di Domenico Grillone – “L’esigenza di certezza del diritto e delle situazioni giuridiche è indiscutibile, e non soltanto nell’ambito dei rapporti economici”. Il concetto, estrapolato dalla introduzione alla sessione di lavoro pomeridiana del XX Congresso di Magistratura Democratica che si è occupata del tema “A che serve la giurisdizione?” pone nelle sue conclusioni due punti fermi: “le compatibilità economiche non possono prevalere sul rispetto della dignità dell’uomo e dei diritti fondamentali; l’insopprimibile discrezionalità, insita nell’interpretazione e applicazione della legge da parte del giudice, non deve mai sconfinare nell’arbitrio o nel soggettivismo, secondo l’insegnamento di Pino Borré ed il suo monito a rifuggire dalle “sentenze corsare”. Un tema, coordinato da Renato Rordorf, presidente sezione della Corte di cassazione nonché direttore della rivista trimestrale Questione Giustizia, per il quale sono intervenuti Piero Curzio, consigliere della Corte di Cassazione, Lionello Mancini, editorialista de Il Sole 24 Ore, Vincenzo Roppo, ordinario di Diritto civile dell’Università di Genova ed in video-conferenza Marcella Panucci, direttore generale di Confindustria e Maurizio Landini, segretario generale della Fiom – Cgil. E proprio sulla nuova legge del mercato del lavoro, il cosiddetto Jobs Act, Landini nel suo video intervento è andato giù duro stigmatizzando, con la recente approvazione della legge, la conseguente marginalizzazione dei giudici del Lavoro, oltre a paventare il fatto che attraverso l’approvazione del Jobs Act si sia messo in discussione, sempre a parere del segretario della Fiom, alcuni dei principi costituzionali che regolano il paese e che sono fondati sul diritto al lavoro, sulla dignità delle persone che lavorano, sull’impegno dello Stato e del governo di dover rimuovere gli ostacoli che impediscono alle persone di potersi realizzare nel lavoro”. Elementi, quelli contenuti nel Jobs Act, considerati da Landini “inaccettabili” perche nei fatti “liberalizzano i licenziamenti. Dalla tutela del lavoratore, ingiustamente licenziato, oggi siamo passati alla tutela dell’impresa che se la cava con un po’ di soldi attraverso l’indennizzo”. E se per Marcella Panucci è necessario, in generale, “porre mano ad una revisione organica della procedura processuale che la renda più coerente ed efficiente”, magari con la creazione di una sorta di “Stati generali della giustizia civile, per migliorarla”, per l’editorialista del Sole 24 Ore, nel sottolineare la necessità di rendere effettiva la tutela dei diritti, il senso della giurisdizione come servizio ancora manca nelle teste dei giudici. “Quando si fanno delle osservazioni o delle verifiche sul modo in cui un ufficio rende il suo servizio in un bacino d’utenza, immediatamente scatta una sorta di sistema difensivo che si appella alla mancanza di risorse e cose di questo tipo. Ma che non è una risposta. Il problema, ma lo dico da osservatore, è che molti non ci stanno a sentirsi delle persone che erogano un servizio”. In totale disaccordo con questa ultima affermazione si è mostrato il dottore Piero Curzio, per il quale si tratta solo di una percezione personale del giornalista del Sole 24 Ore. “Per la grande maggioranza – ribatte il consigliere della Corte di Cassazione – il ruolo di giudice viene inteso come un servizio. Non si può certo dire che tutta la magistratura si attenga a questo concetto ma in nessuna categoria la totalità dei componenti rispetta quello che dovrebbe essere il criterio di fondo. La critica, costruttiva, che invece faccio al mondo dei mass media è che lo stesso esalta coloro che non rispettano i diritti della giurisdizione, rilancia il ruolo di chi deborda da quelli che dovrebbero essere i limiti di discrezione, compostezza, silenzio, propri di chi questo lavoro lo fa come un servizio”. Per Vincenzo Roppo è invece errato lo schema, per conseguire l’obiettivo di ridurre le aree di incertezza nella legislazione e nella giurisdizione, di tipo analitico, casistico, dettagliato, sempre e comunque. E che imbrigli quanto più gli spazi di valutazione del giudice. Questo è sbagliato perché l’esperienza dimostra che molto spesso anche questo tipo di legislazione è fonte di grandi difficoltà, e quindi di grande incertezza. Uno degli esempi più evidenti è la legislazione sull’usura”. Alla fine della tavola rotonda per il presidente Renato Rordorf è sicuramente emerso almeno un aspetto importante, quello che riguarda la realizzazione di una maggiore efficienza della giustizia civile per la quale, secondo il magistrato, “occorre innanzitutto una migliore formulazione delle norme, una legislazione più chiara, organica e coerente e quindi più facilmente interpretabile”.