sarebbero serviti alle persone in cerca di lavoro di ottenere una “spintarella” ed essere assunti nelle società riconducibili a Rappoccio, poi eletto in Consiglio Regionale. Le “griglie” sono solo una parte degli elementi raccolti dal procuratore aggiunto Ottavio Sferlazza e dal sostituto procuratore Stefano Musolino che indagano su Rappoccio, con l’accusa di corruzione elettorale. Indagini che nascono da una lunga serie di denunce dell’allora Presidente del Consiglio comunale Aurelio Chizzoniti, primo dei non eletti nella lista che ha visto prevalere Rappoccio e che, quindi, subentrerebbe a Palazzo Campanella, qualora Rappoccio venisse sospeso dalla carica di consigliere. Un aspetto fondamentale dell’inchiesta, dunque, è costituita proprio dalle testimonianze rese a Chizzoniti, ma anche ai magistrati, dalle persone che sarebbero finite nella “rete” di Rappoccio. Secondo la ricostruzione la Guardia di Finanza, infatti, Rappoccio avrebbe creato delle cooperative che avevano il compito di gestire alcune strutture negli ambiti più disparati, dalla sanità all’energia: tali aziende, tra cui la Alicante, avrebbero bandito delle selezioni per delle assunzioni. Tutto questo in piena campagna elettorale per le regionali stravinte da Giuseppe Scopelliti (appoggiato da Rappoccio). Le assunzioni sarebbero dovute scattare al termine di un concorso in due fasi: una prova scritta ed una orale. Rappoccio, dunque, avrebbe promesso aiuti nella seconda prova, qualora i candidati lo avessero appoggiato dal punto di vista elettorale nelle consultazioni regionali.
“Ricordo che stavo male. Ero depresso. Avevo perso tutto. Non avevo un tetto e la mia famiglia era come se non esistesse”. Il “sistema Rappoccio” avrebbe fatto leva proprio sulla disperazione e sull’ingenuità di alcuni reggini privi di lavoro: “Venticinque professionisti di cui ha avuto i voti anche delle famiglie sono stati buggerati con astuzia” è scritto in una lettera inviata a Chizzoniti. In tale missiva Rappoccio viene definito, addirittura, “un maestro dell’inganno”. A detta delle persone che lo accusano, Rappoccio avrebbe vantato anche “conoscenze nei tribunali”, sostenendo di “essere forte con la magistratura”. Insomma, Rappoccio avrebbe millantato una serie di possibilità solo in cambio di voti: “Parlò di comunità montana, di forestazione, porto di Gioia Tauro, orto botanico e call center. Era solo una strategia per ottenere voti”.
Dichiarazioni che, ovviamente, hanno fatto scattare una serie di accertamenti da parte dei pm Sferlazza e Musolino. Rappoccio, infatti, avrebbe anche invitato le persone che rispondevano al bando, pubblicato su internet, a versare una quota (sui 15-20 euro) per aderire alla cooperativa Alicante nell’ottica di essere, successivamente, assunti. Prima, però, avrebbero dovuto indicare i nomi dei soggetti che avrebbero potuto votare Rappoccio alle regionali. Dal racconto di una delle presunte vittime: “Il sig. Santo Mandalari (collaboratore di Rappoccio, ndr) mi consegnava un foglio in bianco con l’incarico di indicare nome, cognome e sezione elettorale dei potenziali elettori, i quali dovevano successivamente dare il voto di preferenza al sig. Rappoccio Antonino, in occasione delle prossime consultazioni regionali. Detto foglio è stato da me consegnato al sig. Mandalari con riportati i nomi di alcuni componenti della mia famiglia”. Circostanze concordanti tra le tante persone ascoltate dai magistrati reggini: “Mi fu chiesto su quante persone potevo contare”. Il meccanismo sarebbe sempre lo stesso: “Rappoccio mi ha chiesto quanti voti avrei potuto procurargli e gli dissi all’incirca 15. Mi consegnò una scheda in bianco, tipo elenco, sulla quale avrei dovuto indicare i nominativi, la sezione e il luogo in cui ciascuno delle persone che io indicavo avrebbe votato […] Mi ha chiamato dicendo che mi avrebbe dato notizie sul bando per l’assunzione e invece mi ha chiesto i voti. […] Conosco molta gente che ha subito la mia stessa sorte”. Promesse di assunzioni in cambio di voti. Assunzioni che, peraltro, non sarebbero mai arrivate: “Nel chiedere notizie sul concorso, mi riferiva che ancora non si era concluso e che pertanto dovevo attendere la conclusione dello stesso. Dopo questo incontro non ho più rivisto il consigliere Rappoccio”.