la corruzione. Ma anche tutto quello che sta attorno e fa programma dell’associazione. E’ indispensabile che ci sia una forte collaborazione, dei cittadini, perché non si può più restare indifferenti, perchè la sofferenza di uno può essere la sofferenza di altri. Ciascuno deve rendersi conto che i crimini toccano varie persone e rendono i territori succubi”.
Il neo procuratore ha parole d’apprezzamento anche per forze dell’ordine: “Non ci saranno competizioni, non saranno necessarie. Noi centreremo l’obiettivo tutti insieme. Noi magistrati siamo i garanti della legge, i pm lo sono in prima battuta: per questo amo dire che è meglio perdere un elemento che acquisirlo in maniera scorretta”.