di Giuseppe Baldessarro – Una carriera fulminante, partendo dal nulla. Aveva bruciato tutte le tappe Alfonso Annunziata. Senza ostacoli, era diventato monopolista assoluto della Piana di Gioia Tauro nel campo dell’abbigliamento. Un imprenditore dal cammino inarrestabile. E ora, secondo i magistrati della Procura della Repubblica si capisce anche il perché. Annunziata aveva stretto un patto con i Piromalli. Un accordo di ferro. Al punto che gli inquirenti ritengono sia entraneo al clan più potente della Piana e, tra i più potenti della Calabria. Mammasantissima di prima luce.
La carriera imprenditoriale di Annunziata sarebbe iniziata a metà degli anni ’80. Quando da piccolo ambulante che girava i mercatini rionali della provincia reggina aveva deciso di fermarsi mettendo su un negozio nel pieno centro di Gioia Tauro. Una scelta non autorizzata dalle cosche, che da quel momento avevano iniziato a vessarlo con minacce e danneggiamenti continui. Uno stillicidio di episodi che lo avevano costretto a lasciare la città. A fuggire. Poi l’incontro chiave. Secondo gli investigatori della Guardia di Finanza, Annunziata, incontra personalmente il vecchio boss Giuseppe Piromalli, il capostipite della famiglia, classe 1921. Da lui riceve il permesso di tornare a Gioia Tauro e di aprire il suo negozio di abbigliamento, con lui stringe il primo accordo. Così Alfonso Annunziata sarebbe diventato “don Alfonso”, imprenditore rispettato e proiettato nel futuro. Pochi anni dopo la svolta definitiva. Il commerciante decide di fare le cose in grande e di tirar su il suo primo capannone proprio dove oggi sorge il centro commerciale Annunziata. Dagli atti in possesso della Dda di Reggio Calabria risulta che il terreno sul quale sorge il suo primo grande negozio viene acquistato con i soldi di un altro Piromalli, stavolta di tratta di Pino “Facciazza” che intesta ad Annunziata il terreno.
Annunziata incassa la possibilità di crescere imprenditorialmente, alla “famiglia” finiscono soldi e la possibilità di lavorare alle imprese amiche. Il Parco commerciale diventa di mese in mese sempre più grande, è in continua espansione e sui cantieri ci sono sempre loro. Ditte e imprenditori “amici degli amici”. Una piccola battuta di arresto si registra solo nel 2008, quando anche i Molè vogliono la loro fetta di affari. Secondo gli inquirenti della Dda è il momento più acuto di scontro tra le due storiche famiglie di ‘ndrangheta che vivono una frattura profonda. La scissione viene sancita con l’uccisione di Rocco Molè nel febbraio del 2008. Le ultime resistenze degli uomini vicini ai Molè vengono cancellate a colpi di kalashnikov, poi arrivano anche gli arresti con l’operazione “Cento anni di Storia”, e la pratica è chiusa.
Annunziata può riprendere la sua scalata senza più timori di sorta. Difatti, secondo le carte dell’indagine, oggi l’imprenditore gioiese, unico e indiscusso leader commerciale dell’abbigliamento nella piana di Gioia Tauro, è addirittura interpellato da chiunque voglia intraprendere un’attività economica all’interno dell’omonimo centro commerciale. A lui si rivolgono non già per discutere di vincoli contrattuali o commerciali, ma per avere dallo stesso rassicurazioni sulla tranquillità ambientale e sulla sua intermediazione nei confronti delle pretese della ‘ndragheta locale. E’ uno di loro Annunziata. Un intermediario fedele alle cosche che farebbe da ponte con gli altri imprenditori. Di lui si legge che è “elemento fondamentale e significativo”.