di Angel Panzera –
La Corte d’Assise d’Appello di Reggio Calabria, Bruno Finocchiaro Presidente e Gabriella Cappello a latere, ha confermato le condanne emesse in primo grado dal Gup di Reggio Calabria per gli imputati del processo accusati di aver preso parte ad una gara clandestina che causò l’incidente in cui perse la vita il piccolo Francesco Calabrò di soli otto anni.
I giudici di secondo grado hanno accolto, quindi, la richiesta del pg Alberto Cianfrini che durante la propria requisitoria ha invocato la conferma delle pene emesse all’esito del primo giudizio. Nello specifico otto anni e quattro mesi di reclusione sono stati inflitti a Giuseppe Catalano, difeso dall’avvocato Ugo Singarella e 8 anni a Fabio Raco, assistito dall’avvocato Fabio Tuscano. Il fatto risale al 29 maggio del 2011; l’incidente si registrò nei pressi della galleria di Spirito Santo. Il bambino si trovava in auto con la madre, rimasta gravemente ferita, ed un altro passeggero. Secondo il pubblico ministero che condusse tempestivamente le indagini, Mauro Tenaglia, l’incidente fu la conseguenza di una rocambolesca gara clandestina svoltasi in pieno giorno. Tre sarebbero le auto coinvolte ed una di queste sarebbe stata guidata da Angelo Salvatore Barillà per cui attualmente è in corso il processo di primo grado dinanzi la Corte d’Assise reggina. Barillà è l’unico degli imputati che ha scelto di essere giudicato con il rito ordinario. Per gli altri coimputati quindi termina oggi il secondo grado di giudizio. La prima sentenza risale al 31 ottobre scorso quando il gup Domenico Santoro condannò con pene pesantissime i due imputati. La famiglia Calabrò si è costituita parte civile in tutte e due i processi anche se in questi drammatici fatti di cronaca qualsiasi risarcimento liquidato in sede civile, non potrà mai colmare una così grande perdita.