Aggiornamento – Due indagati, Carmelo Salvatore Nucera e Giovanni Carlo Remo sono stati arrestati per concorso esterno in associazione mafiosa. Avrebbero aiutato e rafforzato le cosche di Santa Caterina assicurandosi la protezione della ‘ndrangheta in relazione all’apertura dell’esercizio commerciale denominato bar “Ritrovo Libertà” (nuova denominazione dell’ex bar Malavenda) intestato al Nucera e gestito da quest’ultimo in società di fatto con il Remo, riconoscendo alla ‘ndrangheta il potere di regolamentazione dell’accesso al lavoro privato in relazione all’assunzione di alcuni dipendenti “graditi” alle cosche e la potestà di regolamentazione dell’esercizio del commercio e, più in generale, il controllo sulle attività economico-produttive del quartiere Santa Caterina di Reggio Calabria.
Ore 09.48 – Le indagini condotte dalla Squadra Mobile di Reggio Calabria hanno consentito di accertare che Carmelo Salvatore Nucera classe 1959 per avviare l’esercizio commerciale preso in affitto dalla famiglia dei Nicolò – che lo avevano acquistato dai Malavenda – aveva dovuto chiedere l’autorizzazione prima ai De Stefano rappresentati a Santa Caterina da Roberto Franco che aveva dato il suo assenso e poi ai fratelli Domenico e Mario Vincenzo Stillitano, rappresentanti dello schieramento dei Condello, che invece si erano decisamente opposti all’apertura del nuovo locale. Per superare il veto posto dagli Stillitano, Carmelo Nucera si era rivolto ai massimi rappresentati delle cosche De Stefano e Condello. Nel primo caso era riuscito ad arrivare fino a Giorgio De Stefano (“il massimo”) attraverso la mediazione di un conoscente e nel secondo caso ai Condello tramite gli Araniti.
Ore 7.59 – La Squadra Mobile di Reggio Calabria, nell’ambito dell’operazione che ha portato in carcere 17 persone e 2 obblighi di dimora, sta eseguendo anche numerosi sequestri di esercizi commerciali in mano alla ‘ndrangheta. Si tratta di noti bar della città, di una stazione di servizio per l’erogazione di carburante, di una concessionaria di autovetture ed esercizi commerciali per la distribuzione di prodotti ittici surgelati. Gli esponenti delle cosche di Reggio Calabria avevano costituito e gestito, direttamente o per interposta persona, una serie di attività economiche, operanti in diversi settori imprenditoriali, attribuendone la titolarità formale a terzi soggetti, al fine di eludere i controlli delle forze dell’ordine e le disposizioni di legge in materia di misure di prevenzione. Dieci milioni di euro è il valore stimato delle aziende e degli altri beni sequestrati.
Dieci milioni di euro è il valore stimato delle aziende e degli altri beni sequestrati. Tra i bar c’è anche il noto “Villa Arangea”