“Il Rappoccio, sostanzialmente, rappresenta una vera e propria holding in grado di gestire (direttamente o indirettamente a seconda dei casi) molteplici attività, diventando così collettore di complessi interessi” si legge nelle conclusioni delle Fiamme Gialle. Rappoccio, peraltro, sarebbe anche un soggetto vicino alla criminalità organizzata, alla cosca Libri di Cannavò, in particolare. Scrivono ancora gli investigatori: “Unitamente al fratello Vincenzo, attraverso il controllo, esclusivo o compartecipato, di numerose strutture societarie attive, oltre che nel settore delle forniture sanitarie, anche in quello turistico alberghiero, svolgerebbero, per conto dei Libri, un’intensa attività di reimpiego di capitali di illecita provenienza, avvalendosi anche della collaborazione di altri imprenditori. In tale contesto, Rappoccio Pasquale avrebbe creato alcune società con Siclari Pietro personaggio collegato anche alle famiglie reggine Alvaro e Serraino”. A tenerli uniti, secondo i finanzieri, un progetto di “acquisizione di un albergo, nell’ambito di una strategia mafiosa finalizzata alla realizzazione del controllo nel settore alberghiero nella città di Reggio Calabria, e nell’avvio di nuove iniziative imprenditoriali attraverso l’acquisizione di immobili dismessi da vari Enti”.
Pasquale Rappoccio è un imprenditore piuttosto famoso e affermato, rappresentante dell’impresa di fornitura di medicinali Medinex di Reggio Calabria, già proprietario della squadra di pallavolo della città. Avrebbe prestato, però, il proprio ruolo di imprenditore al servizio delle cosche. Anche nell’indagine “Reggio Nord”, coordinata dai pm antimafia Giuseppe Lombardo e Valeria Sottosanti, Rappoccio entrerebbe in gioco insieme a Pietro Siclari, attualmente detenuto, in seguito a un’ordinanza di custodia cautelare emessa nell’ambito dell’operazione “Entourage”, condotta dalla DIA di Reggio Calabria nel novembre 2010. L’indagine, coordinata dal pm Antonio De Bernardo, permise di far luce su una rapina consumata da almeno tre individui ai danni della ditta Siclari, a Cannavò, zona che, dal punto di vista criminale, fa da sempre riferimento alla cosca Libri, originaria di quei luoghi. Il bottino della rapina in danno di Siclari fu di settantacinquemila euro. Uno dei responsabili, Antonio Cutrì, venne anche tratto in arresto dal personale della D.I.A. nel corso dell’operazione. E proprio con riferimento alla posizione di Cutrì, Siclari, avrebbe messo in atto la propria condotta criminosa, che gli costa l’accusa di estorsione aggravata dalle modalità mafiose, previste dall’arcicolo 7 della legge 203 del 1991. Questa la storia, così come è stata ricostruita dagli inquirenti: dopo aver denunciato la rapina ai Carabinieri, Siclari non si sarebbe accontentato delle indagini avviate dai militari dell’Arma, ma avrebbe intrapreso delle verifiche personali, individuando in Antonio Cutrì uno dei responsabili, con il ruolo di basista, della rapina subita. Siclari allora avrebbe imposto al padre di Cutrì, suo dipendente da diversi anni, a pensionarsi, rinunciando a buona parte della propria liquidazione, come compensazione della rapina. La contestazione delle aggravanti mafiose da parte della Procura della Repubblica di Reggio Calabria nasce dal fatto che Siclari avrebbe svolto le proprie indagini parallele e imposto il pensionamento forzato a Cutrì, sfruttando la forza intimidatoria di alcuni soggetti assai vicini alle cosche di Cannavò, Sinopoli e Platì.
Rappoccio, dunque, avrebbe fatto parte, insieme a Siclari (almeno fino al momento dell’arresto), del sistema criminale messo in atto da Bruno Tegano per conto di Domenico Condello, latitante, attuale capo dell’omonima cosca dopo l’arresto del più famoso cugino Pasquale Condello. L’ultimo fatto, in ordine temporale, riguarderebbe la scorsa estate, il 18 luglio in particolare, quando Rappoccio avrebbe incontrato Tegano proprio presso il “Limoneto”, visto che l’acquisizione del locale era stata perfezionata da qualche settimana. Un incontro che, nonostante le accortezze dei due, gli investigatori del Ros hanno provato a ricostruire, individuando l’autovettura di Tegano nel parcheggio del locale: “Dalle ore 18.16 e per l’intera durata della sera, sull’utenza in uso a Tegano, si registravano solo tentativi di chiamata senza successo effettuati dal cognato, Letterio Romano; si riscontrava, inoltre, l’assenza di informazioni sulla posizione dell’apparato cellulare dello stesso. Al riguardo, gioca segnalare che il luogo ove si trova il “Limoneto” non risulta essere privo di copertura di rete – come mostrato anche dalla ricezione del medesimo gestore di telefonia sull’apparato in uso a Pasquale Rappoccio -; se ne deduceva, pertanto, che Tegano aveva provveduto a spegnere il proprio telefono”.
