di Giusva Branca – C’era una volta un coniglio che si era messo in testa idee di grandezza ed ambizioni.
Stando in cima ad un albero, al passare della tigre la chiamò:
-Tigreeeee, io sono il coniglio mannaro, se passa il leone gli faccio una faccia così!
La tigre, un po’ perplessa, proseguì.
Il giorno dopo passò l’elefante ed il coniglio ricominciò:
-Elefanteeee, io sono il coniglio mannaro – disse gonfiando il petto e facendo la faccia cattiva – e buon per il leone che non si fa vedere. Un sacco di botte non gliele leverebbe nessuno
La stessa scena si ripetè per giorni con la pantera, la giraffa e molti altri animali.
Come cantava De Andrè “una notizia un po’ originale non ha bisogno di alcun giornale, come una freccia dall’arco scocca vola veloce di bocca in bocca…” e, così, la voce giunse all’orecchio del leone.
Controvoglia e molto lentamente, come suo costume, il leone si alzò e si mise in cammino, fino ai piedi dell’albero.
Alzò la testa e disse:
-Ehi tu, chi sei tu???
-…ehm…chi…io?? Parli con me? – disse tremante di paura il coniglio
-Si, si, proprio con te parlo; mi sono arrivate delle voci strane ma voglio rendermi conto direttamente. Ripeto: chi sei?
-ehm…veramente io…io…sono il coniglietto. Ecco, ecco, sono il coniglietto – disse il coniglio con le orecchie basse e le zampette giunte
-Ahh – disse il leone – e dimmi, dimmi, che fai?
-Chi? Io? – chiese il coniglio che non sapeva più come uscirne
-Si, si, proprio tu – incalzò il leone
-Niente, sto qui, buono buono sull’albero e sparo un sacco di cazzate….
I bronzi – salvo veti, altamente improbabili, di carattere tecnico – andranno al G8.
Ma il dato significativo non è questo, alla luce anche del fatto che l’ultima parola spetta comunque al Ministro, né pare appassionante la valutazione nel merito.
Il dato conclusivo di questa vicenda è strettamente politico.
Il Sindaco Scopelliti li ha messi tutti in fila per tre.
Maggioranza ed opposizione, destra e sinistra, favorevoli e contrari alla partenza dei guerrieri.
Per chi si aspettava da parte degli oppositori lotta dura e senza paura, prego ripassare.
Intorno al tavolo di Palazzo San Giorgio, pochi minuti prima dello scoccare della mezzanotte, come accadde a Cenerentola, le certezze in carrozza degli oppositori sono tornate ad essere la più classica delle zucche.
I bronzi, dopo il via libera tecnico, partiranno.
E vissero tutti felici e contenti.
Non una voce alzata, non una manifestazione di piazza, non una barricata.
Chi – solo qualche giorno fa – mandava a dire di tutto al leone, al suo cospetto si è sciolto.
La pezza, come sempre, è peggio del buco e la motivazione che l’opposizione nasceva solo relativamente alle garanzie di sicurezza per le statue è risibile e debolissima, atteso che dall’ovvio siamo tutti dispensati e che, comunque, le competenze e le responsabilità tecniche sono ben lontane da quelle politico-amministrative.
Scopelliti, dicevamo, li ha messi in fila tutti e, a fronte di una scelta che appare abbondantemente già presa da tempo nelle stanze romane, ha provato, quanto meno, ad alzare la posta.
Con che risultati lo vedremo, ma – ad esempio – calare sul tavolo la carta dell’area metropolitana e dell’emendamento di prossima votazione col quale decidere se inserire nell’elenco anche Reggio è mossa intelligente e di grande spessore politico.
Così come di grande lungimiranza politica, sic stantibus rebus, appare la scelta del presidente del Consiglio regionale Bova che ha preferito, anche lui, rilanciare sul tema assai più importante per il futuro, oltre che a lui caro, dell’area metropolitana.
I bronzi partiranno, quindi, e però Scopelliti, adesso, ha il compito di completare l’opera.
Dovrà pretendere, affinchè il ragionamento della irripetibile occasione di visibilità di Reggio abbia un senso, massima visibilità mediatica alle statue.
Va messo in piedi un vero e proprio piano di comunicazione che coinvolga i grandi della terra, altrimenti sarà tutto inutile.
Alla capacità di Scopelliti convincere Berlusconi a che interceda presso Obama, per esempio, affinchè sia lui a diventare testimonial dei bronzi.
Iniziative attorno alle statue, foto con loro, qualcosa che metta sulle spalle di Obama le statue e faccia fare loro il giro del mondo.
Questa sì, sarebbe la vera vittoria della scommessa più ambiziosa.
Localmente ed a livello assai più basso un’altra vittoria Scopelliti l’ha già ottenuta: la venuta a Canossa (quanta folla ieri sera) di tanti che con le orecchie basse si sono rimessi in riga.
Già vediamo i mille “distinguo” dei tanti che, tornati sull’albero, ora diranno che non si trattava di un “si”, ma di un “si” condizionato, bla bla bla…
Peraltro, onde evitare malintesi e speculazioni, va specificato a chiare lettere che l’improvvisa frenata dei furori di opposizione alla trasferta delle statue non è in alcun modo ascrivibile, nè opponibile, alla Cgil che, anzi, ha avuto il merito di sollevare il dibattito cittadino. La politica, però, con condivisioni e dinieghi, “sì” e “no” per una volta fermi, appartiene ad altri.
Quegli altri che Scopelliti ha messo d’accordo tutti, giocando anche sulle corde emozionali dello sviluppo della città.
Intanto un mistico
Forse un’aviatore
Inventò la commozione
E rimise d’accordo tutti
I belli con i brutti
Con qualche danno per i brutti
Che si videro consegnare
Un pezzo di specchio
Così da potersi guardare
(Lucio Dalla)