L’autorità portuale unica che avrebbe dovuto mettere assieme gli scali calabresi, tra cui Gioia Tauro, e siciliani di Messina e Milazzo non nascerà adesso. E forse non vedrà la luce mai.
È stata infatti richiesta dal governatore siciliano Rosario Crocetta, che fin dal primo momento si era opposto all’accorpamento delle authority, una deroga di 36 mesi, una possibilità delineata già nei giorni scorsi dal Consiglio dei Ministri.
Secondo quanto circola negli ambienti politici siciliani, l’autorità portuale unica (inserita nel Piano nazionale della logistica e portualità) potrebbe non essere realizzata né ora e né mai. Il governo regionale siciliano non ha nascosto fin dal primo minuto la propria assoluta contrarietà alla nascita del mega organismo con sede a Gioia Tauro, temendo una perdita di “peso specifico” e di ruolo rispetto al terminal tirrenico. Non erano mancate neanche le polemiche, nei mesi scorsi, in seguito alle dichiarazioni assai criticate di Crocetta che aveva definito il porto calabrese “in mano alla ‘ndrangheta”, con la ferma presa di posizione della politica calabrese e le scuse, con tanto di trasferta reggina, del presidente dell’Ars Giovanni Ardizzone.
Oggi però a “vincere” sembra essere la politica isolana che, lavorando sotto traccia, sembra aver creato i presupposti per mantenere la propria autonomia, scacciando il timore che i porti di Messina (principale scalo passeggeri d’Italia) e Milazzo fossero “governati” dalla Calabria. Tra i nomi che erano circolati per la guida dell’autorità unica, quello del deputato messinese di Ap, Vincenzo Garofalo.