Un incontro tra due “soci”. Rappoccio, peraltro, è un imprenditore abbastanza chiacchierato in città. Rappoccio viene rinviato a giudizio nel dicembre 2010 dal Gup di Locri, Caterina Capitò. Secondo l’indagine, sarebbe stato truccato l’appalto per la fornitura dei lettini, per il materiale di consumo e per le attrezzature elettromedicali. Tra le persone rinviate a giudizio anche Maria Grazia Laganà. Parlamentare del Partito democratico e già membro della Commisione Antimafia, vedova di Franco Fortugno, il vicepresidente del Consiglio Regionale della Calabria, assassinato a Locri il 16 ottobre del 2005. Rappoccio, peraltro, sarebbe un massone iscritto alla Gran Loggia Regolare d’Italia che fa capo al Gran Maestro Fabio Venzi. Almeno cinque Logge, a Reggio, farebbero capo all’organizzazione massonica nata dalle ceneri della disciolta P2. La “Tommaso Campanella”; “Araba Fenice”; “San Giorgio”; “Esclapio”; “Alchimia”. Tutte le logge si riunirebbero, stando all’informativa della Guardia di Finanza, presso il Piccolo Hotel di Villa San Giovanni, albergo di cui Pasquale Rappoccio risulta essere socio, tranne la loggia nr. 98 denominata Araba Fenice che si riunisce in uno stabile di via S. Caterina, periferia nord di Reggio Calabria.
Rappoccio, dunque, sarebbe un soggetto capace di stare al mondo, in bilico tra mondi diversi. Scrivono gli investigatori: “Tiene contatti con vari esponenti del mondo politico, militanti sia nel centrodestra che nel centrosinistra, non curandosi minimamente delle ideologie politiche, evidenziando quindi che i contatti sono strumentali alle varie attività, in modo di trarre vantaggio personale al momento opportuno”. Un sistema che l’imprenditore, arrestato all’alba di oggi, avrebbe messo in atto per esclusivi fini di lucro: “Appare evidente che lo scopo principale è quello di avere quante più “persone giuste al posto giusto”, il tutto ovviamente finalizzato ad incrementare e tutelare i propri interessi economici”. E anche la politica sarebbe funzionale agli affari dell’imprenditore. Sono documentati, infatti, collegamenti con personaggi di diversi schieramenti politici. Dall’allora sindaco di Reggio Calabria, nonché attuale Governatore, Giuseppe Scopelliti, al deputato Marco Minniti, elemento di spicco del Partito Democratico. Scrivono ancora le Fiamme Gialle: “Della sua “infedeltà” politica prova è la sua frequentazione dello Scopelliti, (di chiaro segno politico) con cui organizza manifestazioni varie, alla contestuale scelta di campo “opposto”, sostenendo pubblicamente attraverso quotidiani, l’onorevole Minniti durante le elezioni politiche, pensando poi addirittura di creare un terzo polo (idea successivamente accantonata), in competizione con i due già esistenti”.
Comprensibile, dunque, che Rappoccio, intercettato insieme a Gianluca Favara, progettando grandi cose per il “Limoneto”, affermi di volersi muovere con i piedi di piombo, temendo possibili indagini da parte di magistratura e forze dell’ordine e l’eventuale arresto, così come avvenuto all’alba di oggi:
RAPPOCCIO P.: Gli ho detto: “la cosa più importante per me è una sola cosa… perché vi conosco e perché “valete”, perché io… ci sono quelli che stanno aspettando che faccio un passo falso per rovinarmi!!… e mi portano (mi levano) …incompr…. Siccome non hanno carte, non hanno cose, almeno in questo momento, per fare un’ operazione del genere… Se voi gli date …incompr…, a me – gli ho detto io – a me mi purgano senza ombra di dubbio. Se invece voi fate le cose per bene, facciamo il contratto, io vi…scriviamo il contratto… al posto di partire a marzo o a aprile, volete partire a maggio… Benissimo, si partirà a maggio!! nel frattempo mi …incompr… , e da parte mia voi avete tutto!!”. Gli ho detto io: “vi do pure il progetto che già ho pagato io diciannovemila euro, quindi non è un problema! se volete fare questo…”… gli ho fatto vedere quello che viene! viene una sala con trecentocinquanta posti, con due tipi di ristorante, con piscina, con…
FAVARA G.: con piscina?…
RAPPOCCIO P.: centro benessere eh!!
FAVARA G.: Non è cosa sua…
RAPPOCCIO P.: Cioè una cosa…
FAVARA G.: …incompr…
RAPPOCCIO P.: gli possono spaccare…ma quelli devono fare quello…
FAVARA G.: …incompr… io non conosco quel ragazzo, sono in grado di farlo?
RAPPOCCIO P.: Sì, io l’altro ieri ho parlato con un ragazzo…
FAVARA G.: Ma sono in grado?
RAPPOCCIO P.: ma glieli gestisco io poi! se loro… facciamo un contratto per fare una cosa del genere, gli gestisco tutto io!!
FAVARA G.: io non li conosco a quei ragazzi… Dice che è venuto a casa tua e che hai staccato il caminetto, che è successo?
RAPPOCCIO G.: sì, non c’era l’aria sotto nel caminetto!!
FAVARA G.: Glielo hai dovuto togliere?
RAPPOCCIO P.: ho dovuto fare tutti i lavori per fare l’aria…
FAVARA G.: e come hai fatto?…
RAPPOCCIO P.: è venuto, ho chiamato a uno che è esperto di caminetti e c’era solo il bocchettone dell’aria piccolo davanti…