di Claudio Cordova – Sono le 10.37 quando Bruno De Caria si accomoda per essere ascoltato, in qualità di testimone, nell’ambito del processo “Testamento” contro la cosca Libri di Reggio Calabria. De Caria è il direttore della Leonia, la società che si occupa della raccolta e dello smaltimento dei rifiuti nel Comune di Reggio Calabria.
De Caria, che nelle scorse udienze aveva “marcato visita” per motivi di salute, viene ascoltato su richiesta dell’avvocato Alvaro, legale di Massimo Labate, ex consigliere comunale di Alleanza Nazionale, imputato per concorso esterno in associazione mafiosa. Il processo, nato da un’operazione della Polizia di Stato del luglio 2007, è volto a fare piena luce sulle presunte infiltrazioni della cosca Libri di Cannavò nel settore dell’edilizia e nella Pubblica Amministrazione. Secondo l’accusa, Massimo Labate, in qualità di consigliere comunale, avrebbe agevolato la famiglia Libri “consentendo – è scritto nel decreto di ordinanza di custodia cautelare – a Caridi Antonino e Quattrone, in via generale di accreditarsi quali interlocutori privilegiati della Pubblica amministrazione comunale nella gestione ed organizzazione di feste e mostre finanziate con denaro del Comune (in particolare della festa del quartiere San Giorgio ovvero della mostra di pittura dedicata al pittore ‘Vincenzo Musardo’ e gestita mediante l’impiego di personale del centro Galatea) e nella rivendicazione delle relative pretese economiche nonché di altre spettanze economiche ovvero erogazioni pubbliche di varia natura, ottenendo una corsia preferenziale rispetto ad altri e rispetto alla procedura normalmente da osservarsi nei casi similari, per la sbrigativa e sommaria liquidazione del credito” e “consentendo al Caridi l’inserimento di lavoratori da lui indicati nelle liste dei lavoratori da assumersi all’interno della società mista Leonia s.p.a”.
Rispondendo alle domande dell’avvocato Alvaro, De Caria ha spiegato le modalità di assunzione presso la Leonia: “Le assunzioni – ha detto De Caria – venivano effettuate tramite bandi di concorso. Non venivano assunte persone – ha aggiunto – tramite chiamata diretta”.
Secondo l’accusa, invece, Massimo Labate avrebbe, nel periodo in cui era presidente della “Commissione Leonia” segnalato un individuo, Condemi, cugino di Antonino Caridi, personaggio ritenuto vicino alla cosca Libri: “Da contratto – ha spiegato De Caria – tra la Leonia e il Comune esiste una Commissione formata da tre membri: uno scelto dal Comune, uno scelto dalla Leonia e uno scelto con una decisione condivisa. La Commissione Leonia non aveva e non ha poteri di gestione, ma svolge solo funzioni di controllo”.
L’interrogatorio dell’avvocato Alvaro entra nel vivo e, a precisa domanda, De Caria risponde con fermezza: “Non ho mai ricevuto segnalazioni da parte di Massimo Labate. Del resto – ha aggiunto il direttore della Leonia – se ci fossero state segnalazioni sarebbero giunte sicuramente a me”. De Caria, direttore della Leonia fin dall’istituzione della società (settembre 2004) ha poi dichiarato di “non ricordare nessun Condemi”.
Il controinterrogatorio del pubblico ministero Giuseppe Lombardo, invece, punta il focus sulle intimidazioni subite dalla Leonia e dallo stesso direttore De Caria: nel luglio del 2008, infatti, due mezzi della società vengono colpiti, a distanza di pochi giorni, da raffiche di arma da fuoco a Catona e in viale Amendola; De Caria, invece, nel 2009, subisce l’incendio di tre autovetture e del cancelletto della propria abitazione privata: “Intimidazioni inspiegabili – spiega De Caria – perché i licenziamenti, quattro per l’esattezza, ci sono stati, ma la gestione è sempre stata equa”.
Il direttore della Leonia, infine, ha ricostruito le fasi dell’interessamento, poi sfumato, della Leonia per la società Fata Morgana e ha negato, su diretta domanda del pm Lombardo di conoscere Antonino Caridi, l’uomo ritenuto dagli inquirenti assai vicino alla famiglia Libri.
Congedato De Caria è toccato a Innocenzio Macheda, commercialista della Realcementi, rispondere in aula in qualità di testimone. La testimonianza di Macheda, richiesta dall’avvocato Francesco Calabrese, legale di Bruno Crucitti, ha ricostruito, in termini economici, il volume d’affari della ditta, che, dal 2005 al 2007 (anno del sequestro) si aggira su una media annua di oltre due milioni di euro. Macheda ha poi fornito dei dati statistici sui lavori effettuati dalla Realcementi nel comprensorio di Cannavò e Mosorrofa (quello originario della famiglia Libri): nel 2005 il 9,36 %, nel 2006 il 4,83 % e nel 2007 il 21,09 %.
Il processo Testamento, al cospetto della Seconda Sezione Penale del Tribunale di Reggio Calabria (Pedone presidente, Ferraro e Vicedomini a latere) riprenderà adesso il 19 gennaio per la discussione dibattimentale: la sentenza della Corte è prevista proprio per gli ultimi giorni di gennaio.