Le immagini parlano da sole. Si tratta di una visione eloquente dello stato dell’arte della “morgue” nostrana, quella che dovrebbe essere, e soprattutto rappresentare, un dignitoso ambiente per il congedo laico a chi muore nelle corsie di un ospedale. E che invece è totalmente inadeguata a garantire decoro e dignità all’estremo saluto ed ai riti esequiali religiosi o laici. Immagini che sembrano uscite da un racconto di Edgar Allan Poe, nonostante siano state “depurate” da quelle più forti, da impressionare davvero. Immagini per le quali c’è poco da commentare: tracce di umidità, mancanza di intonaco in alcuni punti delle pareti, impossibili da pulire proprio per il loro stato di abbandono. Bagni quasi inesistenti e sicuramente poco agibili, pavimenti in cui spesso è possibile notare rifiuti di materiale organico proveniente ovviamente dalle salme. Materiale altamente infettante ma che è lì, in bella mostra, davanti agli occhi di chi entra. Celle frigorifere poggiate su panche arrugginite, ed al loro interno un numero di salme maggiore di quanto la stessa cella ne possa contenere. Tavoli sgangherati ed un odore orripilante che provoca disgusto. Ed ogni tanto i liquidi organici delle salme che vanno a finire in una apposita cisterna fuoriescono dai bagni dell’obitorio. E si parla di materiale altamente infettante. Si tratta, quindi, di una insensibilità sociale enorme, ancora di più nei riguardi di salme che da tempo aspettano una sepoltura e che invece rimangono ammassate assieme a tante altre. Un biglietto da visita sconcertante che occorre assolutamente porre fine nel breve tempo. (d.g.)