di Claudio Labate – È la Cgil a rompere, per prima, il silenzio seguito allo scioglimento del Consiglio comunale. Lo ha fatto in maniera netta e argomentata, assumendosi la responsabilità
di guidare in qualche modo un cambiamento necessario, tanto della società civile quanto nella classe dirigente, in grado di far voltare pagina alla città di Reggio Calabria. Partendo da un assunto ovvio ma maledettamente attuale: senza lavoro non c’è sviluppo, senza sviluppo la criminalità trova terreno fertile. Per questo, la Cgil, con il segretario nazionale Vincenzo Scudiere, il segretario regionale Michele Gravano, il segretario del comprensorio Reggio- Locri, Mimma Pacifici e il responsabile nazionale della Funzione pubblica di stanza a Reggio, Franco Manunta, hanno chiesto al Governo uno sforzo ulteriore, ponendo maggiore attenzione sulla città in termini politici ed economici. Insomma, adesso, il senso delle parole dei rappresentanti della Cgil, non mollate la presa!
È proprio Scudiere che definisce, quello che domina la Cgil, un sentimento di soddisfazione misto a preoccupazione per gli esiti della decisione del Consiglio dei Ministri che, per la prima volta, colpisce un capoluogo di provincia: “I Commissari saranno ora chiamati a fare chiarezza su tutte quelle interrelazioni dirette e indirette denunciata dalla Commissione d’accesso. Dovrà gestire la cosa in modo da dare fiducia alla città che deve al più presto essere in grado di rivendicare libere elezioni democratiche”. Ma Scudiere è ancora più diretto e, ribadendo la massima fiducia nella magistratura e nella terna commissariale, chiede di colpire in fretta le responsabilità personali, e lancia il grido di battaglia della Cgil: “Non guarderemo in faccia nessuno, bisogna senza pietà colpire i responsabili per tornare alla semplice normalità. Chi è con noi – dice – si faccia avanti”.
Sulla stessa lunghezza d’onda il segretario regionale Gravano, secondo cui la città non avrebbe meritato di subire la scelta del commissariamento. Allo stesso modo boccia “il tentativo di costruire una sorta di opposizione all’idea dello Stato oppressivo, che fortunatamente non ha avuto eco” e si appella alle forze sana della società civile per il rilancio: “Se una lezione c’è stata, è quella che vuole le prospettive e la credibilità della città dipendenti soltanto dalla trasparenza e dalla legalità. Sappiamo che solo i lavoratori, la chiesa, i giovani possono dare speranza a questa terra”.
Mimma Pacifici, da parte sua, evidenzia come la città non debba sentirsi offesa dalla decisione del Governo, e allontanando lo spettro del dissesto, auspica un fronte comune per far tornare Reggio alla normalità: “Anche questa volta – dice il segretario – sono sicura che la città ce la farà, per una nuova primavera”.
Per Franco Manunta i fatti parlano chiaro più delle “ipotesi di complotto” avanzate in questi mesi. “Questa nuova fase, per il modo del lavoro, permette di avviare un nuovo confronto di merito, tale da affrontare le questioni e proporre nuove soluzioni”. Poi un passaggio sull’anno nero delle società miste: “Da tempo sosteniamo che l’esternalizzazione dei servizi genera ulteriori problemi e aumento di costi. Occorre rivisitare un modello che deve dare risposte ai cittadini in termini di servizi”.