Lo hanno sequestrato e picchiato e per rendere ancora piu’ credibili le minacce gli hanno infilato una pistola in bocca rompendogli un dente allo scopo di farsi consegnare 6.000 euro: per
questo tre persone, due delle quali ritenute legate alla cosca Giampa’ di Lamezia Terme, sono state sottoposte a fermo dalla squadra mobile di Catanzaro su disposizione della Dda di Catanzaro. I tre, Antonio Voci, di 45 anni, residente a Falerna, Luca Gentile (25), di Catanzaro, e Giuseppe Catroppa (27), di Lamezia, sono accusati di rapina, estorsione, tentata estorsione, sequestro di persona e lesioni, tutti reati aggravati dall’avere agito con modalita’ mafiose. Ad essere preso di mira e’ stato un imprenditore catanzarese che dopo essere stato costretto a pagare una prima volta mille euro, ad una nuova richiesta di denaro si e’ rivolto alla polizia che nel giro di 48 ore ha presentato un’informativa alla Dda che nella serata di ieri ha emesso i provvedimenti di fermo eseguiti stamani dalla squadra mobile. Secondo la ricostruzione dell’accusa, l’imprenditore, il 6 giugno scorso, e’ stato contattato da Gentile, suo amico di infanzia, in compagnia di Voci e Catroppa, che gli ha chiesto 850 euro. Pochi giorni dopo, essendo l’imprenditore impossibilitato a pagare, i tre hanno raggiunto l’uomo, lo hanno costretto a salire sulla loro auto, una Fiat Panda gialla, e lo hanno condotto nella pineta in localita’ Roccelletta dove lo hanno picchiato e dove gli hanno infilato la pistola in bocca intimandogli di pagare 6.000 euro, mille dei quali subito. Spaventato l’imprenditore ha chiesto aiuto ai familiari ed ha raccolto la somma richiesta. Dopo avere pagato, pero’, i tre secondo l’accusa, si sono fatti avanti nuovamente e hanno nuovamente sequestrato l’imprenditore conducendolo nella stessa pineta e picchiandolo nuovamente. Questa volta, pero’, martedi’ scorso, l’imprenditore e’ andato alla polizia. ”In questo caso – ha detto il procuratore aggiunto della Repubblica di Catanzaro – Giuseppe Borrelli – abbiamo garantito la tutela della vittima e lo stesso faremo con tutti coloro che romperanno il muro dell’omerta’ che per troppo tempo ha consentito alle cosche di Lamezia di operare impunemente”. ”Si e’ trattato – ha aggiunto il capo della mobile Rodolfo Ruperti – di un’estorsione condotta con modalita’ particolarmente cruente. La vicenda di questo imprenditore, che pensava di essere a posto dopo avere pagato la prima volta, dimostra, invece, che chi cade vittima di questa gente non ne esce piu’ se non denunciando i propri aguzzini”. Voci e Catroppa, secondo quanto riferito dagli investigatori, sono notoriamente vicini a Giuseppe Giampa’, figlio del boss della cosca Francesco, detto ”il professore”, sottoposto a fermo ieri, insieme ad altre tre persone, per altre estorsioni. Le indagini della mobile proseguono per stabilire come mai persone ritenute vicine alle cosche di Lamezia Terme abbiano compiuto un’estorsione a Catanzaro. (ANSA).