foto Attilio Morabito – Riesce perfettamente la prova di forza organizzata da Scopelliti a Cosenza. Davanti a migliaia di persone provenienti da tutta la Calabria, la manifestazione
“La Calabria che cambia” ha segnato in qualche modo una novità, come sottolineato dallo stesso Scopelliti, che si è detto “emozionato davanti al tributo di bandiere e di folla per una iniziativa nuova volta a comunicare, passo dopo passo il progetto serio e ambizioso che parte da un gruppo coeso.”
Il Governatore della Calabria si è lasciato andare più di una volta a riferimenti chiarissimi che da un lato chiamano il popolo dei moderati – “da Cosenza parte la riscossa di tutti i moderati d’Italia” aveva detto dalla testa del corteo poco prima di salire sul palco – e dall’altro indicano in qualche modo una via, di alleanze e di Governo che vuole essere più di un riferimento per scelte romane di livello nazionale: “La maggioranza regionale aumenta” – ha rimarcato il Presidente della Regione Calabria – “e può dare il la al partito dei moderati, il Paese non possiamo consegnarlo ai comunisti”.
Scopelliti cita addirittura don Sturzo prima di sottolineare che “il programma politico non si inventa, si vive e questo tipo di manifestazioni di piazza, che una volta nascevano per contestare, adesso per confermare, lo dimostrano”.
Un primo riepilogo dell’attività amministrativa dopo 18 mesi di governo regionale ha fatto il paio con alcuni passaggi fortemente critici rispetto all’eredità lasciata dalla Giunta Loiero: “Adesso che i soldi ci sono” – ha detto Scopelliti – “stravolgiamo la Calabria e facciamola crescere pensando in grande. Con 100 milioni riscopriremo l’antica Kroton, i Calabresi oggi non devono vergognarsi di chi li rappresenta. Potremo anche sbagliare” -ha proseguito il Governatore – “ma c’è grande differenza con chi non ha mai fatto nulla, ecco perché questa grande piazza sembra qualcosa di anomalo. Gli ospedali” – ha sottolineato Scopelliti sulla tematica più delicata – “non li chiudiamo noi, ma sono stati chiusi 10-15 anni fa, oggi non si possono chiamare più ospedali quelli che sono presidi morte e non di civiltà. Su questa strada continueremo fino in fondo” – ha proseguito Scopelliti – “e ridurremo gli sprechi investendo su Ospedali con risorse ferme dal 2007 su nuovi ospedali. Siamo qui per cambiare, non per dare continuità agli abusi.